Oltre il turbante: i Sikh in Italia

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Oggi, camminando per le strade delle città italiane, è sempre più comune incontrare persone con il turbante e lunghe barbe o bambini con acconciature insolite. Molti di questi volti appartengono alla comunità Sikh, dove gli uomini portano il cognome Singh e le donne Kaur. Ma chi sono davvero i Sikh?

Il turbante, indossato sia da uomini che donne, non è un accessorio di moda, ma un simbolo profondo della loro identità e dei loro valori. Rappresenta regalità, onore e responsabilità. È un segno di appartenenza alla loro comunità e di impegno verso la protezione e la giustizia per tutti. Ogni turbante racconta una storia di sacrifici fatti in nome del Sikhismo.

La particolarità dei cognomi Singh e Kaur risale a un’importante decisione presa dal decimo Guru, Guru Gobind Singh Ji. In passato, in India, i cognomi identificavano la casta di appartenenza, creando divisioni sociali tra chi era considerato superiore e chi inferiore. Guru Gobind Singh Ji decise così che tutti i maschi Sikh avrebbero portato il cognome Singh e tutte le femmine Sikh, Kaur, eliminando così le distinzioni di casta e promuovendo l’uguaglianza tra tutti i membri della comunità.

Questi dettagli rivelano una realtà ricca di significato e impegno.

I Fondamenti del Sikhismo

La religione Sikh, nata nel Punjab nel XV secolo, è una delle più giovani al mondo. Il termine “Sikh” significa discepolo, colui che impara. Fondata da Guru Nanak Dev Ji, il Sikhismo promuove valori di uguaglianza, giustizia sociale e servizio disinteressato, noto come seva.

I Sikh credono in un unico Dio e seguono gli insegnamenti dei dieci Guru, raccolti nel sacro Guru Granth Sahib. Questi insegnamenti enfatizzano la ricerca della verità, la protezione dei deboli e la promozione della pace e della convivenza pacifica. Tre principi fondamentali guidano la vita dei Sikh: meditare sul nome di Dio (Naam Japna), vivere onestamente (Kirat Karni) e condividere con gli altri (Vand Chakna).

Il Sikhismo rifiuta qualsiasi forma di disuguaglianza, promuovendo invece l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla casta, dal credo o dal genere. Un esempio tangibile di questo impegno è la tradizione del langar, la cucina comunitaria gratuita presente in ogni gurdwara (tempio Sikh), dove chiunque, senza distinzione, può ricevere un pasto quando vuole.

La storia del Sikhismo è segnata da numerosi sacrifici fatti per proteggere i valori della giustizia e della libertà religiosa. Guru Arjan Dev Ji, il quinto Guru, fu torturato a morte per aver difeso la sua fede. Guru Tegh Bahadur Ji, il nono Guru, sacrificò la propria vita per proteggere la libertà religiosa degli altri, in particolare degli indù perseguitati dall’Impero Mughal.

Un momento particolarmente significativo e doloroso nella storia del Sikhismo riguarda Guru Gobind Singh Ji, il decimo Guru, che sacrificò i suoi quattro figli per la difesa della fede e dei principi Sikh. I suoi due figli maggiori, Ajit Singh e Jujhar Singh, morirono eroicamente in battaglia contro le forze Mughal. I suoi due figli minori, Zorawar Singh e Fateh Singh, furono brutalmente murati vivi dopo aver rifiutato di rinunciare alla loro fede. Questo immenso sacrificio è un simbolo potente del coraggio, della dedizione e della resilienza dei Sikh.

Un’altra delle pagine più oscure della storia recente dei Sikh è il genocidio del 1984. Dopo l’assassinio del primo ministro indiano Indira Gandhi da parte delle sue guardie del corpo Sikh, violenze di massa furono scatenate contro la comunità Sikh in diverse città dell’India. Migliaia di Sikh furono brutalmente uccisi, le loro case e attività distrutte, e molti furono costretti a fuggire dalle loro abitazioni. Questo evento traumatico ha segnato profondamente la comunità Sikh e continua a influenzare le dinamiche sociali e politiche in India.

Il genocidio del 1984 è un doloroso promemoria dei sacrifici fatti dai Sikh per la loro fede e dei continui sforzi per ottenere giustizia e riconoscimento per le atrocità subite. Nonostante queste sfide, la comunità Sikh continua a prosperare e a contribuire in modo significativo alla società, mantenendo vivi gli insegnamenti dei loro Guru attraverso azioni quotidiane di bontà e altruismo.

I Sikh in Italia

La presenza Sikh in Italia ha radici profonde che risalgono alla prima metà del XX secolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti soldati Sikh hanno combattuto al fianco delle forze alleate in Europa, compresa l’Italia. Dopo la guerra, alcuni di loro hanno scelto di rimanere, gettando le basi per le future generazioni. Durante la campagna d’Italia (1943-1945), i soldati Sikh, arruolati nell’Esercito Anglo-Indiano del Raj britannico, combatterono insieme ai loro connazionali induisti e musulmani nella Ottava Armata Britannica. Parteciparono a battaglie decisive come quella del Sangro, la battaglia di Cassino, la liberazione di Roma e Firenze, e lo sfondamento della Linea Gotica. I reggimenti Sikh e la Brigata Gurkha si distinsero per il loro coraggio contro l’Esercito tedesco e le forze della Repubblica Sociale Italiana, dalla prima offensiva sulla Linea Gotica (agosto 1944) fino alla battaglia del Senio (aprile 1945).

