La poesia al tempo del Coronavirus
Il 21 marzo di ogni anno si celebra la giornata mondiale della poesia. In questi giorni, nel pieno dell’emergenza nazionale causata dal Coronavirus, la poesia ha rivendicato il suo ruolo di strumento “alla portata di tutti”, poiché nei momenti di difficoltà e incertezza l’uomo trova rifugio nell’arte.
Nella sua raccolta La poesia oggi, pubblicata nel 1971, Sebastiano Vassalli esprime la propria “certezza che, anche se è stata scritta della grande poesia nelle epoche passate, ancora molta ne rimane da scrivere”. Quello sul destino della poesia nella società dei media è un dibattito che, a partire dalla fine del Novecento, è sempre stato al centro delle contese in campo letterario. Basti pensare al celebre discorso tenuto in merito da Montale nel 1971, al ritiro del Premio Nobel per la Letteratura che gli era stato conferito. Sia nella riflessione dell’autore de ‘La chimera’ che in quella di Montale ci imbattiamo in una visione ottimistica del futuro del genere lirico.
Entrambi ammettono che il ruolo della poesia, nella società contemporanea è decisamente cambiato, ma non è di certo scomparsa. Vassalli ritiene che la poesia di oggi non possa più definirsi “arte”, in quanto non si pone l’obiettivo di incantare o ingannare il lettore, ma si basa invece su un linguaggio chiaro. Nella poesia ‘La poesia oggi’, contenuta nell’omonima raccolta, il poeta genovese si sofferma su come la poesia, rompendo gli schemi, abbia preso il sopravvento su ogni ambito della nostra vita:
La poesia oggi — questa sì, io la posso indicare,
Sta nei grandi magazzini, nei settimanali illustrati,
Nella pubblicità al cinema, nelle facce della gente […]
La poesia è quindi ovunque. Non è stata spazzata via dall’avvento della televisione, di Internet, dei social. È solo mutata. E per capirlo è sufficiente ricordare il Premio Nobel della Letteratura 2016, conferito a Bob Dylan.
La decisione della fondazione svedese di dare il premio a un cantautore fu ben presto contestata, ma è di certo un esempio lampante delle nuove capacità e forme di espressione della lirica. È assurdo infatti credere che la poesia sia svanita in un mondo come il nostro, dove l’avvento della tecnologia ha permesso una diffusione del materiale letterario come mai accaduto prima. È assurdo perché, lo dice anche Montale, “la poesia è l’arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto”.
Il rapporto dell’uomo con la poesia, a detta di Montale, è quanto di più spontaneo esista. E se questo è vero in un clima di benessere, lo è ancora di più qualora questo vada a mancare. Nei periodi di difficoltà e incertezza, l’uomo si rifugia nell’arte, l’unico luogo in cui poter dare libero sfogo al proprio turbamento, nonché in cui trovare un distacco dalla realtà. Robert Frost disse che il processo poetico comincia “con un nodo in gola, con una sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, con la nostalgia, con il cuore spezzato”. E forse l’apparente scomparsa della poesia si è celata proprio dietro a questo, alla mancanza del ‘nodo in gola’, mancanza che caratterizza la nostra società da molto tempo.
Noi giovani italiani infatti, al contrario dei nostri nonni, abbiamo avuto il privilegio di vivere in un periodo storico privo di guerre ed epidemie, e non appena il ‘nodo in gola’ si è fatto sentire, con questo si è palesata la poesia, che ha dimostrato il proprio ruolo chiave nelle nostre vite. All’alba di una crisi nazionale – quella rappresentata dal virus covid-19 -, la poesia ha rivendicato il suo ruolo di strumento “alla portata di tutti”.
Lo dimostra il progetto ‘Poetry in sDreaming’, ideato da Claudio Pozzani, direttore artistico del Festival Internazionale di Poesia ‘Parole spalancate’ di Genova. Pozzani ha rivolto il suo appello a poeti nazionali ed internazionali perché registrassero dei video in cui recitavano le loro poesie, in modo da sottolineare l’importanza della poesia in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo. Al progetto, che è andato in streaming sulla pagina Facebook del festival a partire dal 13 marzo, hanno già aderito molti poeti, tra cui Milo De Angelis e Paolo Ruffilli.
E l’invito di Pozzani non è il solo ad essere stato rivolto agli italiani in questi giorni. Alessandra Prospero, coordinatrice della Compagnia dei Poeti dell’Aquila, ha aperto la rubrica giornaliera “La poesia in tempo di emergenza: spunti poetici per reagire all’isolamento da Coronavirus”. Prospero pubblicherà quotidianamente sul giornale online ‘Il Capoluogo d’Abruzzo’ poesie non autografe per riflettere sulla attuale situazione di emergenza.
Ecco quindi che ancora una volta l’ansia – o, se si preferisce, la noia da reclusione forzata – riporta la poesia in primo piano. Anche Shakespeare, in seguito allo scoppio della peste di Londra e alla conseguente chiusura dei teatri si rifugiò nella poesia, pubblicando ‘Venere e Adone’ nel 1593. E se ha preso pure il bardo in un momento di crisi, chi siamo noi, comuni mortali, per provare a liberarci dalla stretta della poesia? Perciò, in attesa che la situazione migliori, anche noi possiamo abbandonarci a questa per trovare qualche risposta. O, semplicemente, per renderle omaggio.