Cyberbullismo. Guida per genitori, ragazzi e insegnanti
“La capacità tecnica di usare uno strumento informatico non significa che lo si sappia usare consapevolmente”. Credo che questa frase, presa dall’introduzione del libro, racchiuda in poche parole il senso del fenomeno.
Il bullismo è: “Il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico”. Nonostante bullismo e cyberbullismo possano sembrare molto simili, in realtà esistono moltissime differenze tra questi due fenomeni, che rendono il paragone molto più complesso.
All’interno del libro Cyberbullismo. Guida completa per genitori, ragazzi e insegnanti (di Mauro Berti, Michele Facci e Serena Valorzi, ed. Reverdito, 2017) vengono delineate in modo chiaro le differenze tra bullismo e cyberbullismo, in modo tale da spiegare le modalità con cui agire per chi ne è afflitto, per i genitori e per gli insegnanti. Una nota differenza tra i due fenomeni è il fatto chei bulli spesso sono studenti o compagni di classe che agiscono faccia a faccia, mentre i cyberbulli agiscono in rete e spesso si nascondono dietro a dei nickname, dei nomi falsi, e tendono a compiere azioni che nella vita reale non farebbero perché troppo esposti.
Mentre il bullismo può avvenire solamente per un tempo limitato, durante l’orario scolastico, il cyberbullo può agire indisturbato durante tutta la durata della giornata, dato che al giorno d’oggi i ragazzi sono costantemente connessi. Il fatto che il fenomeno si svolga in rete rende il tutto molto più complicato e difficile da gestire. Mentre un atto di bullismo, come può essere una parola di disprezzo o un gesto di umiliazione, per quanto condannabile, ha una collocazione limitata all’ambiente scolastico, il materiale che è stato condiviso nel web può essere visualizzato da tutto il mondo ed è quasi impossibile cancellarlo, esponendo all’infinito la vittima, inconsapevole di chi entra in possesso di tali materiali.
All’interno del libro sono presenti testimonianze che, tramite interviste alle persone coinvolte, cercano di sensibilizzare coloro che sminuiscono questi eventi o che comunque non hanno idea di cosa si possa provare.
Prima della lettura di questo libro avevo una vaga idea sugli effetti del cyberbullismo, potevo solamente provare a immaginare, ma dopo aver letto queste testimonianze mi sono reso maggiormente conto di cosa si possa provocare e di quanto dolore si possa causare semplicemente con il proprio telefono.
In particolare, mi è rimasta impressa l’esperienza di Giulia, vittima della condivisione di sue immagini private: “Quando sono entrata oggi a scuola mi batteva fortissimo il cuore e quasi mi veniva da vomitare… quasi nessuno mi ha salutato e tutti smettevano di parlare tra loro sottovoce man mano che mi avvicinavo. Qualche ragazzo mi ha guardato in un modo… qualcuno quasi con disgusto… mi sono sentita sporca, a disagio, nuda e volevo scomparire… tutti hanno visto…”.
Il modo in cui Giulia descrive la sua esperienza mi ha portato a immedesimarmi nella sua situazione, al punto di sentire su di me quella sensazione di impotenza e tutti quegli sguardi colpevolizzanti, come a voler far passare in secondo piano che è lei la vittima ed è sua l’intimità che è stata violata. Il racconto di Giulia fa venire la pelle d’oca per come descrive le emozioni provate tra imbarazzo, rabbia, tristezza e delusione mescolate fra loro.
Quasi mai si parla invece di come si possa sentire il colpevole che ha innescato tutto quel dolore. Come Luca, il ragazzo di Giulia da cui sono partite le foto: “Mi sembra che il mondo mi sia caduto addosso. […] Venire a scuola stamattina è stato proprio un incubo. Mi hanno guardato tutti in modo strano, qualcuno mi ha detto che non avrebbe mai pensato potessi farlo e il Dirigente mi ha chiesto di andare nel suo ufficio, sono distrutto”. In questo caso è il colpevole a esprimere le sue emozioni.
Ho detto che spesso il colpevole viene identificato come un freddo manovratore che agisce nell’ombra, e ciò comporta una divisione matematica dei protagonisti tra vittime e colpevoli. Il racconto di Luca mi ha fatto invece riflettere su quelle che sono le sue emozioni e il suo smarrimento una volta che si è reso conto della gravità del suo operato e delle conseguenze per la ragazza.
Il racconto, pur mantenendo l’attenzione sulla colpevolezza di Luca, mi ha fatto anche riflettere su come certi atteggiamenti possano essere la conseguenza di un’eccessiva leggerezza e poca attenzione nei confronti del web tanto da portare Luca sullo stesso piano della vittima, non di un singolo come nel caso di Giulia, ma di un sistema ormai difficilmente controllabile. Solo successivamente Luca si rende conto che il suo operato e il suo uso irresponsabile e impulsivo dei social hanno creato un danno non solo a Giulia, vittima riconosciuta, ma anche a sé stesso.
Il libro è scritto con un linguaggio semplice che può essere capito sia da ragazzi che da adulti e contiene anche suggerimenti su come prevenire e su come intervenire in casi di cyberbullismo. Le parti che più mi hanno colpito sono le testimonianze perché fanno capire il dolore, i sentimenti provati e lo smarrimento di tutti i protagonisti che si ritrovano ad affrontare conseguenze sia di tipo psicologico che giuridico.
La lettura di questo libro può aiutare a comprendere i rischi di un atteggiamento troppo disinvolto dei social e stimola una maggiore sensibilità ed empatia nei confronti degli altri utenti.
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