Il dibattito che ci arricchisce: intervista ai Giovani democratici del Municipio 7 di Roma
Giovani Democratici (GD) è l’organizzazione giovanile del Partito Democratico, nata per garantire la rappresentanza dei ragazzi tra i 14 e i 29 anni di fronte alle istituzioni. È una realtà presente in tutta Italia in maniera capillare, grazie alla suddivisione in sezioni municipali. Questo fa sì che ogni sezione possa intercettare le problematiche territoriali di ogni zona. In questa intervista, i Giovani Democratici del VII Municipio di Roma ci raccontano del loro lavoro.
Chi siete?
Siamo l’organizzazione giovanile del Partito Democratico, con il quale operiamo per numerose iniziative. Noi di GD 7 ricopriamo un’area piuttosto ampia e, cosa più importante, variegata. Ci estendiamo praticamente per mezza Roma: dai quartieri di Anagnina e Morena fino alle mura di San Giovanni.
Come cambiano le necessità dei diversi quartieri in cui siete operativi?
In origine il municipio era diviso in due parti: il IX, che andava da Arco di Travertino a San Giovanni, e il X, più periferico, che andava da Porta Furba ad Anagnina. Le esigenze delle due zone sono differenti, in primis perché è differente il tenore di vita. La nostra vocazione per i problemi giovanili semplifica le cose, però, perché quelli sono più o meno gli stessi in tutte le zone, e spesso le mancanze sono le stesse in entrambi gli ex municipi. È comunque vero che sull’Appia e sulla Tuscolana ci sono più centri di aggregazione che svolgono un’importante funzione sociale, mentre sulla Romanina o a Morena, zone più periferiche, no. Per questo qui emerge più facilmente la criminalità organizzata.
Qual è la maggiore difficoltà che incontrate?
Dobbiamo sollecitare la partecipazione giovanile alla politica, questa è la difficoltà di GD e PD. Trent’anni fa c’era più sensibilità politica. I ragazzi oggi hanno interessi diversi, sono meno aggiornati sull’attualità e spesso associano politica e criminalità. Spesso le persone separano i propri problemi individuali da quello collettivo. Noi cerchiamo di stimolare la percezione del problema collettivo.
È attivo il dibattito all’interno di GD7?
Il dibattito è davvero molto attivo. Settimanalmente, online o di persona, c’è la riunione degli iscritti con un argomento di tendenza da approfondire e su cui dibattere. Ci sono divergenze anche se mai assolute: ci muoviamo nel range del centro sinistra, l’idea di fondo è la stessa. Vogliamo far sentire tutti i militanti liberi di esprimersi, e se necessario anche scontrarsi. Il dissenso alimenta il dibattito ma non va eluso. Secondo noi solo così si favorisce la partecipazione. Il tema su cui le opinioni sono più divise è la giustizia. Anche in economia il dibattito è acceso. Ma questa è una fortuna perché l’autocritica ci arricchisce, e anche con la quarantena abbiamo mantenuto attivo il dibattito spostandoci su Skype.
Qual è la vostra visione economica?
Politica ed economia sono interconnesse, ma siamo contro una politica basata sull’economia. È vero che gestione e allocazione delle risorse sono materie sia economiche che politiche. Però non è mai l’economia a guidare la politica, come nella visione neoliberista che è stata dominante negli ultimi 30/40 anni, ma l’opposto. Accanto al pensiero economico bisogna poi articolare il pensiero sociale.
Qual è il background dei vostri membri?
Abbiamo ragazzi tra i 14 e i 30 anni provenienti da tutte le zone del municipio, siamo trasversali. Abbiamo circa tra i 140 e i 150 iscritti. Siamo tra i più numerosi tra i municipi della federazione romana. Lo stesso vale per il direttivo. A livello accademico, i percorsi sono vari: ci sono molti giuristi, dato che naturalmente Legge porta spesso verso la politica. Io, ad esempio, mi sono iscritto dopo il referendum costituzionale del 2016, perché in università ne discutevo con i colleghi. Ci sono molti studenti anche di Scienze Politiche ed Economia, ma anche di Lettere, Storia, eccetera.
Che tipo di attività svolgete?
Le nostre attività si dividono in categorie: c’è la parte di formazione, perché per fare politica bisogna essere aggiornati e avere i mezzi per elaborare una visione del mondo, una chiave di lettura della realtà. Naturalmente il nostro occhio è parziale, perché ci rifacciamo pur sempre a un partito. Per quello che riguarda la parte formativa organizziamo riunioni, dibattiti e conferenze, alle quali invitiamo ospiti, del partito e non: deputati, consiglieri e altre istituzioni. Poi ci sono le iniziative a livello territoriale. L’altro giorno, ad esempio, abbiamo fatto una diretta Facebook di fronte al cinema Maestoso, uno storico cinema di quartiere che purtroppo è chiuso da due anni. Portiamo avanti anche iniziative sportive: c’è, ad esempio, quella legata al playground di Cinecittà est, chiuso per il Covid e mai riaperto nonostante le norme nazionali lo permettano. Abbiamo denunciato il fatto che il Comune di Roma non si sia attivato, facendo una diretta Facebook sul posto. Prima del Covid, ogni sabato ci riunivamo, con un banchetto, in una diversa zona del municipio per fare volantinaggio, portare i nostri argomenti e farci sentire da chi non ci conosce. Facciamo anche attività di associazionismo, ad esempio con Accademia popolare, un’associazione della zona con cui abbiamo creato un programma radio. Abbiamo anche un giornalino, i cui numeri escono mensilmente sul nostro sito. Si chiama Macondo e siamo sempre aperti a contributi esterni per arricchirlo.
Collaborate spesso con altre associazioni?
Abbiamo sempre fatto un vanto della collaborazione con altre associazioni sul territorio, per ampliare il dibattito. Cerchiamo sempre di coinvolgere associazioni che gravitano nella nostra orbita. Abbiamo ad esempio aderito al coordinamento antifascista e antirazzista del VII Municipio che coinvolge non solo associazioni politiche ma anche culturali e sociali nella lotta alle organizzazioni fasciste presenti nel nostro territorio.
Quali sono le prossime iniziative in programma?
A settembre organizzeremo degli eventi sull’Election day per la votazione per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Questi saranno soprattutto rivolti agli iscritti più giovani che votano per la prima volta, in modo che il loro sia un voto consapevole.
Quali sono le cose di cui andate più fieri, tra quelle fatte?
Probabilmente quando abbiamo collaborato con la sezione di San Giovanni al progetto per l’accoglienza per i senzatetto, preparando loro la cena e accogliendoli in sezione, ascoltando le loro storie. Vedere la loro felicità ci ha dato tanto, ed è stata l’ultima cosa che abbiamo fatto tutti insieme prima del Covid.