Ucraina, la scuola a distanza durante la guerra

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Da tre anni l’acronimo DAD è entrato a far parte del nostro vocabolario. Abbiamo sperato che questo triste capitolo della didattica a distanza, conseguenza della pandemia da COVID-19, si fosse definitivamente chiuso, ma non per tutti è stato così.

Per molti bambini ucraini la scuola a distanza non è finita.

Sono diversi, infatti, i bambini ucraini rifugiati che seguono lezioni scolastiche a distanza sia dal Paese d’origine, come stabilito dal governo Ucraino, sia nelle scuole dei Paesi ospitanti. La stessa sorte è toccata a Yurii e Veronica, due bambini fuggiti dall’Ucraina per via della guerra, assieme alle madri. Giunti in Italia nel mese di marzo, sono stati accolti nel comune salernitano di Pagani dall’organizzazione di protezione civile “Papa Charlie”. Le accoglienze registrate attualmente dalla suddetta associazione sono all’incirca 45, circa 35 invece sono i bambini presenti a Pagani e nei paesi limitrofi. 

Yurii ha completato l’anno scolastico a distanza, mentre Veronica ha proseguito il suo percorso scolastico in entrambe le modalità, destreggiandosi tra la DAD e la scuola in presenza qui in Italia. Le insegnanti, vero pilastro educativo della società ucraina, sono state straordinarie sia con i bambini sia con i genitori, non solo dal punto di vista didattico ma anche per il supporto psicologico. Nonostante l’improvviso svuotamento delle classi e le continue sirene d’allarme, hanno continuato a fare lezione garantendo così la continuità didattica e soprattutto un po’ di “vita normale”.

Abbiamo posto alcune domande a Valentina Lebid, maestra della scuola elementare di Vinnytsia. Durante la conversazione facevano da sottofondo i rombi degli aerei da guerra. La maestra Lebid aveva appena finito di fare lezione di recupero a una bambina, ora ospitata in Francia, che aveva perso molti giorni di scuola a causa della guerra.

Com’è ora la situazione scolastica in Ucraina?

Siamo andati in DAD all’inizio della guerra perché la scuola non è un luogo sicuro e quando si attivano le sirene non c’è un posto per ripararsi. Ora l’anno scolastico è terminato, ma noi non abbiamo mai smesso di fare lezione.

Come ha reagito alla notizia che si sarebbe dovuto continuare a fare lezione nonostante la guerra?

Sinceramente non ho incontrato molte difficoltà perché provenivamo già da due anni di pandemia, in cui abbiamo usato questo metodo. Le problematiche sono state più di origine emotiva, perché la guerra, a differenza del COVID, è qualcosa di molto più forte, che produce un impatto devastante, soprattutto dal punto di vista psicologico. Quando suona la sirena i bambini hanno paura e si nota sui loro volti la preoccupazione.

Poi abbiamo chiesto ad alcune madri la loro opinione.

Mi parlate del vostro anno scolastico?

Ci sono state diverse difficoltà, ha risposto la madre di Yurii. Suonavano sempre le sirene e di conseguenza le lezioni erano spesso interrotte. Quindi l’anno scolastico è passato con un po’ d’ansia e tanta paura. Le maestre, che sono state eccezionali dal punto di vista educativo e umano, ai fini del recupero delle lezioni perdute hanno assegnato anche i compiti per l’estate. Durante i mesi in DAD lo scambio del materiale scolastico, dai libri ai compiti si è svolto tutto via mail.

Quando sono arrivata in Italia prosegue la madre di Veronica ho iscritto mia figlia nella scuola pubblica, perché quando siamo scappate, il 24 febbraio, non erano ancora iniziate le lezioni online però, nonostante tutto, con un po’ di pazienza abbiamo imparato ad adattarci. E così mia figlia, con qualche sacrificio, è riuscita a completare la quarta elementare che, per fortuna, è riconosciuta in entrambi gli Stati. Ovviamente l’anno scolastico non si è svolto in modo equilibrato, ma abbiamo cercato di fare tutto il possibile per assicurare ai nostri figli un clima abbastanza “sereno”. Mia figlia Veronica, per fortuna, si è sentita accolta nonostante le difficoltà della lingua. Prima aveva la mancanza dell’Ucraina, soprattutto della sua casa, degli amici e delle sue cose personali. Adesso, grazie allo spirito di accoglienza della città di Pagani, sta ritornando a essere una bambina, non dico con la normale spensieratezza dell’età, ma sicuramente con più tranquillità.

Qui a Pagani è stato istituito un programma di supporto per far imparare la lingua italiana ai bambini?

No, purtroppo non c’è ancora un programma strutturato in tal senso, ma solo iniziative sporadiche sostenute da associazioni locali. Nel caso di Pagani le lezioni di lingua italiana sono svolte dalla protezione civile territoriale “Papa Charlie”, di concerto con il Comune. Finora sono state fatte lezioni solo per un mese. Speriamo di continuare.