O.L.TR.E l’esclusione sociale: orientamento per giovani migranti soli
In una realtà dove povertà ed esclusione sociale persistono, organizzazioni e associazioni regionali e nazionali si fanno strada in uno scenario piuttosto complesso, cercando in tutti i modi di tutelare ed aiutare chi ne ha bisogno, combattendo le numerose insidie che spesso sono imposte da procedure legislative.
I decreti emanati e modificati negli ultimi anni non hanno diminuito il tasso di povertà ed esclusione sociale nei migranti e nei richiedenti di asilo, che vengono aiutati e supportati il più possibile da numerose associazioni sparse in tutto il territorio italiano.
Tra queste svolge uno straordinario lavoro la cooperativa sociale Dedalus, nata a Napoli nel 1981 con lo scopo di intervenire nel campo delle problematiche connesse all’esclusione sociale delle fasce deboli, dell’economia del territorio e dello sviluppo locale.
Allargandosi ben presto a livello nazionale, la Dedalus continua a portare avanti il proprio obiettivo proponendo una serie di percorsi di cittadinanza, di accoglienza e di orientamento al lavoro in particolare rivolti a persone vittime di tratta, minori stranieri non accompagnati, donne in difficoltà e ancora alle persone transessuali.
Tra i numerosi progetti in corso “O.L.TR.E l’approdo” mira a migliorare le condizioni di vita e l’autonomia dei minori stranieri non accompagnati nella transizione alla maggiore età, con percorsi di orientamento al lavoro, training ed empowerment.
“O.L.TR.E l’approdo”, destinato a giovani migranti (tra cui anche stranieri e straniere vittime di tratta, richiedenti asilo e giovani inseriti nel circuito penale della giustizia minorile o in uscita dagli IIPPMM), si svolge su 2 aree territoriali: una in Veneto (Padova, Venezia, Verona) e una afferente al comune di Napoli.
L’incontro con il responsabile del progetto nell’area campana Glauco Iermano presso il centro interculturale Nanà, ci ha guidato per conoscere qualcosa di più di questa importante iniziativa:
Quali sono le realtà con le quali vi siete interfacciati che hanno portato all’esigenza di questo progetto?
“Oltre l’approdo”, così come i numerosi progetti portati avanti dall’associazione, nasce proprio dalle esigenze dei giovani stranieri non accompagnati nella transizione dalla minore alla maggiore età, i quali hanno in italia un regime giuridico che li tutela fino a che hanno diciotto anni attraverso una serie di enti (servizi sociali, tribunali, comunità, terzo settore) che li proteggono con una normativa di favore.
Quando raggiungono la maggiore età perdono lo status di minore e gli resta solo quello di stranieri ed entrano nella normativa dell’immigrazione, che purtroppo risulta essere più discriminante.
Il passaggio,dunque, è sempre stato una questione critica e la cooperativa da anni realizza diversi programmi con varie committenti per aiutare i ragazzi.
Nello specifico “Oltre l’approdo” è il terzo progetto di questo tipo e si è realizzato anche grazie al finanziamento ottenuto, dopo aver partecipato al bando, dall’impresa sociale con i bambini.
In che modo è articolato il percorso proposto a questi giovani, quali competenze e valori acquisiscono e in che modo questi ragazzi “approdano” a voi?
I ragazzi che rispondono a determinati parametri, che o sono già sono con noi per via degli altri progetti o vengono reindirizzati dalle varie comunità con cui siamo in contatto, vengono selezionati per quest’attività che mira ad accompagnarli proprio all’inserimento nella società sia da un punto di vista lavorativo che cittadino.
Ricevono una formazione di stampo sia professionale che culturale (a livello linguistico per esempio) al fine di ottenere dei colloqui per dei tirocini lavorativi che si svolgono in diversi ambiti.
Durante questo periodo di orientamento, i neo maggiorenni si appoggiano in case e strutture messe a disposizione stesso dal progetto e, successivamente, quando iniziano il tirocinio che prevede una determinata indennità mensile e ricevono un contratto, vengono accompagnati stesso dagli operatori del progetto nel percorso per l’affitto di un alloggio.
