Diritti dei minori: il quadro su traguardi e obiettivi del nuovo decennio
A trent’anni dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono stati registrati notevoli miglioramenti in tema di diritti, ma povertà, discriminazione, malnutrizione, malattie, sfruttamento e conflitti armati mettono a rischio l’attuazione di quanto sancito dal testo. La sfida che oggi coinvolge tutti non è negoziare nuove norme internazionali ma trovare i mezzi per mettere in pratica quelle già esistenti. In un mondo in cui le decisioni vengono prese dagli adulti, è responsabilità individuale e collettiva promuovere e tutelare i diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.
Firmata nel 1989 e ratificata da tutti i Paesi del mondo, tranne gli Stati Uniti, la Convenzione ha sancito per la prima volta che anche le bambine, i bambini e gli adolescenti sono depositari di diritti civili, politici e sociali, invitando i Governi ad adottare leggi e strumenti per la loro promozione e tutela, garantendo ai minori un nuovo protagonismo nell’agenda nazionale e internazionale degli Stati.
Il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, il diritto a non essere discriminati, il diritto a un’istruzione adeguata. Il diritto di essere bambini.
In materia di diritti del fanciullo, la comunità internazionale dispone di una normativa esauriente e universale ma non ancora pienamente attuata.
Principio di non discriminazione (Art.2). Le osservazioni finali del Comitato ONU al 10° rapporto del gruppo CRC sui diritti dell’infanzia rilevano in Italia un crescente tasso di discriminazione nei confronti di bambini e ragazzi con esperienze migratorie, principalmente minorenni stranieri non accompagnati e minorenni appartenenti a minoranze etniche come Rom e Sinti.
I dati rilevati dal Comitato in merito all’incremento degli episodi di discriminazione nei confronti dell’etnia Rom sottolinea quanto questo atteggiamento sia radicato in Italia e sottovalutato dall’ambiente politico.
Episodi di questo tipo sono stati individuati in tutte le regioni ed è comprovato che la discriminazione incida sulle condizioni di vita delle persone, in special modo dei minori, che risentono di questa disparità negli ambiti scolastico e sanitario, una criticità esasperata dalla mancanza di cittadinanza.
Per quanto riguarda i minorenni Rom, Sinti e Caminanti non sono disponibili dati sull’iscrizione e frequenza per l’ultimo anno scolastico: l’ultimo rapporto Miur in merito risale al 2014/15 e rileva 12.437 bambini Rom iscritti a scuola, un dato poco incoraggiante considerando che ad oggi la stima delle popolazioni Rom e Sinti si aggira tra 120.000 e 180.000 persone e che oltre la metà di loro sono bambini.
Per contrastare la dispersione scolastica è stato istituito il Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, Sinti e Caminanti che ad oggi coinvolge alcune scuole delle principali città italiane. Giusto per citare il caso di Roma, per l’anno scolastico 2018/2019 sono stati solo 117 gli alunni di etnia rom coinvolti nel progetto, a fronte dei 1.025 minori rom iscritti alla scuola dell’obbligo, e solo 7 su 72 gli istituti romani aderenti.
Superiore interesse del bambino (Art. 3). Le bambine, i bambini e gli adolescenti a bordo delle navi alle quali nei mesi precedenti è stato negato lo sbarco hanno assistito impotenti alla violazione di questo principio, dovendo aspettare giorni o settimane in condizioni critiche prima di poter essere accolti.
Nel caso specifico dei minori non accompagnati, il ragazzo o la ragazza che arriva nel nostro Paese diventa responsabilità della giurisdizione italiana “a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell’Unione Europea” […] “in ragione della loro condizione di maggiore vulnerabilità”, secondo quanto riportato dagli articoli 1 e 2 della Legge 47/2017 riguardanti le disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Nei fatti però, l’Italia deve ancora adottare i decreti attuativi e la legge e il sistema di accoglienza da questa deciso, decadono al compimento della maggiore età.
Il quadro si fa ancor più problematico per i casi di bambini e adolescenti apolidi, in quando l’apolidia non permette loro di accedere ai diritti civili, politici, economici, sociali e ai servizi che da questi dipendono.
