Lavoro minorile: confronto tra Italia e Cina sui valori tradizionali
Il lavoro minorile continua a essere un problema urgente in molte parti del mondo; in Italia rimane un fenomeno sommerso ed invisibile mentre la Cina è spesso vittima di accuse riguardanti lo sfruttamento minorile all’interno del paese. Ma cosa c’è dietro questa realtà? I valori culturali tradizionali giocano un ruolo significativo in questa piaga sociale. In Italia, l’importanza di valori quali famiglia e lavoro, spesso, vengono associati all’introduzione del lavoro in tenera età, non retribuito e senza contratto, mentre in Cina, l’influenza del confucianesimo aggiunge una dimensione etica ancora più complessa. In questo articolo cercheremo di vedere più da vicino come queste influenze abbiano implicazioni sul panorama del lavoro minorile in entrambi i paesi e quali sfide devono affrontare per poter tutelare le future generazioni.
In Italia, secondo i dati raccolti nel 2023 da “Non è un gioco”, indagine sul lavoro minorile di Save the Children, circa un minore su 15 tra i 7 e i 15 anni ha avuto esperienze di lavoro. Stiamo parlando di circa 336 mila minori che hanno perso per sempre un pezzo della loro infanzia. In Italia, il lavoro minorile si intreccia profondamente con i valori tradizionali di famiglia e lavoro. La famiglia italiana, da sempre il fulcro della vita sociale ed economica, è caratterizzata da forti legami intergenerazionali e da un senso di responsabilità verso il sostentamento familiare. Questo contesto spesso giustifica il coinvolgimento dei bambini nel lavoro, visto come un contributo dovuto alla famiglia anziché come una violazione dei loro diritti. L’apprendistato familiare nelle attività artigianali o agricole è considerato un rito di passaggio verso l’età adulta, trasmettendo conoscenze e tradizioni da una generazione all’altra. Tuttavia, questa pratica può perpetuare un ciclo di povertà e mancanza di opportunità educative per i bambini coinvolti, oltre ad essere un rischio per la loro salute e per il loro benessere psicofisico. In modo simile, il valore tradizionale del lavoro tende a giustificare il lavoro non retribuito e/o senza contratto, specialmente nelle fasi iniziali poiché esiste la prassi della “gavetta”. Pertanto, mentre i valori familiari sono un pilastro della nostra società, è essenziale rivedere le concezioni tradizionali di lavoro e famiglia in ottica dell’infanzia per garantire un futuro migliore ai nostri bambini.
In Cina, il lavoro minorile si immerge nel contesto culturale tradizionale del confucianesimo che possiede una profonda venerazione per la famiglia ed il lavoro come valori fondamentali. Il confucianesimo, con la sua enfasi su l’armonia familiare e sociale, ha plasmato le percezioni sulla famiglia e sul ruolo dei figli, aggiungendo una dimensione etica e morale. Difatti, secondo questi valori i figli non hanno una scelta ma un incondizionato obbligo di obbedienza, devozione e cura dei propri genitori e parenti più anziani. Lavorare sodo è considerato un dovere morale e un modo per dimostrare devozione alla famiglia e alla comunità. Questo approccio alla vita lavorativa spesso si riflette nelle attitudini dei genitori nei confronti dei figli, spingendoli a contribuire all’attività familiare in nome della prosperità. Tuttavia, mentre il lavoro può essere considerato un valore da insegnare fin dalla giovane età, le condizioni di sfruttamento e le mancate opportunità educative compromettono il benessere e lo sviluppo dei minori. Nonostante la legislazione cinese proibisca lo sfruttamento minorile e ne ostacola la diffusione mediatica con il segreto di stato, secondo un’indagine del 2005 di China Labour Bulletin, è stimato che ci siano circa 600mila minori lavoratori. Considerando il vasto numero di cinesi che vivono in zone rurali, il reale numero può solo essere maggiore. È essenziale bilanciare il rispetto per le tradizioni culturali con l’impegno per un futuro in cui ogni bambino possa avere un’infanzia libera dal lavoro precoce e piena di opportunità.
In conclusione, nonostante Italia e Cina siano agli estremi da molti punti di vista (politico, geografico e culturale) presentano alcuni punti in comune in questo fenomeno globale. Mentre la famiglia e il lavoro sono pilastri culturali fondamentali in entrambi i contesti, è cruciale rivedere le concezioni tradizionali e adottare approcci più inclusivi per proteggere i diritti dei bambini. Il lavoro minorile non solo compromette il benessere e lo sviluppo dei minori coinvolti, ma perpetua anche cicli di povertà e disuguaglianza. Sfide etiche e sociali così importanti richiedono un impegno congiunto per promuovere un cambiamento culturale e sociale che favorisca un futuro dignitoso per tutti i bambini. È solo attraverso una riflessione critica e un’azione concreta che possiamo aspirare a un mondo in cui ogni bambino possa crescere in sicurezza, liberi dallo sfruttamento lavorativo e con accesso a un’istruzione di qualità ed accessibile a tutti.