Didattica a distanza: l’istruzione ai tempi del COVID-19

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L’Italia si trova catapultata nella didattica a distanza. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri “Io resto a casa”, approvato il 9 Marzo, ha previsto la sospensione di tutte attività didattiche in sede del paese fino al 3 Aprile. 

Molte scuole e università si sono attivate per continuare la didattica a distanza online. In alcune regioni questo percorso smart per studenti e docenti è già iniziato. In altre parti d’Italia inizierà in queste ore.

Non si tratta di una modalità inedita. Già alcune università prevedono corsi interamente online. Tuttavia, nuove di zecca sono le lezioni in streaming, che permettono agli studenti di seguire le lezioni nel comfort della loro camera e allo stesso tempo di interagire con il professore tramite microfono o chat di gruppo.

Il web è considerato un’arma a doppio taglio per la facilità di “affogare” in fake news e per la quantità di foto, video e altri contenuti a cui siamo esposti ogni giorno. Ma è proprio in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo oggi, che forse emergerà l’importanza che rivestono il mondo del web e dei social network.

Cosa ne pensano i Changers di questa smart school?

“Le lezioni online sono state una sorpresa in positivo” ha raccontato Soraya al quinto anno di liceo in Sicilia. E ha continuato: “Le mie aspettative riguardo il funzionamento di questo tipo di didattica erano molto basse, ma inaspettatamente non solo sono stati veloci ad attivarla, ma non sono neanche così male! Non ho la preoccupazione di alzarmi presto per prepararmi, considerato anche il percorso casa-scuola e questo mi toglie un sacco di stress la mattina. Inoltre, riesco a seguire le lezioni e alcune, come biologia, anche meglio che a scuola, perché i miei insegnanti utilizzano PowerPoint e materiali che condividono con noi. Alcuni miei compagni invece preferiscono nettamente andare a scuola. Il lato negativo è che si perde un po’ il senso della scuola, dove si va, oltre che per imparare, anche per socializzare. Mi manca poter ridere insieme a loro”. 

Sara, studentessa dell’Università La Sapienza di Roma, invece ha affermato: “Il processo di attivazione delle lezioni online è stato graduale: non tutti i professori si sono attivati nello stesso momento. Due corsi si svolgono con lezioni telematiche che vengono registrate e rese disponibili agli studenti; gli altri due vengono svolti con i PowerPoint commentati. Inoltre, il mio corso di laurea prevede anche delle attività di laboratorio per tutte le materie di questo semestre e ad oggi non sappiamo come recuperarle”. Tuttavia, ha sottolineato la disponibilità dei professori a chiarimenti per e-mail e in via telematica. 

“I professori si sono adattati tutti abbastanza bene, a parte difficoltà iniziali per i professori più anziani”. Ha raccontato Valentina, studentessa dell’università LUISS di Roma. “Io, da studentessa, mi trovo molto bene con questo tipo di lezioni, non devo spostarmi e grazie alla webcam posso guardare e interagire con il professore, il che mi dà praticamente la sensazione di un contatto one-to-one con lui”. Ha poi concluso: “Personalmente trovo che in questo modo ci sia anche una minore tendenza a distrarsi rispetto a quando si sta magari in 150/200 in un’aula”.

Le lezioni streaming dell’Università di Napoli Federico II, invece, sono inziate ufficialmente il 16 Marzo, ha raccontato Simona. “In questi giorni stiamo facendo varie lezioni di prova. Alcuni docenti hanno preso questa sfida/ostacolo molto seriamente e stanno rivedendo materiali, esercizi e dispense per adattarli alla situazione; altri invece non si sono ancora resi disponibili alla didattica online”. Simona ha infine constatato che “nonostante la nostra sia una generazione smart, molti non sono preparati ad utilizzare strumenti come Classroom o Microsoft Team“. 

Federico, studente dell’Università di Bologna, ha scritto un diario di quarantena in cui ha riportato che la sua università “ha reagito alla grande mobilitandosi fin da subito per quanto riguarda lezioni e esami online e tutto ciò che serve per non interrompere il programma”. E ha affermato: “Le lezioni online sono veramente un’ottima soluzione e personalmente mi piacciono molto e riesco anche a concentrarmi meglio. Tuttavia, nonostante siano una grande soluzione, restano pur sempre un ripiego e prediligo le lezioni normali”.

Anche Federico si è espresso in modo positivo per quanto riguarda la novità dell’apprendimento digitale. “L’Università di Pavia ha reagito bene a questa novità che sicuramente richiede impegno sia da parte degli studenti che dei docenti”. ha infatti raccontato. “Ad oggi per il mio corso di laurea quasi tutti i professori caricano materiali, e il 16 marzo ho avuto la prima lezione online di arabo che è stata davvero un’esperienza”. Tuttavia, ha anche riscontrato delle difficoltà nel seguire le lezioni in streaming: “è complicato per via delle interazioni che sono meno semplici sul web e spesso la lentezza delle reti internet rende tutto più complesso”. Ha però concluso “siamo fortunati ad avere un’istituzione che si sia attivata abbastanza rapidamente per poterci permettere di
continuare il nostro percorso accademico e perfezionando il metodo utilizzato, questo tipo di lezioni potrebbe essere integrato a quello tradizionale”.

Le testimonianze dei ragazzi riguardo le lezioni in streaming sono positive. Ciascuna università e scuola d’Italia, chi più chi meno, ha cercato di venire incontro ai ragazzi in modo tale da non privarli dell’istruzione, diritto fondamentale garantito dalla nostra Costituzione e quarto obiettivo dell’Agenda 2030.

L’apprendimento digitale, a regime, potrebbe accompagnare quello face-to-face, in caso, per esempio, di impossibilità a presentarsi fisicamente alla lezione in classe o all’università.

“Potrebbero essere le lezioni del futuro!”; “Integrate con le lezioni normali, eviterebbero molti disagi, come per esempio le difficoltà di chi non può permettersi una casa in affitto in un’altra città”; “Secondo me dovrebbe essere così!” hanno concluso i ragazzi.

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