Quasi 50.000 soldati anglo-indiani, molti tra i 18 e i 22 anni, combatterono per liberare l’Italia. Di questi, il 50% riportò ferite e 5.782 persero la vita. Un soldato Sikh fu tra le vittime della strage di Marzabotto. A Forlì, il cimitero di guerra indiano e il monumento adiacente ricordano i sacrifici dei soldati Sikh caduti per la liberazione della città.

Durante gli anni ’80 e ’90, l’Italia vide un incremento significativo di immigrati Sikh, principalmente dal Punjab, alla ricerca di migliori opportunità economiche. Questi nuovi arrivati contribuirono notevolmente allo sviluppo economico locale, lavorando duramente in vari settori, in particolare nell’agricoltura e nella ristorazione.

La storia della comunità Sikh in Italia è una testimonianza di resilienza, coraggio e contributo alla società, radicata in sacrifici storici e in un impegno costante verso valori di uguaglianza e giustizia.

La Comunità Sikh Oggi

Oggi, la comunità Sikh in Italia è vibrante e ben integrata, con una stima di circa 200.000 membri concentrati principalmente in regioni come Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna. I Sikh italiani hanno costruito numerosi gurdwara (templi Sikh), dove si riuniscono per pregare, celebrare festività religiose e svolgere attività comunitarie. Questi templi sono fulcri di vita sociale e spirituale, dove vengono offerti servizi come corsi di lingua punjabi, lezioni e programmi di sostegno per i nuovi immigrati.

Un esempio notevole è il gurdwara di Novellara, uno dei più grandi d’Europa, che non solo funge da luogo di culto, ma anche da centro culturale e di assistenza per la comunità. Qui, oltre alle cerimonie religiose, si tengono corsi e programmi vari per promuovere l’educazione e l’integrazione.

La comunità Sikh in Italia è attivamente coinvolta in vari settori economici: il 37% dei Sikh lavora nell’industria e il 33% nell’agricoltura. Le province con la maggiore presenza Sikh includono Brescia, Reggio Emilia, Parma, Mantova, Verona, Cremona e Vicenza. Nonostante la mancanza di un’organizzazione unitaria e di un riconoscimento formale da parte dello Stato italiano, i Sikh hanno compiuto significativi passi verso una rappresentanza più coesa.

Nel 2008, Avtar Singh Rana è stato eletto vice-sindaco di Orbassano, in provincia di Torino, diventando il primo Sikh a ricoprire una carica amministrativa in Italia. Nel 2021, è stata costituita l’Unione Sikh Italia, un organismo federativo che riunisce 53 centri Sikh in tutto il paese, con l’obiettivo di rappresentare formalmente la comunità Sikh e promuovere il dialogo con le istituzioni nazionali, le amministrazioni locali, le associazioni culturali e le altre comunità religiose.

Un evento Sikh molto significativo e visto in molte città italiane è il Nagar Kirtan, una processione religiosa che celebra le festività Sikh con canti sacri, preghiere e la distribuzione di cibo gratuito (langar) a tutti i partecipanti. Questi eventi non sono solo momenti di celebrazione spirituale, ma anche di visibilità e integrazione culturale, attirando persone di diverse comunità e contribuendo a promuovere la comprensione e l’armonia interreligiosa.

Tuttavia, la comunità Sikh ha anche vissuto momenti di grande dolore. Un esempio tragico è la morte di Satnam Singh, un bracciante indiano Sikh di 31 anni, avvenuta il 19 giugno 2024 dopo un incidente sul lavoro a Latina. Singh si era ferito gravemente mentre lavorava, perdendo un braccio e riportando gravi lacerazioni alle gambe. Secondo i primi accertamenti preliminari, il copioso sanguinamento causato dall’incidente è stato fatale.

L’autopsia ha rivelato che, con un intervento più tempestivo, Singh avrebbe potuto salvarsi. Tuttavia, invece di ricevere le cure necessarie, l’uomo è stato abbandonato davanti a casa sua, aggravando ulteriormente le sue condizioni. La procura di Latina ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di omissione di soccorso e omicidio colposo, con il titolare dell’azienda, Antonello Lovato, sotto indagine.

Questo tragico episodio ha suscitato indignazione e dolore all’interno della comunità Sikh, richiamando l’attenzione sulle condizioni di lavoro e sulla necessità di garantire la sicurezza e i diritti dei lavoratori migranti in Italia. La morte di Satnam Singh è un doloroso promemoria dei sacrifici e delle difficoltà affrontate dai membri della comunità Sikh e un appello alla giustizia e alla protezione per tutti i lavoratori.

Conclusione

La comunità Sikh in Italia rappresenta una storia di resilienza, sacrificio e contributo significativo alla società. Nonostante le difficoltà incontrate nel corso della storia, i Sikh continuano a prosperare, mantenendo vivi i loro valori di uguaglianza, giustizia e servizio disinteressato. La loro presenza arricchisce il tessuto culturale italiano, offrendo un esempio tangibile di integrazione e coesistenza pacifica. La comunità Sikh, con il suo impegno costante verso i principi del Sikhismo, continua a dimostrare che dietro ogni turbante c’è una storia di coraggio, dedizione e speranza per un futuro migliore.