“Oltre l’approdo”, così come in generale i progetti della cooperativa, permette a questi giovani ragazzi sia di formarsi da un punto di vista pratico, sia di acquisire importanti valori quali pacifica convivenza, intercultura, rispetto dell’altro.
Inoltre il progetto si dedica anche alla formazione degli operatori stessi, in modo da ottenere i migliori risultati. Infatti, con l’esperienza raccolta nei vari anni, ci siamo resi conto di come per i ragazzi stranieri che attraversano l’età evolutiva da soli il principale supporto emotivo e psicologico risieda proprio nella mediazione linguistica e culturale. Qui in struttura, ad esempio, abbiamo diversi mediatori da tutto il mondo, come Bangladesh, Somalia, Albania, Marocco ed Egitto, che rappresentano delle “figure ponte” e aiutano i ragazzi a relazionarsi con il paese di arrivo, supportandoli così anche da un punto di vista psicologico ed emotivo.
L’inserimento territoriale ha riportato risultati diversi nei 2 territori in cui il progetto si svolge?
Partendo dal presupposto che con “inserimento territoriale” intendiamo proprio l’attività lavorativa e l’autonomia abitativa, quest’ultima in particolare ha effettivamente incontrato qualche difficoltà, soprattutto al nord.
Come spiegato precedentemente, i ragazzi, nel momento in cui possono ottenere una loro indipendenza grazie all’attività lavorativa, vengono accompagnati dagli operatori del centro nella ricerca e nella procedura per trovare una propria abitazione. Tuttavia purtroppo per questioni di razzismo e di insicurezza è difficile trovare chi è disposto ad affittare case a stranieri, nonostante il contratto.
Anche qui nel nostro territorio però stiamo iniziando a trovare delle difficoltà: il continuo incremento del turismo a Napoli, ad esempio, rende proprio difficile la ricerca di abitazioni in generale.
L’ESPERIENZA DI MEHDI
Siamo riusciti inoltre a raccogliere la testimonianza di Mehdi, diciottenne tunisino che partecipa al progetto “O.L.TR.E l’approdo”.
Mehdi arriva in Italia, a Lampedusa, a diciassette anni lasciando la sua famiglia in Tunisia e solo con il fratello maggiore, dal quale però si separa. Viene portato a Roma per essere poi assegnato, dopo giorni in questura e numerose procedure legali, in una casa famiglia a Caserta. Dopo un breve periodo Mehdi arriva al centro di formazione “Don Bosco” a Napoli dove inizia il suo percorso di inserimento, durante il quale impara l’italiano, ottenendo una certificazione di livello A2, e consegue con ottimi voti il diploma di terza media.
Durante questi mesi manifesta il desiderio di diventare barbiere e lo coltiva esercitandosi con i suoi compagni e amici della comunità.
Al momento del compimento dei diciotto anni, Mehdi, avendo tutti i documenti necessari e soprattutto grazie alla sua forza e al suo impegno negli studi, riesce ad entrare e partecipare al progetto “oltre l’approdo”, grazie al quale inizia il suo orientamento nel mondo del lavoro.
Infatti, un operatore della cooperativa organizza per lui un colloquio presso un salone di un barbiere, che gli ha iniziato a spiegare i dettagli del lavoro e tutto ciò che vi ruota intorno.
Grazie a questo progetto e all’impegno della cooperativa Mehdi sta riuscendo a costruirsi un futuro e immagina, appena trovata una sua stabilità, di portare anche la sua mamma qui con lui.
Sono storie come questa che permettono di capire il ruolo fondamentale che cooperative come la Dedalus svolgono all’interno della società, e queste stesse storie devono motivare ed incentivare ogni singolo cittadino a non “sentirle” passivamente, ma ad “ascoltarle”, a lasciarsi turbare.
La storia di Mehdi deve ricordare a chiunque la legge il valore dell’humanitas insito nella natura umana, spingendolo ad interessarsi e a supportare queste iniziative.
Non bisogna infatti dimenticare che i ragazzi, indipendentemente dal paese di provenienza, dalla cultura, dal sesso o dalla religione, sono il futuro del mondo, e la speranza di un miglioramento e di un progresso all’interno della società svanisce, a poco a poco, per ogni ragazzo che viene dimenticato, abbandonato a se stesso.