Fuggire dal cambiamento climatico: il caso del Sahel

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Il Sahel è una regione dell’Africa subsahariana che si estende attraverso i territori di Senegal, Mali, Mauritania, Niger, Burkina Faso, Ciad e Sudan. In questa regione si registra, da diversi anni, un fenomeno comunemente conosciuto come “desertificazione”: una dinamica climatica che porta alla degradazione del suolo e quindi alla creazione di un effettivo deserto. Di conseguenza, nel 2017 la regione ha affrontato punti preoccupanti, infatti è stata colpita da una grave siccità che ha portato alla diminuzione della vegetazione e ha provocato la morte del bestiame della gente locale. Infatti, nel Sahel le diverse attività economiche sono strettamente legate e alle caratteristiche delle aree geografiche. L’allevamento è maggiormente praticato nelle aree settentrionali, mentre nelle zone meridionali la forma di sostentamento più diffusa è la coltivazione dei cereali. Gli eventi climatici hanno messo a repentaglio il sostentamento di migliaia di persone, costringendole ad abbandonare le terre e migrare in zone considerate più sicure. 

Oltre al cambiamento climatico, i Paesi del Sahel si trovano ad affrontare sfide di carattere politico-sociale. Infatti, questa regione è caratterizzata da conflitti armati e da violenze di ogni genere, che hanno portato alla creazione di una situazione incerta per i suoi abitanti, i quali si trovano a rischio di sopravvivenza a causa della carenza di infrastrutture igienico-sanitarie adeguate. 

In seguito a questi eventi, l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati, ha sottolineato che nella  regione del Sahel gli sfollati sarebbero 838.548 in Burkina Faso, 218.536 in Mali e 226.700 in Niger. Questi dati ci mostrano come il cambiamento climatico, sommato agli squilibri politico-sociali interni, possa portare alla compromissione dei diritti umani. Di conseguenza, questi fattori portano inevitabilmente alla crescita del flusso delle migrazioni: solo nel 2024 più di 3,3 milioni di persone sono state costrette a fuggire.Frequentemente i rifugi temporanei si rivelano luoghi poco sicuri. Secondo i dati delle indagini condotte nel primo trimestre del 2024 dall’UNHCR, gli sfollati e le comunità ospitanti hanno segnalato furti, attacchi ai civili e violenza di genere tra i principali pericoli. In particolare, sono le donne e i bambini ad essere maggiormente soggetti a violenze, sfruttamento e tratta. 

Come testimonia la vicenda di Salamatou – nome cambiato per proteggerne l’identità – intervistata per Save the Children, a undici anni è stata costretta a fuggire a seguito di numerose violenze. Ha raccontato di aver avuto molta paura, soprattutto dopo l’omicidio del padre. Per fortuna, a scuola ha potuto trovare conforto e un rifugio sicuro.

Secondo quanto riportato da Save the Children, il numero di bambini costretti a fuggire dalle proprie case è passato da circa 321.000 nel 2019 a circa 1,8 milioni oggi. Vishna Shah, direttrice regionale di Advocacy di Save the Children, ha dichiarato che la situazione attuale del Sahel è una delle peggiori emergenze umanitarie al mondo. Si tratta di una catastrofe che coinvolge milioni di persone, costrette a fuggire in conseguenza della combinazione tra i conflitti e cambiamento climatico. 

Per risolvere questa situazione è fondamentale che la comunità internazionale metta in atto scelte adeguate a garantire un futuro migliore a milioni di persone nel Sahel.