Divertirsi limitando i rischi

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Vittoria è un’educatrice pedagogica laureata in Scienze dell’educazione nel 2021. Lavora da un anno e mezzo in una comunità educativa residenziale per ragazze adolescenti e in un progetto di limitazione dei rischi nei luoghi di divertimento.

Da cosa è nato il tuo interesse nei confronti della Limitazione dei rischi?
L’interesse è nato durante la mia laurea triennale, e in particolar modo nella redazione della mia tesi: “Il lavoro educativo nella riduzione del danno nelle tossicodipendenze: diverse modalità di approccio”.

Qual è la differenza tra Riduzione del danno e Limitazione dei rischi?
Entrambi sono servizi di bassa soglia, che significa che gli operatori vanno dove l’utenza solitamente si reca, come ad esempio discoteche e/o piazze di spaccio. Tuttavia, la limitazione dei rischi differisce dalla riduzione del danno nella distinzione dell’utenza. Solitamente nella riduzione del danno si offre un servizio a utenze già in parte “compromesse” come tossicodipendenti o senzatetto. Nelle limitazione dei rischi, invece, si approccia un’utenza che non è ancora “compromessa” al momento del servizio ma che corre il rischio di abusare di una sostanza. Prendiamo l’esempio dell’utenza di una discoteca, molte persone consumano sostanze stupefacenti ma non tutte hanno problemi di tossicodipendenza. Sono utenze che consumano la sostanza e si mettono a rischio usando pratiche pericolose.

Quali sono gli obiettivi di questo progetto? Cosa si intende per contesti legali?
Il progetto sulla limitazione dei rischi nei luoghi del divertimento notturno è molto specifico e va a lavorare in tutti i contesti della vita notturna legali (anche illegali prima del cosiddetto Decreto Rave), ossia tutti quei contesti in cui le persone si divertono ed escono di notte. Ad esempio concerti o discoteche dove le persone vanno a ballare e consumano sostanze. L’utenza solitamente è quella dei giovani tra i 18 e i 35 anni che consumano sostanze stupefacenti o hanno intenzione di consumarne.

Quali sono i principali servizi che offrite?
I nostri obiettivi sono strettamente legati ai servizi e alle risorse che mettiamo a disposizione sul campo. Offriamo, ad esempio, test gratuiti sull’alcol, permettendo alle persone di verificare il loro tasso alcolemico prima di mettersi alla guida. Questo serve a favorire scelte consapevoli nel decidere chi sarà al volante, incoraggiando chi è sobrio e scoraggiando chi è in uno stato alterato. Inoltre, distribuiamo materiale pulito per coloro che assumono sostanze, come il kit per l’inalazione sicura con soluzioni fisiologiche, insieme a una serie di materiali informativi su vari stupefacenti.
I volantini sono essenziali per sensibilizzare e informare, fornendo dettagli sulle sostanze più comuni, le modalità sicure di utilizzo e i dosaggi consigliati per minimizzare i rischi. Informiamo anche sui mix da evitare per ridurre danni e rischi. È importante sottolineare che, non potendo testare le sostanze, c’è sempre un rischio residuale, poiché i consumatori spesso non conoscono esattamente la natura di ciò che assumono, basandosi sulla fiducia del venditore.
Parallelamente al nostro lavoro sulle sostanze, offriamo un orientamento sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, inclusi preservativi gratuiti, lubrificanti e supporto per test anonimi e gratuiti per HIV e HCV (Epatite C) presso i centri locali per le malattie infettive.
La filosofia cardine del nostro progetto è quella del non giudizio. Il nostro obiettivo è aumentare la consapevolezza delle persone e promuovere un consumo più sicuro e informato, senza emettere giudizi sulle scelte individuali. Durante gli eventi, cerchiamo di assistere chi manifesta disagio, offrendo un supporto empatico e pratico, contribuendo spesso a dissipare ansie e paure. In casi più seri, rimandiamo alle figure competenti, poiché non siamo operatori sanitari.
Nel nostro caso specifico, cerchiamo di aiutarle nel momento in cui stanno male durante la serata, facendole sedere, parlandoci, e cercando di capire cosa hanno assunto per agire di conseguenza.

