Il valore e la bellezza di studiare la lingua cinese
Studiare lingua cinese, la lingua “del futuro”. Irene e Clara sono due studentesse di Lingue per l’Impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Entrambe, tra le lingue previste nel curriculum universitario, hanno inserito il cinese.
Come e quando avete cominciato a studiare il cinese mandarino?
C – Ho intrapreso lo studio della lingua al liceo Legnani di Saronno. Noi 2000 siamo stati i primi ragazzi ad affrontare un percorso quinquennale di studio del cinese.
I – Ho iniziato in seconda media, perché i miei genitori mi avevano proposto di iniziare a studiare una lingua diversa. Ho proseguito i miei studi all’Istituto “Caelis” di Udine.
Nel pensiero generale, il cinese è una delle lingue più difficili da imparare. Il vostro primo approccio alla lingua com’è stato?
I – Particolare. Da subito ho percepito la bellezza di questa lingua, il suono e la forma di scrittura mi affascinavano molto, la meraviglia che ho provato fin dall’inizio per il cinese è stato il motore per superare le difficoltà tecniche iniziali.
C – È stato abbastanza guidato, ho iniziato durante il primo anno di liceo con professori che sapevano come impartirci le lezioni e quale fosse la quantità di lavoro adeguata a raggiungere i nostri obiettivi. È una lingua che richiede moltissimo impegno ma me ne sono subito innamorata.
Clara, durante il liceo hai frequentato un anno scolastico all’estero, giusto?
C – Sì, ho trascorso il quarto anno all’estero con l’associazione Intercultura, a Pechino. Durante la settimana risiedevo nel dormitorio della scuola con altri studenti stranieri e nel weekend tornavo dalla mia host family. La scuola è molto diversa, cambia tutto, per esempio orari e modalità di insegnamento. Ho frequentato una scuola professionale, il che mi ha dato la possibilità di approfondire diversi aspetti della cultura cinese: calligrafia, yoga, tai chi, cucina cinese tradizionale. È stata un’esperienza molto formativa e intensa.
Cos’hai riportato con te in Italia dal tuo anno all’estero?
C – Alcune valigie piene di thè cinese sottovuoto, un bagaglio di esperienze che non mi lasceranno mai, nuove amicizie in giro per il mondo: in Thailandia, Cina, Francia, Russia. Forse la cosa per me più importante è stata la possibilità di avere a che fare con altri ragazzi stranieri, ognuno con la propria visione del mondo e le proprie idee.
Irene, nel 2018 hai preso parte al Chinese Bridge, una competizione mondiale di lingua e cultura cinese. Com’è stata l’esperienza?
I – Un giorno di gennaio la mia professoressa di cinese ha fatto sapere alla classe che, la settimana dopo, ci sarebbe stata una competizione. Io e una mia compagna abbiamo deciso di partecipare e in una settimana abbiamo preparato tutto il materiale richiesto, tra cui uno speech e una scenetta teatrale. Siamo riuscite a passare la fase regionale e abbiamo cominciato a studiare per la nazionale, tenutasi a maggio a Pisa. Se all’inizio tenevo tantissimo a partecipare, poi ho realizzato di voler vincere, ottenere il massimo. Arrivammo quarte, superate da ragazzi che avevano già passato mesi all’estero: sentirli parlare cinese in modo così fluente e naturale, quasi fosse la loro lingua madre, mi ha fatto realizzare che avrei voluto raggiungere i loro stessi risultati e dimostrare quanto il cinese fosse importante per me.
Il 20 marzo hai pubblicato, sull’account Instagram @chineseallaroundus, un video in cui parlavi della situazione italiana in piena quarantena e degli aiuti ottenuti dalla Cina. Come ti è venuta in mente l’idea del video?
I – Uno dei ragazzi che aveva vinto il Chinese Bridge nel 2018 aveva pubblicato a sua volta un video dove spiegava, in cinese, la situazione italiana. Ho voluto realizzare anche io un video per portare un mio messaggio, raccontare la mia esperienza di quarantena, evidenziare l’amicizia crescente tra Italia e Cina, chiaramente tutto in lingua cinese.
Che tipo di risposta hai ottenuto?
