Mobilità europee per il II Ciclo… e non solo! L’esperienza dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Vittorio Veneto” Città della Vittoria
Dobbiamo essere missionari di un autentico spirito europeo. Lo stesso dei padri fondatori, talvolta italiani, che con grande visione lungimirante hanno sognato un progetto di lungo periodo ancora non del tutto realizzato.
In un tempo dove ci sembra che le differenze siano ciò che ci divide è opportuno ricordare che “Uniti nella diversità” è il motto dell’Unione Europea. Nella diversità di pensieri, azioni e modi di esprimersi quotidianamente si cimentano i giovani, anzi giovanissimi studenti delle mobilità europee della Scuola Secondaria di II Grado.
Un esempio vincente di come la mobilità europea sia una vera e propria rivoluzione positiva nel modo di fare scuola nel nostro quotidiano è testimoniato dall’esperienza diretta dell’IIS “Vittorio Veneto” Città della Vittoria di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. La dottoressa Susanna Picchi, Dirigente Scolastica dell’Istituto e organizzatrice di percorsi Erasmus+, si è resa disponibile per una breve intervista.
Prima di spiegarci in quali esperienze di mobilità europea è coinvolto l’Istituto che dirige, potrebbe fare una breve presentazione dei vari indirizzi di studio presenti?
Il nostro Istituto ha una offerta formativa in linea con quelle che sono le esigenze produttive del nostro territorio. Sotto il profilo degli Istituti Tecnici abbiamo l’Istituto Tecnico Tecnologico, con le specializzazioni in campo informatico o elettrico/elettronico, e l’Istituto Tecnico Economico con tre percorsi: Amministrazione Finanza e Marketing; Relazioni Internazionali per il Marketing; Turistico. A tutto ciò si aggiunge un corso serale per periti elettronici/informatici al quale dedichiamo grande impegno.
In questa comunità educante che dirigo dall’anno scorso è presente anche l’Istituto Professionale, prezioso per le esigenze produttive del territorio, anche in ottica della sperimentazione del laboratorio 4.0 FabLab, che consente ai ragazzi di sviluppare elevate competenze di ambito tecnologico richieste in tutta l’Unione Europea. In questo indirizzo di studio le specializzazioni sono manutenzione tecnica degli impianti industriali e civili e artigianato per il “made in Italy”, oltre ad un percorso triennale di IeFP (istruzione e formazione professionale) in meccanica.
Quali tipi di mobilità vengono svolte nel suo Istituto, anche nell’ottica di valorizzare la diversità di attitudini e le materie di studio?
Il nostro Istituto è partner di un Consorzio di Istituti con capofila l’Istituto Cerletti. Cerchiamo ovviamente di diversificare l’invio dei ragazzi in vari paesi dell’Unione Europea in base alle lingue studiate, nonché al corso di studi effettuato.
Facciamo parte anche di un altro Consorzio, il “Lepido Rocco”, che è più indirizzato verso l’ambito professionale. Sommando entrambe le reti riusciamo ad avere circa 40 borse di studio all’anno per sostenere una mobilità di circa 5/6 settimane di tirocinio all’estero. L’esperienza svolta è considerata dal nostro istituto come attività dei Percorsi per le Competenze Trasversali per l’Orientamento, attività che ovviamente è di gran lunga più formativa del PCTO svolto in Italia in quanto vengono richieste agli studenti non solo attitudini lavorative ma anche umane, ad esempio autonomia e responsabilità, qualità richieste ai fini di svolgere un percorso sereno e sicuro. L’esperienza Erasmus+ vuole essere prima di tutto una grande scommessa quotidiana che ci conferma che i nostri studenti sono persone motivate, responsabili e per le quali l’Istituto desidera valorizzare queste caratteristiche e perfezionarle sempre più.
Per la prossima estate verrà offerta anche ad alcuni studenti che hanno partecipato all’Erasmus di Settembre 2022 l’opportunità di partecipare allo stesso progetto ma di più lungo periodo: tre mesi in completa autonomia e con grandi opportunità di crescita.
Ci può raccontare il percorso storico che ha portato ad avere in forma stabile le esperienze di mobilità europea? Come funziona la struttura organizzativa?
Le prime esperienze di mobilità sono state fatte nel 2004, con l’allora Istituto Alberghiero Beltrame, attraverso dei progetti di interscambio. Siamo poi diventati Scuola capofila del progetto Euroexp a partire dal 2005.
