Stereotipi di genere: perché mettiamo dei limiti alla nostra identità?
Gli stereotipi di genere sono una zavorra che ci portiamo dietro fin dal momento in cui nasciamo: fiocco blu? È un maschietto! Fiocco rosa? È una femminuccia! Una banalità che però deciderà il resto della nostra vita. Non a caso il video più completo su questo argomento è intitolato “Pink or Blue”.
Nel video sono mostrati gli stereotipi di genere più comuni che seguono il momento successivo alla rivelazione del sesso del nascituro, stereotipi che iniziano da un qualcosa di semplice, un colore, ma che farà da spartiacque per il resto della nostra vita.
Dal momento in cui nasciamo esiste il blu per i maschi e il rosa per le femmine. Fun fact: in passato i maschi venivano vestiti di rosa, considerato una variante del rosso associato alla forza, alla guerra etc, mentre le bambine venivano vestite di blu, associato al velo della Vergine, quindi alla purezza.
Inizialmente però venivano vestiti entrambi di bianco: l’avventura per i ragazzi e la delicatezza per le ragazze. Veniamo classificati in base al nostro sesso, prima di tutto, perché è questo a “decidere” cosa dobbiamo indossare, che sport dobbiamo praticare, a quali attività dobbiamo praticare. Sembra assurdo vero? Eppure viviamo secondo queste regole, attenuate rispetto a tempi precedenti, ma purtroppo ancora presenti, pur non avendo alcuna logica.
Siamo così dentro una società che ci classifica, che ci indica come dobbiamo comportarci e vestirci in base al nostro genere, da non accorgerci di quanto ciò non abbia senso. I colori non hanno sesso, i vestiti non hanno sesso, gli sport non hanno sesso. Perché limitare il nostro essere e la nostra originalità a dei dogmi che non hanno senso di esistere?
Da questi stereotipi deriva la società sessista in cui viviamo, principalmente patriarcale, costruita da uomini e che nuoce non solo alle donne, ma anche a loro stessi. Ha privato le donne di essere trattate da pari per tanti anni, e ancora oggi le donne lottano per avere la totale parità dei sessi, ma ha anche privato e priva tuttora gli uomini della loro parte umana. Una mentalità che ha creato paura nella donna, che per tanti anni non ha potuto ribellarsi all’uomo, che è stata vista come essere inferiore, come un oggetto sessuale.
Durante la quarantena abbiamo seguito una riunione con l’Atlante dell’Infanzia a Rischio, “A proposito di girls…”, sugli stereotipi di genere e abbiamo notato che molte di noi hanno paura di uscire da sole per esempio, soprattutto la sera. Perché? Perché giornalmente sentiamo o assistiamo ad episodi di molestie sessuali per strada, catcalling, wolf-whistling, stupri e tanto altro ancora e non ci sentiamo al sicuro.
Siamo consapevoli che molti ci vedono ancora come inferiori, come oggetti, come semplice carne che deve essere lusingata. Molti sono convinti che parlare di molestia o catcalling sia esagerato, “era solo un complimento”, ma vi fidereste mai delle presunte buone intenzioni di uno sconosciuto? Potete essere certi che da quel “complimento” non si passi ad altro? No.
Ma non c’è da stupirsi di questi comportamenti, quando le basi sono sbagliate. Riprendiamo l’inizio: fiocco blu, maschio; fiocco rosa, femmina. A blu viene insegnato che non deve piangere, altrimenti sembrerà una femmina; a rosa viene insegnato che il pianto è liberatorio; a blu viene insegnato che la violenza per un maschio è uguale a virilità, ma per autodifesa; a rosa viene insegnato che le femmine non sono violente, ma delicate; a rosa viene insegnato che deve coprirsi, che non deve indossare vestiti rivelatori, perché attirerebbe l’attenzione su di sé; blu invece può uscire come vuole, non fa differenza.
Se per prevenire molestie insegniamo alle nostre figlie a coprirsi e ai nostri figli che quelle sono le ragazze serie, mentre le altre delle meretrici, allora abbiamo un problema. Il risultato è che quando la vittima ha la forza psicologica di denunciare, le chiediamo cosa stesse indossando quella notte, colpevolizzandola, dicendo che “se l’è cercata”, se la risposta non è quella giusta.
La cosa però può accadere anche al contrario, ma non se ne sentirà mai parlare per due motivi: 1- non fa notizia; 2- qui la società patriarcale si rivolta, può essere un UOMO stuprato da una DONNA? Per la società la risposta è no, la donna non è abbastanza forte per abusare di un uomo e per l’uomo il sesso non sarà mai non voluto.
Una società di questo tipo non solo è un limite, ma in più non fa bene a nessuno, maschio, femmina o non-binario che sia.
SUL TEMA:
Contro gli stereotipi sessuali: l’importanza del Pride Month
Stereotipi razziali: perché “siamo” razzisti?