Lucha y Siesta: un’altra vita è possibile oltre la violenza
di Claudia Di Lorenzo e Chiara Macchi
La Casa delle Donne Lucha y Siesta nasce nel 2008 come progetto di accoglienza, informazione e ascolto per donne in difficoltà. Un esperimento che promuove e ricerca nuove formule d’intervento dal basso, focalizzato su diverse forme di protagonismo femminile. È uno spazio dove si svolgono svariate attività culturali e laboratoriali i cui obiettivi sono la rivendicazione dei diritti delle donne, la lotta al sessismo, al razzismo istituzionale e il reinserimento nel mercato del lavoro di donne che ne sono state escluse.
Le attività sono numerose: uno sportello di ascolto, strutture che forniscono accoglienza a donne e minori, progetti di inclusione sociale per donne che provengono da un passato violento e un centro popolare di psicologia clinica. A tutto questo si aggiungono il Cineforum, rappresentazioni teatrali, presentazioni e concerti.
Tutte le attività si svolgono nello stabile di Via Lucio Sestio 10, nel quartiere Tuscolano di Roma, immobile di proprietà di ATAC che dal 2008 era stato abbandonato. Le attiviste di Lucha y Siesta hanno compiuto i lavori di manutenzione e ristrutturazione che hanno permesso di restituirlo alla città e alla comunità.
Da settembre 2019, però, La Casa delle Donne è minacciata di sgombero e distacco delle utenze, poiché l’immobile rientra tra i luoghi che devono essere venduti entro il 2021 per sopperire alla mala gestione di ATAC ed evitarle il fallimento. L’attuazione è sempre stata posticipata in questi mesi, ma la minaccia di sgombero lascia tutte le donne in balia di un futuro incerto.
Per tutta risposta, il 7 settembre 2019 è nato il Comitato “Lucha alla città” ed è stata avviata una campagna di sensibilizzazione e una raccolta fondi per acquisire lo stabile e garantire così il proseguimento delle attività.
Diffondere i risultati raggiunti in questi anni è lo scopo principale del Comitato. Per le donne che fuggono dalla violenza, il Comune di Roma ha a disposizione circa 25 posti letto, mentre la Convenzione di Istanbul ne prevede 300. Lucha y Siesta aggiunge 14 stanze e collabora con i servizi sociali e la rete antiviolenza per colmare questa mancanza.
In questi anni, circa 1200 donne sono state supportate durante il loro percorso di autodeterminazione e 142 donne e 62 minori hanno soggiornato nella struttura.
Da un punto di vista economico, l’esperienza della Casa delle Donne Lucha y Siesta, secondo una stima, ha già fatto risparmiare all’amministrazione capitolina circa oltre sei milioni e mezzo di euro.
Il lavoro di Lucha y Siesta è continuato anche durante il lockdown causato dalla pandemia, mantenendo attivi gli strumenti della reta antiviolenza, dagli sportelli online a incontri di persone con le dovute accortezze e precauzioni. In un periodo in cui le richieste di aiuto per violenza tra le mura domestica è aumentato del 59% (dati Istat in uno studio sulla “Violenza di genere ai tempi del Covid”), la casa delle donne ha reagito prontamente con operatrici sempre disponibili e continuando ad offrire accoglienza alle donne in difficoltà.
Le difficolta da affrontare sono molte e potrebbero intimorire: le attiviste di Lucha y Siesta devono fare i conti con una burocrazia lenta e un’amministrazione distante. L’obiettivo di acquisire lo stabile è sicuramente ambizioso e la cifra da raggiungere è molto alta, possono contare sulla solidarietà che i cittadini e l’opinione pubblica hanno dimostrato in questi mesi.
È possibile sostenere il progetto con una donazione libera al Comitato “Lucha alla città”, aderendo al crowdfunding su “Produzioni dal basso” o semplicemente raccontando ad amici, parenti e conoscenti la storia di Lucha y Siesta, sensibilizzando quanta più gente alla raccolta fondi.
L’importante è non spegnere i riflettori, non lasciare che queste iniziative finiscano nel dimenticatoio.
Lucha y Siesta è un progetto di semi-autonomia nato dall’autorganizzazione delle donne per le donne. Un luogo politico, di libertà e d’incontro, per dimostrare che un’altra vita è possibile oltre la violenza.