إن شَاءَ اللّة – INSHALLAH – Una storia sull’inconsapevolezza dei propri diritti
Tagounit, Marocco, 30 Giugno 2019, 41°.
«Forza, prendete più acqua possibile al bazar di fronte che da qui in poi sarà completo deserto». Così il ventunenne Nordim proveniente da Tagounit, l’ultima cittadina prima di entrare nel caldo secco del deserto del Sahara provenendo dal Nord del Marocco, invitava i turisti a fare provviste per i successivi due giorni, durante i quali avrebbe fatto da guida.
Il clima è di quelli festosi. I turisti sono emozionati all’idea di vedere, di sentire il luogo dove tutti si perdono e allo stesso tempo si ritrovano. E così, mentre i viaggiatori parlano tra loro si intravede da lontano l’arrivo di una jeep. Nordim si accerta che tutti i turisti si imbarchino, perché da quel momento avrà inizio l’incredibile viaggio alla scoperta del deserto.
Se per i viaggiatori inizia una nuova avventura, per Nordim inizia solamente un altro giorno di duro lavoro. Un lavoro che non avrebbe volut fare, che non ha scelto, ma a cui è stato abituato fin da piccolo – essendo nato in quei luoghi – influenzato da chi gli ripeteva che fosse il massimo a cui potesse aspirare e autoconvintosi che fosse il massimo che riuscisse a fare.
Lui, un ragazzo come altri, che sa dell’esistenza di altri Paesi solamente dalle varie lingue che parlano i turisti e che, come tutti i ragazzi delle sue parti, ha iniziato a parlare qualcosa di inglese, ascoltando qua e là, per farsi le ossa e per portare a casa qualche dirham, a volte ingannando anche i turisti.
E così, tra una thè e una passeggiata sui cammelli, cala la notte sul deserto. Nordim, si preoccupa di allestire un tavolo e preparare la cena, dopodiché vorrebbe andarsene lasciando soli i turisti, come se fosse uno schiavo, come se la sua presenza recasse disturbo.
Invitato a restare, si siede con l’intento di iniziare un discorso ispirato dallo stupefacente cielo marocchino. Lui, che dopo aver conosciuto a parole l’Italia, l’Inghilterra e la Germania, se n’è innamorato; lui che ha rivelato ai turisti di quanto ami viaggiare, anche se solo con il pensiero per una notte; lui che pensava che il mondo fosse poco più grande del suo deserto.
Il suo sorriso rivela molti lati nascosti, tra cui un’infanzia rubata, basata su ordini e diritti mancanti, rivela una vita difficile in cui le uniche parole chiave sono sopravvivere, mangiare e costruirti una tua personalità, circoscritto ad una realtà piccola, non fertile, e desertica. Una realtà dove i doveri di un ragazzo non sono andare a scuola o studiare, ma vendere o imparare un mestiere fin da subito, perché queste sono le tue uniche risorse, le tue uniche necessità.
Nordim ci lascia così, guardando il cielo riflettere orgogliosamente le sue stelle: «Tutto bello», dice Nordim «ma queste stelle e questa sabbia sono tutto ciò di cui ho bisogno».