«Cessate il fuoco». Europe for Peace, la manifestazione a Roma
La manifestazione nazionale «Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace», convocata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e tenutasi oggi a Roma, ha coinvolto più di 15 mila persone, arrivate da tutta Italia.
Da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni, il lungo corteo ha colorato le strade con le bandiere dell’Ucraina affiancate a quelle della pace. Associazioni, organizzazioni della società civile e cittadini si sono riunite per dire con fermezza NO ALLA GUERRA.
Dagli interventi sul palco una volta arrivati di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano, il messaggio è chiaro: la guerra non si ferma con altre guerre, stop all’invio di armi da parte dell’Italia.
Se però da una parte una larga fetta dei partecipanti al corteo, attraverso i loro cartelli, è a favore dell’uscita dell’Italia dalla NATO, sul palco si chiede l’intervento diplomatico di quest’ultima e dell’ONU, poiché le due organizzazioni sono nate appositamente per avere uno strumento diplomatico che impedisca un ritorno alla guerra.
“È il momento del disarmo, di politiche che riducano le spese militari, che paradossalmente sono cresciute di 50 miliardi di dollari nell’anno della pandemia.” grida il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini. “Non esistono guerre giuste, non esistono bombe intelligenti, ricordiamoci che il 90% dei morti delle guerre sono civili!”.
Viene infatti ribadito come la guerra sia considerata una pratica arretrata, e che facendo ricorso a essa come strumento normale di regolazione dei rapporti di forza e per redistribuire gli equilibri geopolitici mondiali, ci sia il rischio concreto di tornare indietro di 70 anni.
È poi intervenuta Luciana Castellina, politica, giornalista e scrittrice italiana “Sono felice di rivedere in piazza il nostro Movimento della Pace, quello che negli anni 80’ fu definito Terza Potenza Mondiale; dobbiamo però farci un’autocritica: siamo stati distratti nelle lunghe fasi in cui questa guerra veniva preparata. Per cui siamo complici, e il mio monito verso il Movimento Pacifista è di non distrarsi mai, poiché il pacifismo non può essere intermittente.”
Le testimonianze
Molte le testimonianze sul palco da parte di rifugiate e rifugiati, per ricordare che l’Ucraina non è l’unico paese in guerra; dalla Palestina, dalla Siria e dall’Afghanistan, hanno ricordato che le guerre, se non si fermano, si espandono e si riproducono.
Come racconta commossa Yazmin Abdul Asim, rifugiata siriana arrivata in Italia attraverso i corridoi umanitari “vedere la guerra in Ucraina mi riporta a quello che vedevo io con i miei occhi, la povertà, le bombe, gli sfollati, la fame. La guerra è una tragedia umana colossale.”
E subito dopo, Raffaella Chiodo Karpinsky, giornalista Italo-russa, spiega che doveva arrivare un videomessaggio da parte della Rete delle Donne russe contro la guerra, ma non è stato possibile a causa della censura; “non posso nemmeno darvi il nome della giornalista che mi ha mandato la testimonianza, vorrebbe dire mettere a rischio la sua vita e quella dei familiari”.
Viene infatti espressa solidarietà verso la popolazione russa che protesta, rischiando arresti e violenze, e verso i giornalisti e le giornaliste che hanno dovuto cancellare siti, video e articoli, per sfuggire alla legge approvata ieri in Russia che condanna a 15 anni di carcere per chi fa controinformazione sulla guerra.
“Le informazioni che abbiamo ci arrivano grazie a chi è riuscito ad espatriare dalla Russia, e riesce a fare da rete attraverso i social media. Siamo entrati in una nuova era, un’era buia, ma abbiamo bisogno della loro voce, la voce dei giornalisti liberi e indipendenti, ma il rischio che corrono è altissimo”
La minaccia nucleare
Interviene subito dopo Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, organizzazione Premio Nobel per la Pace nel 2017. “Tutto il mondo è nuovamente terrorizzato per un eventuale uso di armi nucleari, mi arrivano messaggi in continuazione di persone che mi chiedono come prepararsi, come sopravvivere.”
La direttrice esecutiva ci ricorda però che non è utopico bannare del tutto queste armi, anzi, grazie al TPNW, il Trattato per la Proibizione delle Armi nucleari, esattamente un anno fa sono state dichiarate illegali; ma alcuni paesi, tra cui l’Italia, non hanno ancora aderito al trattato. “Il governo italiano ancora crede che la minaccia e l’uso delle armi nucleari sia accettabile. Ma come può esserlo? Ci hanno fatto credere per troppo tempo che la deterrenza nucleare è necessaria per la pace e la stabilità; ora vediamo la vera faccia di questa decisione!”
La minaccia nucleare è infatti considerata reale da molti, anche a causa delle dichiarazioni e minacce di Putin, e al ricorso agli armamenti della Bielorussia.
“Se i paesi continuano a possedere armi nucleari, prima o poi verranno usate e le conseguenze saranno catastrofiche. E noi siamo qui per dirlo oggi! Rigettiamo questa arma illegale, rigettiamo la deterrenza nucleare!”
Sviluppo e ambiente
Al corteo erano presenti numerosissime associazioni ambientaliste, per ricordare che essere oggi contro la guerra vuol dire essere anche a favore di un nuovo modello di sviluppo, che metta al centro la qualità della vita, del lavoro, dell’ambiente.
Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente dichiara “questa guerra era evitabile, ma l’Italia e gli altri paesi sono sotto ricatto della Russia. E invece che accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili, l’Italia vuole riaprire le centrali a carbone, carbone che arriverà proprio dalla Russia. Diciamo sì alla democrazia energetica, sicura e pulita.”
Il tema della riapertura delle centrali a carbone viene ripreso anche da Sara Segantin, di Friday’s For Future “ l’alternativa alla dipendenza dai combustibili fossili esiste da sempre, e può salvarci subito: l’energia rinnovabile. E cosa decide il governo? Riaprire nuove e costose centrali a carbone e a gas, centrali che non coprirebbero nemmeno il 10% della richiesta energetica, inquinando e aumentando le emissioni.”
In quest’ultimo intervento il tema ambientale si unisce alla denuncia delle disuguaglianze sociali; continua Sara: ” Non siamo riusciti ad evitare questa guerra, e non stiamo riuscendo ad evitare nemmeno la crisi climatica; è estremamente ingiusto che per entrambe, ci rimettano persone innocenti e i più fragili. La guerra è fossile, rinnovabile è la pace.“
Il ricordo a Gino Strada
Durante gli interventi sul palco molte persone hanno nominato Gino Strada, come esempio di uomo che ha basato la sua vita verso l’eliminazione della guerra e della violenza.
“Come le malattie più gravi, la guerra deve essere prevenuta e curata. Ma la violenza non è la medicina giusta, non cura la malattia, anzi, uccide il paziente.
Quando si parla di utopia, si usa il termine con sufficienza, come si fa con i sognatori e i mezzi matti. Ma utopia è il nome di desideri, idee e progetti che possono diventare realtà” queste le sue dichiarazioni prima che ci lasciasse il 13 agosto dell’anno scorso, lette da una rappresentante di Emergency.