Pandemia e generatività, il presente e futuro del mondo giovanile
Il 18 febbraio scorso si è svolto, online, l’incontro “Pandemia e generatività. Adolescenti e bambini ai tempi del “COVID-19” organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e la Consulta Scientifica del Cortile dei Gentili. L’evento trae origine dalla pubblicazione del Cortile dei Gentili che mette al centro della sua analisi le nuove generazioni e il futuro post pandemico di queste. Tra i relatori ha partecipato anche Federico Brignacca, redattore di Change the Future e coordinatore del Gruppo di Lavoro ASviS Organizzazioni Giovanili. Di seguito la trascrizione del suo intervento.
La giustizia intergenerazionale
La riforma Costituzionale, approvata con legge costituzionale l’8 febbraio 2022, include nell’art. 9 “la tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Essa rappresenta un grande primo passo in una direzione chiara: mettere al centro il concetto di giustizia intergenerazionale. L’ASviS, tra l’altro, sostiene fin dalla sua nascita questa proposta e rappresenta anche un impegno che il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva preso nel suo discorso programmatico e che è stato raggiunto, come ha ricordato Carla Collicelli nel suo intervento. La speranza è che questo principio, adesso entrato a pieno titolo in Costituzione, vada ad orientare seriamente l’impegno delle istituzioni per le politiche pubbliche future.
La tutela ambientale
Un altro elemento molto importante nel nuovo dettato dell’art. 9 è la parte relativa alla tutela dell’ambiente, tema molto caro a noi nuove generazioni e condizione imprescindibile per la garanzia di un futuro sostenibile.
Noi giovani abbiamo acceso i riflettori sul cambiamento climatico, attraverso le tante manifestazioni e azioni di sensibilizzazione che negli ultimi anni sono state organizzate dalle diverse realtà giovanili impegnate per l’ambiente. Abbiamo fatto molti sforzi per avere un dialogo con le istituzioni ed essere presi in considerazione.
Il dialogo intergenerazionale
In questo senso abbiamo chiesto che si avviasse un serio dialogo intergenerazionale, che metta al centro l’ascolto e il confronto. Un esempio positivo credo possa essere la Youth4Climate, organizzata dal Ministero della Transizione Ecologica nell’ambito dei lavori della Pre-Cop26. In questo evento sono stati invitati a Milano, a fine settembre, circa 400 giovani da diversi Paesi del mondo, per potersi confrontare in gruppi di lavoro sulle priorità nella lotta al cambiamento climatico. È stata una prima esperienza di “governo dei giovani”, un momento di dibattito e scambio di idee con le istituzioni sul tema ambiente, che ha dato la possibilità ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo di essere rappresentati nei tavoli dei decision-makers.
L’auspicio è che questo importante dialogo intergenerazionale sia un metodo sempre più utilizzato in diversi settori e nei contesti decisionali. Abbiamo la volontà di attivarci per il nostro presente, perché sappiamo che l’impegno di oggi determinerà il futuro di domani.
Il dialogo è un elemento essenziale nelle relazioni interpersonali e sono tante le domande e le richieste che il mondo giovanile, negli anni, ha posto alle istituzioni. Questo evento si chiama ‘Pandemia e Generatività’. Mi piace pensare al punto interrogativo perché mi ricorda, diversamente dal punto esclamativo, una sorta di pancia, che rimanda ad una dimensione generativa. I punti interrogativi sono infatti, a mio avviso, simboli gravidi di tante speranze, dubbi, preoccupazioni, ma anche di tante affermazioni chiare e denunce di ciò che non funziona. Sono generativi e non pretese sterili. Hanno il desiderio di fare la differenza e di generare cambiamento. Vorremmo essere una Generazione C, la generazione Changemakers per utilizzare un’espressione proposta dall’Agenzia Nazionale per i Giovani.
Il GdL ASviS “Organizzazioni Giovanili”
Il Gruppo di Lavoro “Organizzazioni Giovanili” di ASviS, nato a fine 2020 e che ho il piacere di rappresentare qui oggi, è un’esperienza importante e significativa. Ha infatti lo scopo di valutare in modo sistematico l’impatto generazionale sulle leggi, diffondere la conoscenza dell’Agenda 2030 e contribuire al dibattito pubblico con un punto di vista giovanile che vuole essere, secondo l’immagine che vi ho presentato poco fa, un contributo costruttivo e di valore.
Come Gruppo di Lavoro, proprio un anno fa, nell’ambito dell’evento ASviS “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: vogliamo decidere del nostro futuro” abbiamo espresso la preoccupazione per il mancato inserimento di un sesto pilastro interamente dedicato ai giovani e per il rischio che la trasversalità del mondo giovanile nel Piano potesse portare ad una dispersione di risorse.
