Semplicemente donna
La discoteca ha chiuso e devo tornare a casa.
Di solito divido un Uber con qualcuno, ma ‘sta sera le ragazze che abitano nel mio quartiere hanno deciso di aspettare i mezzi al McDonald’s. Se le seguissi dovrei aspettare un’ora prima di tornare a casa. Se tornassi da sola dovrei camminare solo una ventina di minuti. L’unica cosa che voglio è struccarmi prima di stendermi nel silenzio della mia camera. Invece davanti a me ho un bivio: rimandare il riposo in cambio della sicurezza o rimandare le preoccupazioni in cambio del riposo? Pillola rossa o pillola blu?
Ho scelto di tornare a casa.
Mentre cammino mi dico che la città in cui abito è abbastanza sicura: nessuno mi ha mai seguito, urlato contro o toccata. Bella consolazione.
Devo tenermi impegnata la testa per questi venti minuti. Oscillo tra il dubbio di essere rapita da un momento all’altro, alla rabbia per il primo dubbio.
Chi ha deciso che una parte cosi grande della popolazione debba spendere più per l’Uber che per la serata?
Non si può continuare a vivere così, bisogna che qualcosa cambi. Da dove iniziare?
Lezione di educazione affettiva nelle scuole. “Queste femministe vogliono inculcare l’idea del sesso nei bambini”
Spray al peperoncino. “Le femministe si lamentano delle violenze e poi sono le prime a fare del male”
Sensibilizzazione tramite i canali social. “Ormai si parla solo di questo”.
Confrontarsi con le colleghe. “Attenta che lo stipendio ti serve”
Rispondere a quello che ti fischia per strada. “E fattela una risata”
Rifiutare di uscire con uomini sessisti. “Si possono avere due opinioni diverse e un’ottima chimica”
Non ridere alla battuta del tuo amico. “Oh Giu’ non sarai una di quelle femministe lì?”
Parlarne in famiglia. “Sai che poi litighi con lo zio, lascialo perdere.”
Sento il rumore di un auto. Se si avvicina mi metto a urlare. C’è qualcuno nei paraggi che può sentirmi? No, nessuno. Allora forse se tengo il telefono a portata di mano faccio in tempo a chiamare Fra che ha promesso di rispondere. Avrò il tempo di chiamarlo? No, non credo. Allora è meglio se preparo la chiamata di emergenza.
La macchina non ha accostato.
Lo stress fa di nuovo spazio alla rabbia.
Perché essere femministe deve essere una penalità, un malus? Se dobbiamo considerarlo un tratto della nostra personalità, almeno lasciateci esprimerlo.
Perché dobbiamo giustificarci quando parliamo di femminismo?
Perché siamo obbligate a definirci femministe?
Sono stanca di dire che sono femminista. Femminista non può essere uno stigma.
Io sono una donna che vuole essere libera, non sono femminista.
Sono una donna che non vuole pagare un autista per tornare a casa, non una femminista.
Sono una donna che non vuole più avere paura, che vuole le stesse opportunità lavorative, che vuole dei figli o forse no, che li vuole in modo naturale o forse no, che vuole provare piacere, che vuole mostrarsi o coprirsi. Non una femminista.
Cosa vuol dire essere femminista? Credere che tutti gli esseri umani abbiano gli stessi diritti e doveri? Allora perché non siamo tutti femministi? L’unica spiegazione è che non tutti abbiamo provato queste sensazioni o che a qualcuno è stato insegnato ad accettarle, a gestirle, a farne un vanto.
Mi chiudo la porta dietro veloce, controllando che nessuno mi abbia vista entrare. Perché devo essere come una ladra in casa mia?
Scrivo alle amiche che non mi è successo nulla nel tragitto. Mi rispondono che almeno avrei potuto chiamarle mentre camminavo. A me questa idea che stare al telefono ti salvi non convince: al massimo crea un testimone in più a cui sceglieranno di non credere.
La rabbia lascia spazio alla stanchezza.
“La mia donna non lavora perché io guadagno abbastanza”.
“La mia donna non va a ballare senza di me. Di lei mi fido, ma so come sono fatti gli uomini.”
“Ale mi dimostra quanto ci tiene. Mi chiama cinque volte al giorno per sapere cosa sto facendo.”
Non sono la tua donna, questo non è normale e io non sono una femminista. Sono arrabbiata, stanca, spaventata e, la paura spinge ad agire.
Se è questa la definizione di femminista allora forse si, la sono. Anzi, la devo essere. Devo fare la mia parte. Mia mamma ha dovuto essere femminista. Mia figlia dovrà essere femminista.
Preferirei essere semplicemente una donna. Semplicemente una persona, in un mondo che semplicemente non fa differenze.