“Noi giovani siamo esperti del dolore”
Si è svolto il 14 febbraio scorso nella sede di Save the Children l’evento “Affrontare la violenza nelle giovani coppie”, un’occasione per riflettere stimolati da un dialogo intergenerazionale sul tema della violenza e le forme apparentemente innocue che spesso assume tra le giovani coppie.
È stata questa l’occasione per lanciare la campagna “DATE: lo hai mai fatto?” con la quale le ragazze e i ragazzi del Movimento Giovani “hanno scelto di lanciare un messaggio forte ai loro coetanei – riporta il sito di Save the Children Italia – perché possano imparare a riconoscere la violenza di genere in tutte le sue forme, anche quelle che si manifestano attraverso le tecnologie digitali”.
Nell’ambito dell’evento, che ha visto la partecipazione di tanti ragazzi e ragazze, sono intervenuti Patrizia Romito, esperta di violenza di genere, Giulia Blasi, giornalista e scrittrice, e Lorenzo Gasparini, blogger e attivista antisessista.
Romiti si è soffermata per un momento sulla frase “noi giovani siamo esperti del dolore” – pronunciata da uno dei ragazzi del Movimento che hanno introdotto l’evento – e sulla volontà di spingere tutte le generazioni a mobilitarsi per il raggiungimento di obiettivi e diritti comuni.
“In un momento storico in cui gli adulti non vanno a votare – ha commentato, facendo riferimento alle recenti elezioni regionali e al crollo della partecipazione alle urne – parlare di mobilitazione è straordinario e di grande ispirazione per noi adulti”.
La sua riflessione si è però orientata sulle disparità di genere e di quanto queste siano ormai nell’uso comune, rendendoci talvolta incapaci anche di riconoscerle.
“Anni fa – ha raccontato – una ricerca con dei diciottenni chiedeva loro di posizionarsi tra alcune affermazioni sessiste:
- l’uomo deve essere sempre pronto a fare sesso, pensa solo a quello
- quando due ragazzi escono insieme è meglio se paga lui
Fa riflettere che sull’ultima affermazione l’adesione sia stata altissima”, è quindi necessario un lavoro di sensibilizzazione ed educazione ancor più radicale, nonostante tanti passi avanti siano stati compiuti.
Blasi, invece, ha trattato il tema del corpo e di come questo sia vissuto dagli adolescenti. “Il corpo – ha detto – è sempre stato importantissimo, soprattutto per le donne. I giovani, gli adolescenti sono sempre più esposti a filtri più sofisticati. Prevale l’idea che solo i belli possano trovare l’amore”.
Ad enfatizzare questa visione, che crea inevitabilmente delle ferite interiori, è anche la televisione che presenta sempre il più bello come un bad boy ed esalta relazioni che sono tossiche e per nulla sane. Lo scarso ricorso alla narrativa, come punto di riferimento e di ispirazione per relazioni positive, è un ulteriore mancanza a cui le nuove generazioni devono far fronte, sempre di più legate a video e social che offrono una visione della vita più frammentata.
“Il mio approccio con i giovani è di condivisione non giudicante, evito di dire ai miei tempi o indorare il passato. Cerco una relazione paritaria per offrire una prospettiva nuova sulle cose”.
Insiste poi sull’importanza dei libri perché permettono ragionamenti più completi e meno frammentati, pur riconoscendo l’importanza e il valore dei social.
Gasparini ha sottolinea come la filosofia sia un grande strumento per la formazione di un pensiero critico e come il raggiungimento di questo sia un passo importante per i giovani.
Offre due consigli agli uomini, dopo aver rilevato che il loro giudizio spesso orienta la loro azione. Il primo: non dovete convincere nessuno: è necessario che gli uomini inizino a parlare tra di loro, comprendere che non sono singoli, ma parte di un genere.
Il secondo: non dare le cose per scontate: ci sono tanti aspetti della vita degli uomini che sono dati per scontati, per esempio l’Associazione dei professionisti andrologi non sa come dire agli uomini di farsi visitare regolarmente da un urologo, proprio come accade alle donne con la ginecologia.
Traspare da questo evento un dato, a mio avviso, positivo. C’è grande fermento, tanta volontà di confrontarsi ma soprattutto di ascoltarsi. Questo significa mettersi in gioco, non porsi al centro della discussione ma lasciare che sia essa stessa a guidare lo scambio di opinioni.
Per quel che riguarda la mia esperienza, le sintesi che hanno prodotto il mio mettermi in discussione sono state sempre molto importanti per la mia crescita.
Siamo sulla strada giusta, certo forse ancora ai primi chilometri, ma mano nella mano, giovani e adulti, possiamo fare la differenza.