Cities and memory: il lockdown raccontato dai suoni
“Cities and memory”, si chiama così la piattaforma online collaborativa che dal 2014 raccoglie registrazioni di suoni da parte di cittadini di tutto il mondo. Ideata da Stuart Fawkes, musicista e sound artist, “Cities and memory” porta l’ascoltatore a conoscere il mondo attraverso i suoi suoni.
Il nome prende ispirazione dal romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino, dai dialoghi tra Marco Polo e l’imperatore dei tartari, Kublai Khan, riguardo alle città del suo impero. La parte “Cities” si concentra sui suoni originali e “Memory” suisuoni remixati.
L’Unesco ha designato il 2020 come l’anno internazionale del suono, per sensibilizzare sul tema dell’ambiente del sonoro, del rumore e più in generale dell’importanza dell’acustica in tutti i suoi aspetti.
A marzo 2020 la vita quotidiana della popolazione ha subito un drastico mutamento: gran parte delle attività di tutti i giorni non erano più permesse e tra le strade delle città i rumori sono precipitati, lasciando spazio ad ambienti sonori inediti.
“Cities and memory” ha raccontato questa metamorfosi sonora, durante la pandemia, attraverso le registrazioni dei cittadini di tutto il mondo, nella sezione #StayHomeSounds. Ci sono i suoni creati dalla pandemia, come gli applausi per gli operatori sanitari o i canti dalle finestre. Poi i suoni interni alle case, come un professore collegato in remoto che fa lezione o il telegiornale durante una cena, i suoni della natura e i silenzi delle grandi città.
Con più di cento paesi, oltre 4mila suoni e oltre 600 collaboratori, “Cities and memory” ci racconta come gli esseri umani abbiano vissuto un periodo drammatico, cambiando le loro abitudini e le loro relazioni. Questo mutamento è raccontato con una narrazione tanto antica quanto innovativa: i suoni della nostra circostanza.
Nel 1952 il compositore John Cage eseguì per la prima volta il suo brano “4’33”: prese posto dinanzi al pianoforte e per quattro minuti e trentatré secondi non produsse alcuna nota. Un’esibizione anomala, ma con l’intento di portare gli ascoltatori a riflettere sull’impossibilità del silenzio e a prendere coscienza dei suoni che ci circondano e alla loro influenza.
La pandemia del 2020, così come John Cage nel 1952, ci ripropone un quesito: il silenzio appiattisce l’ambiente o ne fa emergere le peculiarità?
#StayHomeSounds di “Cities and memory” risponde a questo quesito.