Le barriere al diritto all’educazione nel mondo
Secondo l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR), il diritto all’educazione, è un diritto umano fondamentale per ciascun individuo. Alla base di questo riconoscimento, vi è la profonda convinzione dell’educazione come potente strumento di empowerment per bambini e adulti, soprattutto di coloro che provengono da ambienti più poveri. Inoltre, il riconoscimento del diritto all’educazione, contribuisce senza dubbio alla diminuzione del gender gap per donne e ragazze.
Il diritto all’istruzione svolge un ruolo cruciale nella riduzione della povertà, del lavoro minorile e del matrimonio infantile. Inoltre, l’istruzione promuove la democrazia, la pace, la tolleranza e crescita economica.
Ma in cosa consiste il diritto all’educazione?
Secondo l’UNESCO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, quanto parliamo di diritto all’educazione, facciamo riferimento a un’istruzione primaria che sia gratuita, obbligatoria ed universale, un’educazione secondaria che sia generalmente accessibile e progressivamente gratuita, ed un’educazione superiore che sia accessibile sulle basi della capacità individuale e anch’essa progressivamente gratuita.
La libertà di scelta a questo proposito è fondamentale: libertà di scegliere a che studi dedicarsi e dunque che percorso scegliere per il proprio futuro. Inoltre, gli insegnanti adeguatamente qualificati sono la chiave per un sistema educativo che possa prosperare ed andare avanti.
Nonostante queste premesse e l’impegno politico di numerosi governi, la situazione corrente non è delle migliori. Sempre secondo l’UNESCO, globalmente, circa 258 milioni di bambini e giovani non frequentano la scuola. Solo 99 stati nel mondo garantiscono legalmente almeno 12 anni di educazione gratuita. Dal 2015 sono 16 gli stati che hanno adottato leggi che prevedono o espandono l’educazione primaria gratuita. L’ultimo stato ad aver garantito l’educazione gratuita per i bambini, nel 2018, è stato la Sierra Leone, che ha compiuto un enorme passo avanti prevedendo 13 anni di scuola gratuiti.
Quando parliamo di garantire il diritto all’educazione, vi sono alcune barriere, dovute a fattori economici e sociali, che rappresentano degli ostacoli non indifferenti in molti paesi.
Uno dei principali ostacoli è non solo la mancanza di insegnanti, ma di insegnanti che siano abbastanza qualificati per svolgere un’attività complessa come quella dell’insegnamento. Proprio per questo, si stima che circa 130 milioni di bambini, nonostante la frequenza scolastica, non stiano apprendendo le abilità di base come scrittura e lettura. Secondo l’UNESCO, 44 milioni è il numero di insegnanti richiesti globalmente per raggiungere gli obiettivi universali relativi all’istruzione primaria e secondaria. La mancanza di insegnanti è anche un problema che caratterizza il sistema scolastico italiano. Infatti, quest’anno, una cattedra su due non ha il suo docente di ruolo.
La mancanza di luoghi adibiti a scuole è un altro grande problema. Gli studenti in molti paesi, specialmente dell’africa sub-sahariana, sono costretti o a seguire le lezioni stipati in classi affollate, riempite ben oltre la loro capienza massima, o a fare lezione direttamente all’aria aperta, senza alcuna protezione in caso di intemperie atmosferiche. In Malawi per esempio, la media di studenti per classe è di 130 bambini. Spesso il problema è anche relativo alla mancanza di servizi essenziali, come l’acqua corrente e i servizi igienici. In Chad, solo 1 scuola su 7 ha accesso all’acqua potabile e 1 su 4 ha servizi igienici.
Nonostante i governi di molti paesi abbiano abolito le tasse scolastiche, per molte famiglie in condizioni economiche fragili la scuola rimane costosa e poco accessibile: uniformi, libri, penne, trasporti per raggiungere la scuola, tasse per sostenere gli esami, eventuali lezioni extra sono costi “nascosti”, che insieme, costituiscono una grande barriera per famiglie in gravi difficoltà economiche. Questo, spinge le famiglie a rimanere bloccate in un ciclo generazionale di povertà, senza avere la possibilità di riscattarsi e di poter intraprendere una strada diversa da quella dei propri genitori.
Nel mondo, oltre 61 milioni di bambini non hanno accesso all’educazione a causa di guerre e conflitti che hanno completamente distrutto le loro scuole. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, meno della metà di bambini rifugiati nel mondo frequenta la scuola e meno del 3% degli aiuti umanitari globali sono destinati all’educazione. Secondo un articolo del The Guardian, attualmente, nella striscia di Gaza non vi è alcuna forma di educazione, alcun sistema scolastico. Prima dell’inizio delle ostilità, vi erano circa 625mila bambini e ragazzi in età scolastica e ad oggi, nessuno di loro ha la possibilità di frequentare la scuola.
Troppo spesso, fare parte del “genere sbagliato”, può essere una condanna quanto si tratta di educazione. Nonostante sia riconosciuto come diritto universale, ad oggi, più di 100 milioni di giovani donne che vivono in paesi in via di sviluppo, non sono in grado di leggere. Inoltre, ad una donna adolescente su due, la possibilità di ottenere un’educazione è negata a causa di povertà, conflitti, discriminazioni e aspettative sociali nei confronti del genere femminile quali il lavoro domestico, il doversi prendere cura di tutti i membri della famiglia e fare figli in giovane età che scoraggiano molte giovani dall’intraprendere un percorso scolastico. Inoltre, piaghe sociali come il matrimonio infantile e le violenze sessuali sono ancora fortemente diffuse. Sondaggi hanno rilevato che tra il 15% e il 51% delle ragazze sotto i 18 anni ha subito violenza sessuale in Malawi, Nigeria, Zambia e Uganda proprio negli ambienti scolastici.