Dai centri di accoglienza a una famiglia

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I dati più recenti di Eurostat e del ministero dell’Interno indicano che tra gennaio e settembre 2024 9.903 minori stranieri non accompagnati hanno presentato richiesta di asilo o protezione internazionale nel territorio italiano. Nonostante questa cifra rappresenti un calo rispetto al totale dello scorso anno, il numero rimane elevato e continua a rappresentare una sfida per le autorità nella gestione di soggetti particolarmente vulnerabili.

La maggior parte di queste persone proviene da Siria, Afghanistan ed Egitto, dunque da paesi a prevalenza araba e di religione musulmana. In particolare, Siria e Afghanistan si trovano in condizioni critiche a causa di conflitti interni e guerre, che influenzano fortemente la vita e le prospettive di realizzazione dei giovani. La distribuzione dell’età mostra una prevalenza di giovani migranti tra i 15 e i 17 anni, seppure non manchino un buon numero di bambini e di neonati, spesso nati durante i difficili viaggi che portano le persone a lasciare i loro paesi per dirigersi verso i principali porti da cui ci si imbarca verso l’Europa: Tunisia e Libia.

Poiché si tratta di persone minorenni, essi sono automaticamente tutelati dall’ordinamento italiano con particolari premure. Molti di questi ragazzi, tendenzialmente maschi, vengono collocati in comunità di minori sotto la supervisione di assistenti sociali e funzionari pubblici. Tuttavia, si tratta di numeri molto grandi e spesso difficili da gestire. In un incontro in collaborazione con Caritas tenutosi nel settembre 2024, il Comune di Milano ha riportato di gestire più di 2.000 minori, spesso in situazioni che non consentono l’attenzione personalizzata di cui avrebbero bisogno.

Recentemente, ci si è resi conto dell’utilità che potrebbe avere anche per i minori stranieri non accompagnati il tradizionale sistema di tutela del nostro ordinamento quando mancano figure genitoriali idonee: l’affido. Nel panorama normativo italiano, l’affido familiare si basa sulla tutela dell’interesse superiore del minore, garantendogli il diritto di vivere in un ambiente familiare stabile e sereno. Tuttavia, nell’attuare tali nobili obiettivi, è necessario tenere conto delle differenze significative che coinvolgono i minori. Le necessità cui far fronte sono radicalmente differenti nel caso di bambini o adolescenti di nazionalità italiana, con una conoscenza già solida della lingua e della cultura del nostro paese, rispetto a giovani prossimi alla maggiore età che si trovano sul territorio senza punti di riferimento costanti e che spesso non hanno gli strumenti per perseguire l’integrazione auspicata.

La c.d. Legge Zampa del 2017 già sottolineava l’importanza fondamentale dell’affido da questo punto di vista. Questa legge mira a proteggere i minori stranieri non accompagnati attraverso misure specifiche di tutela e assistenza, riconoscendo l’importanza di un ambiente familiare anche per coloro che sono prossimi all’età adulta. Chi meglio di una famiglia può prendersi cura di un minore solo e può fornirgli gli strumenti per scegliere consciamente il tipo di vita che vorrà perseguire in futuro? Molto spesso infatti, i giovani migranti che raggiungono il nostro paese finiscono con il legare principalmente con altri minori della stessa nazionalità e non hanno mezzi per godere pienamente del loro diritto all’ascolto o all’istruzione.

Come evidenzia l’avvocata e tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati Maria Teresa Merendino, vivendo con una famiglia i minori imparano la lingua italiana molto più velocemente, mostrando risultati incredibili. Si inseriscono più facilmente nel contesto educativo e possono stringere amicizie sia fra coloro con cui condividono l’origine, sia con i giovani italiani. Nell’affido familiare di un minore straniero non accompagnato, infatti, l’obiettivo è quello di offrire al minore accoglienza temporanea in modo da supportarlo nel suo percorso verso l’indipendenza e l’autonomia (non solo economica).

La maggior parte dei minori che raggiunge il nostro paese in età compresa fra i 15 e i 17 anni ha già chiaro di voler trovare un lavoro che garantisca una certa indipendenza e l’esperienza in comunità è spesso inadeguata da questo punto di vista. Infatti, seppure fornisca le basi per inserirsi nel contesto sociale e lavorativo italiano, non può costruire un percorso individualizzato per il minore. Avere una famiglia che si prenda cura della persona è totalmente diverso. L’affido familiare consente, infatti, un approccio personalizzato che può adattarsi alle esigenze e alle aspirazioni individuali dei minori, oltre che presentare modelli comportamentali alternativi.

Inoltre, confrontarsi con culture e storie differenti può essere d’aiuto anche alle famiglie stesse nello scardinare diffusi pregiudizi e nell’instaurare un dialogo da cui entrambe le parti possano uscire arricchite. Numerose famiglie che hanno partecipato a progetti di affido hanno dovuto scontrarsi svariate volte con i minori loro affidati, prima di riuscire effettivamente a incontrarsi. Come sempre, c’è chi ci è riuscito meglio e chi peggio, ma si tratta in ogni caso di storie di crescita e maturazione.

La particolare vulnerabilità di questi minori li rende forse soggetti più difficili da accogliere, ma proprio per questo è ancora più importante che vengano forniti loro tutti gli strumenti di cui il nostro stato si è fatto carico a livello legale e politico, affinché la loro crescita sia basata sull’ascolto e sulla comprensione e possano sentirsi parte della società italiana senza timore di discriminazioni legate alla loro origine o alle circostanze in cui sono arrivati nel nostro paese.

Serve fare sia una corretta informazione su questo tipo di strumenti, sia un’appropriata formazione affinché vengano applicati concretamente, tenendo in considerazione anche eventuali forme di affido omoculturale e coinvolgendo famiglie provenienti dallo stesso paese del minore e già integrate sul territorio italiano, anche per superare eventuali diffidenze e ostacoli iniziali. Ogni minore merita di essere accompagnato adeguatamente verso l’età adulta e l’affido può rivelarsi un ottimo modo per realizzare questo obiettivo.