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Legge di Bilancio 2020 e Sviluppo sostenibile, Giovannini (ASviS): «Passi avanti, ma gli obiettivi sono ancora lontani»

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L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) – dopo l’analisi dello scorso anno che illustrava la mancanza di visione del nostro Paese sull’Agenda 2030 – ha presentato, nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, il documento “La Legge di Bilancio 2020 e lo sviluppo sostenibile”. Nonostante l’ASviS abbia ritenuto corretto chiudere l’evento al pubblico, in linea con le decisioni prese da altri enti pubblici e privati a causa dell’emergenza Coronavirus (COVID-19), oltre 22 mila persone sono state raggiunte dalla diretta streaming tramite i canali proprietari dell’ASviS, di cui 14 mila hanno seguito l’incontro.

Lo scopo dell’evento – trasmesso anche dai canali video di Ansa, Repubblica e Sole 24 Ore – è stato quello di illustrare lo studio che valuta l’impatto dei provvedimenti della Legge di Bilancio 2020 sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, in modo da comprendere in che modo le misure varate dal governo incidano sul benessere collettivo. Alla realizzazione del documento hanno contribuito i 600 esperti delle organizzazioni aderenti appartenenti ai gruppi di lavoro dell’ASviS. La Legge di Bilancio è stata esaminata comma per comma in modo da valutare se le azioni intraprese sono coerenti con i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.

«Valutiamo positivamente la Legge di Bilancio 2020, anche se l’efficacia dei singoli provvedimenti dipenderà dalla rapidità e dai contenuti dei decreti attuativi», commenta il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini. «Questo vale, in particolare, per le spese per investimento, tema sul quale l’Italia ha accumulato nel passato drammatici ritardi. Per questo, l’ASviS seguirà da vicino l’attuazione dei singoli provvedimenti, fornendo una valutazione più puntuale possibile in occasione della redazione del Rapporto di ottobre 2020».

Nel corso dell’iniziativa Enrico Giovannini, portavoce dell’Asvis ed ex ministro del Lavoro, ha ricordato più volte che l’Italia si è impegnata, entro la fine del 2020, a raggiungere obiettivi come il dimezzamento delle vittime della strada e un significativo calo dei giovani senza lavoro né formazione (i Neet).

Per quanto riguardo i giovani disoccupati, l’Asvis definisce «irrealistico sperare di conseguire una sostanziale riduzione del fenomeno». La quota dei Neet è calata dal 26% del 2013 al 23,4% del 2018, ma restiamo all’ultimo posto in Unione europea, distanti da Grecia (19,5%), Bulgaria e Spagna. E nella manovra, secondo lo studio, non sono presenti interventi in merito.

«Rispetto allo scorso anno, la Legge di Bilancio 2020 mostra un evidente cambio di impostazione a favore dello sviluppo sostenibile, coerentemente con le politiche europee», spiega Giovannini nel suo intervento. «Riprende molte proposte dell’ASviS, ma per alcuni settori cruciali, come educazione, occupazione giovanile, tutela della biodiversità, i provvedimenti sono insufficienti per contenuti e risorse assegnate», conclude il portavoce.

Altro tema discusso durante i vari interventi dei relatori è la situazione in cui si trova oggi l’Italia. Il posizionamento del nostro Paese, rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile, registra (nel 2018) dei progressi in 11 campi su 17, a partire dalla lotta alla povertà. L’Italia arretra però in sei ambiti, tra i quali educazione, condizione economica e occupazionale e parità di genere. Da sottolineare che, nell’ultimo anno, si è registrata una forte crescita dell’attenzione ai temi dell’Agenda 2030.

Secondo la rilevazione annuale condotta per la Fondazione Unipolis, la quota di popolazione che afferma di conoscere l’Agenda 2030 è pari al 28,2%, con un aumento di circa sette punti nell’ultimo anno. Parallelamente, una rilevazione condotta da Eumetra a fine 2019 segnala che, in termini di urgenza dei provvedimenti riguardanti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, gli intervistati mettono in cima alla relativa classifica l’acqua pulita, la buona salute, le azioni per il clima e l’energia rinnovabile. Attribuiscono meno urgenza agli interventi sugli obiettivi relativi all’uguaglianza di genere, alla riduzione delle disuguaglianze, all’innovazione alle imprese e alle infrastrutture.

Un altro dato significativo è illustrato dagli indicatori compositi che descrivono l’andamento del Paese verso i Sustainable Development Goals, (SDGs nell’acronimo inglese). Durante la presentazione, infatti, è stato spiegato che rispetto al 2010, la situazione in Italia appare in miglioramento per dieci obiettivi (alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, sistema energetico, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo,  lotta al cambiamento climatico, qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide, cooperazione internazionale) ma in peggioramento, in alcuni casi lieve, per i rimanenti sette (povertà, acqua e strutture igienico-sanitarie, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città, condizioni degli ecosistemi marini, condizioni degli ecosistemi terrestri).

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ribadito che «l’Italia può essere il punto di riferimento del green new deal europeo e che l’impegno del governo è reale e lo sta dimostrando con i fatti», mentre il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha sottolineato l’importanza di una transizione “giusta” fissando come obiettivo «fare in modo che nessuno dei 27 Paesi resti indietro e nessuna azienda resti indietro e nessun lavoratore resti a casa». Il presidente Sassoli ha confermato che l’Ue sta cercando di sviluppare un nuovo modello sociale fondato sulla lotta al cambiamento climatico, investendo su un’economia sostenibile, sia dal punto di vista climatico, che dal punto di vista sociale, economico e finanziario.

Duro, invece, l’intervento del rappresentante del “Fridays for Future Roma”, Filippo Sotgiu, che ricorda quanto la voce dei giovani, e di chiunque si batta per il Pianeta, non sia sufficientemente ascoltata. «Se siamo in grado di bloccare un Paese per cercare la soluzione più efficiente all’emergenza Coronavirus, dobbiamo mobilitarci allo stesso modo per il nostro Pianeta che sta morendo», specifica il portavoce della piattaforma FFF.

Oltre a loro, in molti concordano nel denunciare la pesante assenza del vincolo al consumo del suolo, del taglio degli oltre 19 miliardi di sussidi ritenuti dannosi per l’ambiente e di un impegno deciso per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Inoltre, viene segnalata la mancanza di strumenti adatti a supportare una giusta transizione e viene profondamente criticato il nuovo “Piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec) che sia l’ASviS quanto i ragazzi del “Fridays” reputano insufficiente, debole ed incoerente con i nuovi obiettivi posti a livello europeo.