No alla guerra.
Raccontavamo ai bambini che nel mondo ci sono le guerre. Un po’ di loro già lo sapevano, alcuni forse non avevano avuto tempo di pensarci su. Qualcuno era addirittura un po’ incredulo. Davvero? Ma ancora? Ma oggi, proprio oggi? Guerre in cui si muore? Parlavamo, e ricordo questo. Ad un certo punto, mentre eravamo seduti in cerchio, mi chiede Assia, 10 anni, “ma perché esiste la guerra?”.
È una domanda innocente, se vogliamo anche un po’ ingenua, ma che coglie un punto davvero fondamentale di tutta la questione. Perché esiste la guerra? Che sembra così assurda, stupida, irrazionale. Perché gli uomini dovrebbero mai ammazzarsi tra loro? Uccidersi tra loro? Se non sapessimo che succede, che lungo tutta la storia dell’uomo è sempre successo, potrebbe davvero sembrare assurdo. Ridicolo. Ma sappiamo che è successo, che succede. Succede oggi. Stanotte, la guerra è arrivata ai confini dell’Europa.
La guerra succede perché è facilissima. Tragica, rovinosa, drammatica. Ma straordinariamente facile. È sufficiente lasciare spazio all’impulsività, alla volontà di predominio, alle esigenze di espansione. È un male banale, ma di una banalità feroce, violenta. Annientatrice. La violenza è qualcosa che stravolge le nostre vite, che le abbruttisce. Ma è anche – e questo ne è forse l’aspetto più tragico – qualcosa a cui ci possiamo abituare.
La pace non è facile. Vivere tra persone in pace non è facile. Lo è meno ancora tra stati, potenze, mercati. A forza di voler pensare alla pace come a qualcosa di ‘naturale’, e quindi facile, carino e dolce, parlare di pace rischia di sembrare molto sciocco, ‘utopistico’, e un po’ infantile. La pace nel mondo? Una bella storia, ma solo per i bambini.
Invece credo sia urgente iniziare a parlarne seriamente, di pace. Soprattutto oggi, se le nostre coscienze riescono a farsi scuotere da ciò che sta accadendo in Ucraina. Perché la verità è che vivere pace è faticoso, è difficile. Bellissimo, senza dubbio bellissimo, ma faticoso. La pace tra gli uomini è qualcosa che richiede fatica, sacrificio. Creare, costruire e mantenere la pace richiede grande sforzo, e soprattutto richiede sforzo comune, richiede tempo, pazienza, attenzione, dialogo.
È fondamentale avere piena consapevolezza della serietà che richiede qualsiasi discorso sulla pace, se davvero costruire la pace vuol essere la nostra priorità.
Spaventa osservare quanto sembriamo ‘anestetizzati’. Ci sarà la guerra? Non ci sarà? Quando? Ah, sì. La guerra. L’abbiamo vista in una storia su ig. O un tweet. Un meme. Qualcosa. Poi le cuffie, la musica al massimo e tutto torna a posto. La guerra? Che resti dov’è. Ma possiamo davvero smettere di pensarci?
La guerra non è qualcosa a cui possiamo rassegnarci. Non è qualcosa a cui possiamo rassegnarci, soprattutto non possiamo farlo in quanto europei, se davvero l’Europa vuol essere la patria dei diritti dell’uomo. Chiediamo, con forza, la pace. Che significa sforzi diplomatici, negoziazione. Tempo.
“La guerra cambia gli uomini in bestie feroci. Io non esorto e non prego, imploro: cercate la pace”
(Erasmo da Rotterdam, 1446-1536)