Seminario “Connessione permanente”
TORNA ALLO SPECIALE “GENERAZIONI CONNESSE”
SPECIALE A CURA DI ROBERTA LAGLIA ED EMMA PUGLIA
L’ultimo ospite che Underadio ha avuto l’onore di intervistare è stato il professor Marco Gui, professore associato presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’università Bicocca dove si occupa di Sociologia dei media. Il professor Gui ha preso parte a un seminario dove ha parlato della Connessione Permanente.
La connessione permanente, come sostiene anche il professore, è la situazione in cui oggi siamo sempre più proiettati, ed è causata da fattori che si sono sommati e succeduti nel tempo: Internet, sviluppatosi negli anni Novanta in Italia, nasce come una sorta di biblioteca dalla quale trarre informazioni; poi è stato il momento dell’interattività, con il cosiddetto 2.0; quindi, eccoci nel mondo della connessione permanente, degli smartphone, in cui, tramite i social media, i contenuti possono essere prodotti direttamente dagli utenti.
La connessione permanente ha però anche degli effetti collaterali che possono riguardare sia il singolo individuo che il sistema, per esempio il business che ruota attorno a questa condizione.
Oggi ci troviamo proprio nel momento in cui bisogna individuare un modo per risolvere questa situazione, come sostiene lo stesso Gui: autodisciplina, consapevolezza culturale, norme sociali, nuove forme di educazione e tecnologica con tecnologie per benessere digitale, politiche di trasparenza da parte produttori.
Questa connessione ha inoltre causato un capovolgimento delle disuguaglianze digitali. In passato a essere avvantaggiati è chi aveva cultura e, soprattutto, potere economico: chi poteva permettersi più facilmente i mezzi per connettersi. Oggi, al contrario, le statistiche dimostrano come persone con meno risorse socioeconomiche e culturali navigano più ore rispetto a persone con più risorse socioeconomiche: il problema è nel fatto che questo maggiore uso del web è speso in attività di più facile accesso quali social media, Youtube, chat.
Nel 2016 è stato creato il progetto Benessere digitale-scuole dedicato agli insegnanti; gli scopi del progetto sono quelli di istruire i docenti riguardo le competenze digitali e di renderli consapevoli riguardo l’uso dei media digitali: tutto questo ha lo scopo di migliorare le performance scolastiche, ma anche migliorare il benessere soggettivo e la qualità della vita.
Il professor Gui sostiene come dopo un anno dall’applicazione del progetto si sviluppi nei giovani un miglioramento nelle capacità di valutazione dei contenuti online, un miglioramento rispetto all’uso problematico dello smartphone ma anche un benessere soggettivo nella soddisfazione per il proprio corpo e nel rapporto con i familiari. Il progetto dunque crea benefici tangibili.
La prima legge della tecnologia di Melvin Kranzberg sostiene: “Internet non è né buono né cattivo né neutrale”. Quanto è vera questa frase? Il professor Gui, come fa d’altronde Saviano in uno dei capitoli del suo ultimo libro, appoggia fermamente questa idea. Ogni piattaforma, ogni social network, viene costruito e basato sfruttando quelle che sono le preferenze e gli interessi del singolo utente, che sono totalmente differenti dagli interessi della piattaforma, legati al business e ai profitti.
APPROFONDIMENTI:
Competenze digitali per percorsi di autonomia. Intervista a Marco Gui