“Smettiamola di parlare del futuro al futuro”
All’evento #insiemeperglisdg, durante la Fiera del Levante di Bari, era presente anche la direttrice generale di Save The Children Italia, Daniela Fatarella. Il suo intervento nella tavola rotonda di inaugurazione ha riguardato le disuguaglianze in Italia e nel mondo, l’obiettivo “Fame Zero”, e le conseguenze del covid su sviluppi e interventi fatti fino ad ora.
Dopo la tavola rotonda abbiamo avuto l’opportunità di intervistarla.
Cos’è per Save The Children la partecipazione e come si sta muovendo l’organizzazione per favorirla tra i ragazzi e le ragazze più giovani?
La partecipazione è un elemento fondamentale e fondante per Save the Children: quando nel 1918 la nostra fondatrice Eglantyne Jebb ha dato il via a questa associazione umanitaria ha posto come obiettivo la considerazione del bambino come soggetto e non come oggetto. Questa concezione è diventata fondamentale per lo sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza, per cui la partecipazione dei ragazzi è sempre stata e sempre sarà una parte fondamentale del progetto di Save The Children, ed è l’elemento che fa la differenza.
La tavola rotonda dell’evento #insiemeperglisdg era incentrata sull’obiettivo 17 dell’Agenda 2030, ovvero partnership e partenariato. Cos’è per Save the Children la partnership e soprattutto cosa sta facendo per il raggiungimento di questo obiettivo?
Un elemento fondamentale del lavoro di Save The Children è creare partnership: i nostri partner sono molto differenziati, possono essere istituzionali, privati, membri della società civile, associazioni umanitarie.
Io sono profondamente convinta che da soli non si vada da nessuna parte: c’è un proverbio africano che dice “se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme a qualcuno”. Diciamo che Save The Children ha interiorizzato da sempre questo aspetto, proprio perché solo in questo modo è possibile creare progetti che siano innovativi e duraturi.
La cosa più bella e gratificante è che nelle partnership ognuno condivide le proprie competenze e le proprie risorse, per cui nascono più idee e ci sono più modi per realizzarle.
La prossima domanda riguarda il tuo intervento in merito alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione: si prevedeva l’anno 2043 per il raggiungimento dell’obiettivo due dell’Agenda 2030: Fame Zero. Il Covid ha però rallentato questo processo, mettendo in discussione gli sforzi fatti finora. Cosa ha fatto Save The Children in merito a questa situazione e quali elementi ha messo in campo?
Dal momento in cui è scoppiata la pandemia, Save The Children ha creato e portato avanti un intervento multisettoriale chiamato “Protect the Generation” che ha lavorato su diverse dimensioni: lotta alla povertà, rafforzamento dell’educazione e protezione delle nuove generazioni.
Ci siamo concentrati sulla povertà alimentare attraverso tre azioni concrete: abbiamo garantito i servizi di assistenza sanitaria di base, mantenendo aperte le nostre cliniche per la malnutrizione; ci siamo concentrati molto sulla primissima infanzia, quindi sulla gravidanza e sul parto, proprio perché mamme malnutrite rischiano di partorire bambini malnutriti; abbiamo garantito alle comunità una sicurezza alimentare attraverso programmi di cash, voucher o distribuzione diretta di cibo.
L’approccio che Save The Children ha ormai consolidato da tempo è quello di creare resilienza: costruire comunità, insegnando loro a mettere a terra tutte quelle competenze che gli permetteranno di essere completamente sostenibili nel medio e lungo periodo.
Ti chiediamo un’ultima cosa, ti va di lanciare un appello ai giovani?
Certo! L’appello che io faccio riguarda quello che ho vissuto oggi con i ragazzi di Change The Future: mi sono sentita estremamente orgogliosa di essere un piccolo megafono rispetto a questa grandissima capacità di parlare, di raccontare e di spiegare il cambiamento che deve avvenire. Quello che mi porto via oggi sono le vostre parole, che hanno precisato come il cambiamento non è domani, ma è oggi: bisogna lavorare per il futuro! Quindi smettiamo di parlare del futuro al futuro, ma cominciamo a parlare del futuro al presente. Questo è l’appello per tutti voi e per tutti noi, facciamo tutto questo insieme.