È stato molto significativo, allo stesso tempo, che l’Europa abbia scelto di chiamare questi fondi “Next Generation EU”, mettendo l’accento sulle nuove generazioni come destinatarie di queste misure. Una responsabilità ma anche una grande occasione per avviare investimenti e misure che vadano a incidere sul contrasto, per esempio, all’abbandono scolastico, al fenomeno dei NEET e alla povertà educativa. Tutti questi punti sono diventati ancor più urgenti per via della pandemia, che, oltre ad aver cambiato il nostro modo di vivere e relazionarci, ha avuto un grande impatto sul mondo dei più giovani andando ad acuire questi fenomeni.
Una fotografia del Paese e la povertà educativa
La fotografia del Paese ci dice che in Italia il 23% dei giovani della fascia di età 18-24 anni, secondo i dati INVALSI, o ha abbandonato la scuola o l’ha terminata senza acquisire le competenze di base minime. Significa che quasi uno studente su quattro è interessato da questo fenomeno.
Allo stesso tempo, un’ulteriore emergenza è segnalata dai NEET, i giovani nella fascia d’età 15-34 anni che non studiano e non lavorano, e che nel nostro Paese sono più di 3 milioni. Se si prende come riferimento l’età scolare (15-19 anni) i NEET italiani sono il 75% in più della media europea, mentre per la fascia di età universitaria (20-24 anni) e post-universitaria (25-34 anni) sono il 70% in più.
Nell’anno della pandemia, inoltre, il 13,5% del totale dei bambini e ragazzi presenti in Italia è in povertà assoluta. Sono quindi 1 milione e 337 mila i minori che non hanno accesso a beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile.
L’emergenza sanitaria globale ha certamente messo in seria difficoltà il mondo dei bambini e dei ragazzi producendo una condizione di povertà educativa che è destinata ad avere effetti sull’apprendimento, l’aumento delle disuguaglianze e la dispersione scolastica.
Per povertà educativa s’intende il processo che limita il diritto dei bambini a un’educazione, privandoli così dell’opportunità di imparare e apprendere competenze necessarie al proprio futuro. È un concetto che si lega strettamente a quello di povertà materiale. Sono infatti i bambini che provengono da famiglie più in difficoltà ad avere maggior probabilità di risultati peggiori a scuola e meno possibilità di partecipazione alle attività culturali, sociali e ricreative.
La pandemia da COVID-19 ha inoltre prodotto nuove disuguaglianze, non solo nella disponibilità di connessioni o tablet, ma anche nelle competenze digitali, oggi determinanti.
Come studente universitario, nel corso del lockdown/pandemia spesso ho avuto paura che l’esame potesse andare male a causa della connessione instabile. Se prima della pandemia, infatti, la mia principale preoccupazione per gli esami era quella di arrivare preparato, durante il lockdown ho temuto molte volte che la connessione, sulla quale erano collegate anche mia mamma in smartworking e mia sorella per le sue lezioni, potesse essermi d’inciampo.
La campagna di Save the Children “Riscriviamo il futuro”
Questa è stata la mia esperienza, che però si unisce a quella di tanti altri. Molte di queste esperienze hanno trovato spazio e ascolto nella campagna di Save the Children “Riscriviamo il futuro”, alla quale ho avuto il piacere di partecipare personalmente come redattore di Change the Future, la redazione online del Movimento Giovani per Save the Children. “Riscriviamo il futuro” mette al centro un programma organico di contrasto alla povertà minorile, economica e educativa, per supportare chi sta subendo le conseguenze più drammatiche della crisi.
Chiede a tutti di mettersi degli occhiali simbolici, occhiali capaci di mettere a fuoco la grande opportunità che questa crisi ci sta offrendo, la possibilità di cambiare sguardo e determinare un cambiamento profondo per superare le disuguaglianze e assicurare un’educazione di qualità per tutti e tutte, in linea anche con gli obiettivi dell’Agenda 2030. La scelta degli occhiali nella campagna nasce proprio da noi giovani, per sottolineare la distanza tra lo sguardo delle istituzioni sui giovani e viceversa. Nelle nostre richieste è insito il riconoscimento del potere decisionale delle istituzioni, e la ricerca di un dialogo con esse rappresenta un chiaro segno di fiducia nei loro confronti. Ma, tornando ai punti interrogativi generativi, ci chiediamo se le istituzioni abbiano effettivamente fiducia nei giovani.