La crisi dei rifugiati in Europa, parte prima. Le rotte Occidentali
Articolo pubblicato il 24 marzo 2020
Ripubblichiamo sotto Natale questo articolo perché – proprio in questo particolare periodo, in cui rischiamo di chiuderci nelle nostre preoccupazioni – non vogliamo smettere mai, in nessun momento, di ricordare e di tenere viva la consapevolezza della tragedia di tutte le persone che oggi stanno attraversando il Mediterraneo.
I rifugiati e le rotte occidentali. In questo momento di grande emergenza nel mondo, in cui la pandemia di Coronavirus sta preoccupando sempre di più i paesi più ricchi, si sta perdendo di vista la situazione di grande crisi negli stati dilaniati da guerre, carestie, conflitti e siccità. Le ultime notizie ci avvertono che il COVID-19 si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Grecia e nell’Africa Sub-Sahariana, luoghi dove migliaia di migranti sono stipati in campi profughi, spesso dei veri e propri lager, e in condizioni igieniche precarie.
Ma qual è la strada che hanno percorso tutte queste persone? Da cosa scappano? E qual è il loro obiettivo di destinazione? Quali sono le rotte occidentali seguite dai rifugiati?
Innanzitutto, sarà strano da credere, ma rispetto a cinque anni fa il numero di migranti arrivati in Europa illegalmente è diminuito del 95%.
Diminuiscono gli arrivi irregolari ma cambiano le provenienze: ad esempio, nell’ultimo anno c’è stato un forte incremento di persone provenienti dalla Tunisia attraverso la Rotta del Mediterraneo Centrale, che rimane la più battuta dal 2015 ad oggi.
LA ROTTA: Partendo dall’Africa Subsahariana (Mali, Burkina Faso, Ciad, Sudan, Eritrea) i migranti attraversano il deserto per raggiungere le coste della Libia, Algeria e Tunisia. Da qui percorrono circa 800 miglia nautiche in barconi fatiscenti, per approdare in Italia o a Malta.
È importante notare che nel febbraio del 2017 i leader dell’UE hanno convenuto nuove misure per ridurre gli arrivi irregolari lungo questa rotta. In particolare, con il “Decreto Minniti” e con le nuove politiche di controllo delle frontiere (non sempre liberali) l’afflusso di migranti provenienti dalla Libia nel nostro continente si è ridotto drasticamente.
Dall’altro lato della medaglia, però, negli ultimi due anni sono aumentati gli “sbarchi fantasma”, ovvero piccole imbarcazioni con al massimo una decina di persone a bordo che dalla Tunisia nel giro di alcune ore coprono la distanza con Lampedusa (140km) arrivando a toccare terra senza essere notati.
Inoltre, dopo gli accordi con il governo Libico, i migranti dell’Africa Sub-Sahariana hanno trovato un porto alternativo in Marocco: dal 2018 oltre la metà dei tentativi di entrare irregolarmente in Europa sono stati attraverso la tratta del Mediterraneo occidentale.
LA ROTTA: Nel punto in cui l’Africa è più vicina all’Europa (Marocco) – lo stretto di Gibilterra è largo appena 14 chilometri – i migranti tentano la traversata con imbarcazioni piuttosto fatiscenti e gli incidenti sono frequenti. Solo nel 2019 circa 320 persone sono morte durante la traversata.
Nel 2018 in 1.200 sono inoltre arrivati alle isole Canarie, note soprattutto per essere una meta turistica, e ultimamente la pressione sta salendo anche nelle exclaves spagnole in Marocco, Ceuta e Melilla, per via dei movimenti provenienti da Mauritania, Senegal, Guinea e dalla Sierra Leone.
LA SITUAZIONE NEL 2020:
Agli inizi del 2020, nella Rotta del Mediterraneo centrale e nella Rotta del Mediterraneo Orientale il numero di migranti è stato pressoché lo stesso (2300 circa per ogni rotta – Dati FRONTEX). È importante notare che nello stesso periodo del 2019 gli sbarchi sulle coste spagnole sono stati più di 5000 mentre quelli sulla Rotta Centrale circa 300. Le principali provenienze dei migranti sulle due rotte nel 2020 sono:
Bangladesh: è uno tra i paesi più sovrappopolati al mondo, metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, circa il 45% dei bambini è malnutrito e, come se non bastasse, è uno dei paesi al mondo più minacciati dai cambiamenti climatici. Dopo che l’Italia nel 2014 ha deciso di chiudere molte delle vie di transito legali, (dopo il Regno Unito, l’Italia è al secondo posto tra le mete migratorie dei bengalesi, hanno creato delle vere e proprie agenzie di viaggio (Dalal) che in cambio di un pagamento sostanzioso creano documenti falsi e organizzano il viaggio aereo fino alla Libia, Tunisia o Sudan. In questi paesi i migranti vengono spesso torturati e derubati e, dopo essere rimasti chiusi nei campi profughi per molto tempo, pochi di loro riescono a raggiungere le coste europee con i tristemente noti “barconi della speranza”.
Algeria: Nei primi mesi dell’anno, la rotta migratoria Algeria-Sardegna ha ripreso vigore, con un numero importante di sbarchi sulla costa di Sulcis. Il 90% dei migranti algerini ha meno di 30 anni e scappa dalla povertà, dalla disoccupazione (al 12,3% quella generale, vicina al 30% quella giovanile), da autorità percepite come ingiuste e corrotte, dal malessere sociale e dai conflitti familiari. In questa situazione, i giovani sognano inevitabilmente di partire per costruirsi una vita altrove; quasi tutti prima di partire inoltrano regolare domanda di permesso di soggiorno (spesso anche per parecchie volte), ma a causa delle politiche restrittive dell’Europa questa viene spesso respinta; per cui decidono di mettersi in mare, affidandosi ai trafficanti.
Costa D’avorio: Nonostante sia il principale esportatore al mondo di caffè e possieda vasti giacimenti di petrolio e miniere di oro e diamanti, questo paese da molti anni deve fare i conti con i continui attacchi jihadisti di Aqim – una cellula di Al Qaeda – e con condizioni di estrema povertà per la popolazione. La Costa d’Avorio è al 171esimo posto su 188 nella graduatoria dell’Indice di Sviluppo Umano e ha un’aspettativa di vita di soli 53 anni. Il tasso di mortalità infantile è del 5,3%, tra i più alti del mondo.
Nel prossimo articolo analizzeremo la situazione ad Est dell’Europa, ovvero La Rotta Balcanica e La Rotta del Mediterraneo Occidentale; entrambe le tratte coinvolgono paesi che, in questo momento, stanno vivendo grandissime crisi umanitarie e inaspettate svolte politiche.