Lettera a Joseph, 6 mesi, morto in mare
Caro Joseph,
Ti scrivo questa lettera perché di fronte alla tua tragedia e a tutto questo dolore mi sento profondamente impotente e allora, se è l’unica cosa che adesso posso fare, vorrei almeno che tutto questo sentire venisse in qualche modo immortalato. Vorrei che tutto questo dolore fosse eterno, come è eterno il dolore della tua mamma. Eterno come il dolore di una perdita, di una mancanza, del vuoto. Eterno perché è anche dolore di una colpa. Un po’ come una ferita aperta che non si rimargina. Vorrei che tutta questa indignazione non venisse persa di vista tra le mille notizie della giornata.
Vorrei che tutto il dolore e tutta la solidarietà avessero, finalmente, la forza reale di creare un cambiamento di rotta più profondo nella coscienza delle persone. Vorrei che fossimo finalmente capaci di tenere davvero gli occhi aperti, anche se fa male, e di oltrepassare quel muro di indifferenza che ci separa dalla tua tragedia. Una tragedia quotidiana per moltissimi bambini come te, per moltissime mamme come la tua e per moltissimi papà, fratelli e sorelle. Persone.
Dico che è una tragedia perché se il mondo funzionasse meglio tu non saresti mai dovuto salire su quel barcone. Tua mamma non ne avrebbe avvertito la necessità. Saresti cresciuto nel tuo paese, con la mamma che ti riempiva di abbracci e ti raccontava una fiaba diversa ogni sera. Con i tuoi amici, i tuoi fratelli, le tue sorelle. Saresti andato a scuola! Avresti imparato a leggere, a scrivere, a parlare, a disegnare, a cantare. Ti saresti innamorato, avresti corso, sudato, pianto, riso, ancora pianto, poi riso. Avresti vissuto.
Invece devo chiederti scusa, piccolo Joseph, perché il nostro mondo non funziona bene come dovrebbe. Nel paese in cui sei nato ci sono state delle rivolte, con persone che hanno iniziato a uccidersi tra di loro. Te la sto semplificando, perché da adulti la questione è un po’ complicata, ma so che da bambini il mondo è molto più semplice. E sì, lo so, è difficile da immaginare un posto in cui le persone si uccidono tra di loro. È molto difficile, ed è anche molto doloroso. E anche io vorrei tanto che da tutte le parti del mondo regnasse la pace. Ma non è così. Sei nato in un paese dove non regnava la pace, ma il caos. Per questo la mamma è salita sul barcone. Era l’unico modo che aveva per provare a permetterti di avere un’infanzia serena.
Ti parlavo anche del sovraccarico di informazioni perché tutti i giorni riceviamo tantissime notizie da tutto il mondo e a volte è così difficile gestirle tutte insieme che smettiamo di ascoltarle. Proprio così, smettiamo di ascoltarle. Le leggiamo, le guardiamo, e ci scivolano addosso, come se in realtà non fosse successo niente. Leggiamo che un bambino bellissimo è affogato in mare e continuiamo la nostra vita di tutti i giorni come se non fosse successo niente. Come se potessimo fare finta di niente. Lo so, è un mondo strano.
Sai, piccolo, sei nato in un periodo molto particolare della storia. Eccezionalmente particolare direi: è un anno che ricorderemo tutti, sempre, e che sta trasformando le nostre vite di oggi e le nostre vite future. È strano pensare che tu nemmeno te ne sia accorto.
Sì, scusa, te lo spiego subito: il 2020 è stato l’anno della pandemia. Che anno bislacco hai scelto, pensa un po’! Una pandemia è quando tantissime persone in tutto il mondo si prendono un virus, si ammalano e rischiano di perdere la vita. Ora stiamo cercando di limitare il più possibile il danno, ma non è facile. Noi ci proviamo.
Ed è così strano, se te lo immagini, pensare che abbiamo fermato mille paesi per fermare un virus e invece per aiutare la tua famiglia e il tuo paese non si è mai fermato nessuno. Non che non esistano movimenti che vogliono la pace, ma nessuno si è mai fermato così tanto come adesso. Non abbastanza persone, evidentemente: e quella che hai vissuto tu – lo ripeto – è una tragedia che non avresti dovuto vivere. Il mondo si dovrebbe fermare sempre davanti a tutto questo orrore.
Ecco, Joseph, adesso provo a spiegarti perché è successo. È un tentativo piccolo, ma meriti una spiegazione. Provo a dartela.
C’è un virus che fa molte più vittime di qualsiasi altro. Sì, anche più del coronavirus, proprio più di tutti. È un virus invisibile e tremendo.
Questo virus si chiama Indifferenza. Indifferenza è quando una persona non sente più gli altri. È un virus molto amico di Solitudine, che è quando pensi di essere solo al mondo. Indifferenza è quando non hai più la capacità dentro di te di sentire le emozioni per gli altri. È quando non sai più amare, non sai più piangere, non sai più fidarti degli altri. È quando perdi tutto quello che ti rende umano. È la malattia più brutta del mondo.
Colpisce soprattutto gli adulti, è insidiosa, malefica e molto contagiosa. Le persone non si accorgono di essere malate e diffondono il virus a macchia d’olio. È una situazione drammatica, sai, la nostra del mondo moderno, perché siamo tutti malati e nemmeno ce ne accorgiamo. Ed è un altro motivo che rende così drammatica la tua perdita, sai Joseph? Perché l’unica vera cura possibile per questo mondo malato siete voi bambini. Voi bambini e tutti quelli che credono in voi. È questa l’unica cura possibile: bambini che credono nella possibilità reale del cambiamento. Bambini che non si dimentichino mai di essere stati bambini. Perché un giorno il mondo sarà governato da loro “da grandi”.
Purtroppo le cose che succedono poi non si possono cambiare. Posso fare però una cosa piccola per te. Come essere umano, in primo luogo, e poi come membro della generazione che sarà prima o poi la classe dirigente di questo paese. Ti vorrei fare una piccola promessa: ti prometto che non mi dimenticherò di te, nonostante l’immenso flusso di informazioni giornaliere che mi arrivano. Ti prometto che non mi dimenticherò del grido di dolore della tua mamma. Non mi dimenticherò di tutte le mamme, di tutti i papà, di tutti i fratelli. Non mi dimenticherò di tutte le persone che sono costrette a lasciare la loro casa, la loro famiglia e la loro cultura e ad attraversare il mare per avere un po’ di spazio, e ti prometto che sarò sempre pronta ad accoglierle a braccia aperte. Ti prometto che mi schiererò sempre dalla parte di chi tiene la porta spalancata e cerca l’incontro. Ti prometto che farò di tutto per impedire all’Indifferenza di diffondersi.
Buonanotte, piccolo Joseph.
Qui in Italia, quando vogliamo rendere onore all’esistenza di una persona importante, la salutiamo dicendo “Che la terra ti sia lieve”. Te lo dico per renderti onore, anche se so che il mondo non è stato lieve con te. Che la terra possa esserlo.
E che la tua piccola, fragile e tragica esistenza non sia mai dimenticata.
Tua sorella,
Irene