Relativamente alla struttura organizzativa ci sono diverse competenze divise principalmente tra le scuole capofila, le scuole componenti la rete e i partner italiani e stranieri.
Le scuole capofila hanno l’onere di tutta la gestione e rendicontazione economico-finanziaria dei progetti Erasmus+. Inoltre attraverso di esse le scuole aderenti alla rete possono discutere sull’organizzazione ed eventuali aspetti migliorativi.
Punto cruciale della mobilità europea è il ruolo dei partner. Quelli italiani sono società di Servizi non profit esperte, alle quali ci si affida come rete di scuole e che si occupano a tutto tondo della situazione del ragazzo all’estero: vitto, alloggio, tirocinio e sicurezza personale. L’agenzia partner straniera, in stretta sintonia con l’agenzia italiana, cura gli aspetti più pratici e logistici dei ragazzi in loco, individuando le aziende ospitanti e facendo anche fronte a problemi dell’ultimo minuto.
Gli studenti che accettano la borsa di studio devono avere caratteristiche di adattabilità e accettazione di eventi talvolta non preventivati, questo perché è necessario sapersi relazionare con mondi assolutamente diversi da quelli di provenienza.
Qual è lo studente che può trovare maggiore beneficio dall’esperienza Erasmus?
L’Erasmus è una esperienza altamente motivante. Talvolta ci sono momenti di smarrimento, specialmente legati al distacco dalla famiglia d’origine.
Proprio per questo non esiste uno studente modello per l’esperienza Erasmus: essa vuole essere oltre che un grande serbatoio culturale anche un’esperienza formativa per testare con mano quali scelte fare in un futuro di studi e/o professionale.
La Caritas afferma che in Italia nei prossimi anni si toccherà la soglia dei 6 milioni di poveri. Questo dato inevitabilmente andrà a condizionare anche gli studenti. Come pensa che queste criticità renderanno più penalizzante la partecipazione a progetti di mobilità? Crede che lo stesso Erasmus possa essere uno strumento per abbattere le barriere?
Nel nostro rapporto di autovalutazione abbiamo, in realtà, una situazione molto privilegiata: i tassi di disoccupazione sono molto bassi e quelli relativi al reddito sono nella maggioranza dei casi medio/alti.
L’Erasmus rientra nell’ambito dell’internazionalizzazione delle scuole, è un vero strumento per mobilità in entrata e in uscita. Ovviamente le situazioni di criticità vengono intercettate dai nostri docenti referenti e riusciamo a trovare una soluzione per coprire le spese da sostenere. Preciso che le spese di viaggio, vitto, alloggio e spostamenti in loco vengono coperte dall’Unione Europea.
Proprio per favorire il dialogo fra scuola e buone pratiche condivise è mio intento emanare a breve un protocollo d’istituto che vada a disciplinare con precisione l’organizzazione di esperienze di internazionalizzazione. Un valido esempio che seguo come punto di riferimento è quello di Intercultura: opportunità di mobilità anche fuori dai confini europei.
Abbiamo qualche passo in più da fare in merito alla valorizzazione di questo tipo di esperienze?
Sono dell’opinione che con un cammino lento e graduale si riuscirà ad avere una maggiore valorizzazione delle competenze trasversali assunte specialmente nei periodi medio/lunghi di permanenza all’estero. Esperienze assolutamente di pregio e ricche di un insieme di capacità uniche che in Italia difficilmente si verrebbero a sviluppare.
Ecco perché verrà emanato il protocollo: per valorizzare, dando il giusto peso agli obiettivi formativi richiesti dalla scuola di appartenenza, le competenze trasversali, tra l’altro molto richieste nel mondo del lavoro.
Ha qualche auspicio per il futuro?
Siamo parte attiva di un progetto Erasmus+ che valorizza le energie sostenibili. Oltre che essere occasione per favorire lo scambio di “best practices” fra docenti e studenti dei vari istituti sarà un bel modo per aumentare le opportunità di mobilità.
A conclusione di questa nostra breve conversazione con la Dirigente mi viene in mente la maestosa lettera che San Colombano scrisse a San Gregorio Magno nel 516 d.C e in cui per la prima volta veniva scritta la parola “Europa”: “Tu che sei garante della fede, tu che sei garante dell’Europa”.
Dobbiamo fare tesoro di questa antica eredità storica e non dimenticarci che ora i custodi dell’Europa siamo noi, sempre, in ogni momento, anche quando il buio sembra vincere sulla luce.
Foto di Kenny Eliason su Unsplash