Quali pensi siano gli effetti principali del vostro progetto sulla società?
Sono complessi da valutare nel lungo termine, specialmente considerando che le persone che assistiamo raramente ritornano, dato che operiamo in vari locali di Milano e il pubblico è sempre mutevole. Per misurare l’impatto e valorizzare la qualità del nostro lavoro, somministriamo un questionario anonimo e volontario ai partecipanti al nostro banchetto. Le domande coprono vari aspetti dei loro comportamenti di consumo: uso di sostanze stupefacenti e alcolici, frequenza di consumo di alcol, esperienze con varie sostanze nel corso della vita. C’è anche un segmento dedicato ai rapporti sessuali per sensibilizzare sull’uso di profilattici e altre forme di protezione contro le malattie sessualmente trasmissibili. Infine, esploriamo la situazione sociale dei partecipanti: livello di istruzione, coinvolgimento passato in programmi per la tossicodipendenza, terapia psicologica, esperienze di abuso. Il questionario è completamente anonimo; viene però assegnato un codice alfanumerico anonimo per monitorare eventuali partecipazioni ripetute in modo da rilevare cambiamenti nelle abitudini di consumo del soggetto.
Tornando alla domanda, ritengo che uno degli effetti diretti del nostro progetto sia un aumento della consapevolezza individuale e collettiva riguardo all’uso sicuro e consapevole di sostanze stupefacenti e alcolici, oltre che nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Per quanto riguarda la riduzione del danno, ci sono effetti sia diretti che indiretti significativi. Ad esempio, la distribuzione di siringhe pulite beneficia direttamente i consumatori fornendo materiali sterili e indirettamente la comunità, migliorando la raccolta di siringhe usate da luoghi accessibili a tutti. Inoltre, c’è un impatto economico positivo derivante dalla prevenzione e dai servizi offerti, alleviando il peso sul sistema sanitario. Le cure per Epatite C e HIV sono costose per il sistema sanitario nazionale, e la prevenzione può ridurre notevolmente tali costi a lungo termine.
In conclusione, il nostro progetto mira non solo a fornire supporto pratico ma anche a promuovere una consapevolezza critica e responsabile tra i consumatori, contribuendo così a migliorare la salute pubblica e a ridurre l’impatto negativo delle dipendenze e delle malattie trasmissibili nella nostra comunità.

Di che cosa si occupa un operatore e/o volontario?
Attualmente nel nostro progetto ci sono soltanto 5 operatori, professionisti retribuiti che svolgono ruoli chiave. Nella mia equipe, ci sono quattro educatori, di cui uno è il coordinatore, e un’assistente sociale. 
Al momento non abbiamo volontari, ma stiamo cercando di creare un gruppo di volontari peer-to-peer. Nell’ambito delle tossicodipendenze, il termine “peer-to-peer” si riferisce a persone che hanno esperienza diretta di tossicodipendenza e hanno completato un percorso di recupero. Il loro approccio può essere più informale ma altamente valorizzato, poiché consente agli utenti di avere un’interazione diversa e di beneficiare dall’empatizzare con dinamiche comuni in altri individui.
Nella pratica quotidiana, gli operatori contattano i gestori dei locali per partecipare agli eventi o viceversa. Gestiscono anche la pagina Instagram dell’unità mobile, permettendo alle persone incontrate durante gli eventi di seguirci, porre domande o curiosità. Gli operatori gestiscono i social media pubblicando post che sensibilizzano sulla prevenzione delle sostanze e delle malattie sessualmente trasmissibili. Annunciano gli eventi futuri in cui saremo presenti per offrire servizi di limitazione dei rischi. La parte pratica include la presenza fisica con un banchetto, spesso dotato di gazebo o tavolo, dove forniamo test e materiali gratuiti in quanto finanziati da fondi pubblici.