I – La mia attuale professoressa di cinese mi ha messa in contatto con l’Istituto Confucio, che ha pubblicato il video sul suo sito e lo ha inserito nel carosello durante la Giornata Internazionale degli Istituti Confucio, e con il giornale online cinese Haiwainet.
Quest’anno si celebreranno i cinquant’anni dall’inizio delle relazioni bilaterali tra Roma e Pechino: alla luce dei recenti accadimenti, come si sta evolvendo il rapporto tra l’Italia e la Cina?
I – Io ci terrei a sottolineare che il rapporto tra Italia e Cina riflette la complessità delle loro culture e della loro storia. L’evolversi di questo rapporto è complicato e comprende diverse fasi, ma nel complesso è un crescendo. Un esempio è la Nuova Via della Seta, che dovrebbe collegarsi al porto di Trieste. Per me è una grandissima dimostrazione dell’amicizia tra Italia e Cina.
C – Credo che questa situazione di difficoltà sia un incentivo, un’opportunità per rafforzare queste relazioni, continuare a cooperare e comunicare.
Quanto pensate sia importante lo studio dellalingua cinese nel mondo d’oggi?
I – Tutti dicono che il cinese è la lingua del futuro, ormai metà della popolazione mondiale è cinese e il ruolo economico, istituzionale e politico dalla Cina è importante. Secondo me è fondamentale non solo come lingua in sé, ma anche nell’ambiente lavorativo. Sono estremamente grata della fortuna che ho di poter fare della mia passione il mio lavoro.
C – Credo che ogni studente di cinese si sia sentito dire almeno una volta “ah, ma tu sei fortunato, non avrai difficoltà a trovare un lavoro”. Nel panorama economico mondiale la Cina ricopre un ruolo importante, avere nel curriculum lo studio di una lingua come il cinese può essere molto vantaggioso. Da un punto di vista linguistico la tecnologia potrà essere molto utile, ma rimarrà sempre importante una figura che sia in grado di mediare a livello culturale.
Quest’anno state prendendo parte entrambe al Chinese Bridge. Perché avete deciso di partecipare?
I – L’opportunità ci è stata offerta dall’università a inizio anno, ci stiamo preparando già da settembre. Ho pensato di poter tranquillamente mollare, perché la partecipazione a questa gara sarebbe stata un impegno non indifferente. Mi sono però fermata a riflettere, e ho pensato che ancora una volta, come nel 2018, il Chinese Bridge sarebbe stato un’opportunità formidabile per proseguire nello studio.
C – Sono mesi che ci impegniamo per prepararci ad affrontare questa gara. Detto questo, e considerato lo sforzo fatto, quando ci è arrivata la notizia che la competizione si sarebbe fatta, anche se online, ci siamo dette entrambe che una persona intelligente non avrebbe buttato via una tale occasione.
Com’è stato il processo di selezione per il Chinese Bridge e come andrà a svilupparsi il concorso?
I – C’è stata una gara interna all’Istituto Confucio della Cattolica di Milano. Si è tenuta online, secondo le modalità comprese anche dalla gara nazionale finale: domande di cultura e storia cinese, domande su un argomento di attualità, uno speech e la dimostrazione di un talento, purché collegato al mondo cinese.
Mi avete parlato di talenti collegati al mondo cinese. Cosa state preparando a riguardo?
I – Quest’anno farò un talk show in cinese, che
andrà a comprendere sia delle abilità di recitazione che la lingua cinese.
C – Essendo molto interessata alla tradizione, alla storia e alle differenze culturali ed etniche anche all’interno della Cina stessa, ho deciso di portare in gara un’esibizione in cui canterò e ballerò su una canzone di un’etnia minoritaria.
Come (e dove) vi vedete tra cinque o dieci anni?
I – Vorrei fare un percorso di studio in Cina, ma tra cinque o dieci anni. Mi vedo a lavorare in Italia, parlando e scrivendo in cinese, contribuendo alla costruzione di rapporti tra Italia e Cina e mantenendo vivi quelli che già ci sono.
C – Mi piacerebbe avere la possibilità di avere rapporti con persone da tutto il mondo, mettendo in campo conoscenze linguistiche e culturali.
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