L’Italia, nel quadro del diritto internazionale, ha l’obbligo di prevenire l’apolidia dei bambini e di affrontare i casi già esistenti. Da una parte la Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dei casi di apolidia del 1961 vincola l’Italia a tutelare i minorenni apolidi e a facilitare la loro integrazione, dall’altra la Convenzione europea sulla nazionalità del 1997 mira a facilitare l’acquisizione della nazionalità, ma non è ancora stata ratificata dal nostro Paese.
Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (Art.6). Save The Children sottolinea che «nel mondo tanti, troppi bambini continuano a morire ogni giorno perché non hanno cibo, acqua o cure mediche. E sono tantissimi quelli che non possono andare a scuola perché vivono in zone di guerra o perché sono costretti ad andare a lavorare, così come milioni di bambine e ragazze diventano adulte troppo presto perché costrette a sposare uomini spesso più grandi di loro». Si pensa che queste siano cose che accadono lontano dai nostri occhi, solo in paesi retrogradi e sottosviluppati. Si sbaglia.
Il report “Non ho l’età: matrimoni precoci nelle baraccopoli della città di Roma” realizzato da Associazione 21 Luglio riporta che tra il 2014 e il 2016, su un campione di 71 matrimoni analizzati il 77% aveva come sposi minorenni tra i 16 e i 17 anni e il 28% dei casi interessava minori tra i 12 e i 15 anni. Dati scioccanti se si considera che il tasso di spose bambine osservato supera il Niger (76%) ed è il tasso europeo più alto, che si distacca di gran lunga dal record detenuto finora dalla Georgia con il 17%.
Il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo è severamente minacciato dal cambiamento climatico: l’aumento delle temperature favorisce il diffondersi delle malattie, influisce negativamente sulla quantità e sulla qualità delle coltivazioni, l’intensità e la frequenza di disastri naturali creano insicurezza alimentare e idrica. Questi effetti avranno delle pesanti ricadute sulla popolazione mondiale, in particolare nelle zone più povere del globo, incrementando il fenomeno delle migrazioni forzate: secondo Save The Children 143 milioni di persone saranno costrette a spostarsi per ragioni legate al cambiamento climatico.
Ascolto degli interessi del bambino (Art. 12). Il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia fornisce un quadro scoraggiante, riferendo di un “deficit di attenzione del nostro Paese riguardo al tema della partecipazione dei minorenni”, definendola “occasionale” e “accessoria”. Le recenti manifestazioni che hanno visto coinvolti bambini e adolescenti, principalmente legate a tematiche ambientali, rappresentano chiaramente un campanello di allarme, una richiesta da parte loro. I ragazzi hanno voce e sanno come farsi sentire, sta agli adulti ascoltare. Il Comitato suggerisce all’Italia di favorire luoghi e modalità di incontro e dialogo, per far sì che la partecipazione giovanile non si limiti alle manifestazioni di piazza, e permettere ai ragazzi e alle ragazze di entrare a far parte del processo decisionale nazionale. Sicuramente la questione ambientale è cara a numerosi ragazzi, ma non è la sola. In famiglia, nelle scuole, nella comunità, è importante accogliere le richieste dei bambini e dei ragazzi, in particolar modo nei casi di violenza diretta e indiretta. Save The Children riferisce che i casi di maltrattamenti negli asili in Italia riguardano 1 bambino su 10, secondo il Comitato sono 427 mila i bambini testimoni di maltrattamenti all’interno delle mura domestiche. È dunque opportuno incoraggiare il dialogo con i minori e favorire il processo di rilevazione delle problematiche, per permettere di prevenire e neutralizzare gli abusi.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha impegnato i Governi ad adottare leggi e misure finalizzati a tutelare i diritti degli interessati, dettando le linee guida di intervento e gli standard da rispettare. Nonostante ciò, la Convenzione non è ancora pienamente attuata. Mezzi, strumenti e pratiche operative, questo è quanto l’Italia deve migliorare per adempiere agli impegni nei confronti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.