In quali problematiche ti sei imbattuta durante questi mesi di lavoro?
Nel nostro lavoro ci sono diverse problematiche pratiche e operative che affrontiamo quotidianamente. Una delle principali è l’assenza di un mezzo per l’unità mobile. Attualmente non disponiamo di un furgone o di un camper dedicato, il che significa che non abbiamo un luogo mobile in cui conservare tutto il materiale necessario oltre alla sede principale della cooperativa. Ci spostiamo utilizzando le nostre auto personali, il che comporta la necessità di dividere il materiale tra i membri dell’equipe. In altri progetti simili, solitamente si dispone di un veicolo dedicato che consente di trasportare più materiali e offre anche la possibilità di creare uno spazio interno per colloqui più riservati, soprattutto durante i mesi invernali.
Un’altra grande sfida sono i finanziamenti. Il nostro progetto è finanziato dalla Regione Lombardia attraverso fondi europei, ma ha una durata limitata di circa un anno. Dopo questo periodo, la cooperativa o l’associazione deve riformulare e rilanciare il progetto per competere nuovamente in un bando pubblico per il finanziamento. A differenza di servizi come il Sert, che hanno una continuità stabile con operatori e luoghi definiti, noi dobbiamo costantemente riaffermare la nostra proposta e garantire la sostenibilità finanziaria.
Infine, un’altra sfida significativa è la nostra impossibilità di condurre drug-checking. Questo è un processo in cui una persona può portare una piccolissima quantità di sostanza a un operatore per farla analizzare. Questo tipo di analisi, che coinvolge l’uso di solventi o spettrometri, richiede risorse specifiche e vi sono stringenti limitazioni legali. Tuttavia, il drug-checking è estremamente importante perché fornisce informazioni cruciali sulla composizione della sostanza, inclusi eventuali tagli e contaminazioni, permettendo ai consumatori di prendere decisioni più informate sulla loro sicurezza.
Queste sfide rappresentano ostacoli significativi nel nostro quotidiano, ma lavoriamo costantemente per superarli al fine di offrire il miglior servizio possibile alle persone che assistiamo.

Cosa pensi che gli enti pubblici dovrebbero migliorare nel progetto?
Gli enti pubblici dovrebbero considerare la trasformazione del nostro progetto in un servizio stabile per garantire una prospettiva a lungo termine. Attualmente, il fatto che il nostro progetto non sia ancora stato istituzionalizzato come molti altri servizi di riduzione del danno impedisce di avere una visione orientata al futuro. La mancanza di spazi per investimenti e di contratti stabili nel tempo per gli operatori contribuisce a un alto turnover del personale, non garantendo sicurezza per coloro che dedicano la loro vita a questi servizi.
Finanziamenti stabili e garanzie contrattuali incentiverebbero anche le cooperative a investire maggiormente nei progetti. Dal punto di vista formativo, potrebbero offrire formazioni più specifiche su temi particolari, ma il costante cambio di operatori rende difficile per le cooperative investire in questo tipo di visione futura.
Quest’anno, pur avendo operato nel territorio di Milano per quasi 20 anni, il nostro progetto non è stato rinnovato. Nonostante la nostra lunga storia di collaborazione con enti territoriali e gestori di locali, il riconoscimento della funzionalità del nostro progetto e i numerosi feedback positivi, non abbiamo raggiunto il punteggio necessario per il rinnovo del finanziamento pubblico. A differenza di altri paesi come nel Nord Europa, dove progetti simili sono ormai consolidati, in Italia manca una consapevolezza collettiva e una sensibilizzazione riguardo all’esistenza di tali servizi. Spesso le persone sono consapevoli dei servizi di disintossicazione, ma non sono informate sull’esistenza di servizi destinati a coloro che consumano sostanze e che hanno fatto una scelta consapevole per un periodo della loro vita.
Il nostro obiettivo non è scoraggiare il consumo, ma fornire informazioni sufficienti per ridurre al minimo possibile i rischi associati. La stabilizzazione e l’istituzionalizzazione del nostro progetto consentirebbero di raggiungere un numero maggiore di persone e di promuovere una cultura di responsabilità e consapevolezza nei confronti di questi temi delicati.

Qual è l’augurio finale che desideri lasciare ai nostri lettori?
Spero che vengano educati sull’importanza della consapevolezza e della sicurezza durante l’uso delle sostanze, che è fondamentale per compiere scelte consapevoli e sicure. Inoltre, auguro loro di essere informati, di fare scelte autonome e di vivere in una società che li sostiene senza giudizi.

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