Youth4Climate, le voci dei giovani delegati di Azerbaijan, Palestina e Somaliland
a cura di Alessia Giammarco e Sofia Torlontano
In occasione della Youth4Climate a Milano, la redazione di Change the Future ha intervistato alcuni dei giovani delegati che hanno partecipato ai lavori per elaborare le proposte che verranno presentate alla COP26 di Glasgow. Abbiamo scelto di dare voce a Saida, giovane attivista dell’Azerbaijan; Hamood, giovane delegato della Palestina e a Kamaal, attivista del Somaliland.
A quale gruppo di lavoro hai preso parte? Puoi anticipare qualcosa su com’è andata il primo giorno?
S: Ero nel gruppo ambizione climatica e giovanile, in particolare nel sottogruppo del tema del dialogo multilaterale. Abbiamo avuto la possibilità di discutere in maniera proficua e concentrarci sulle nostre priorità.
H: Anche io ero nel gruppo di Saida ma nel sottogruppo dedicato ai fondi per i giovani. È stato molto stimolante avere così tante idee di persone diverse e arrivare a una decisione insieme e ad un’unica proposta finale.
K: Io invece ero nel gruppo che si dedica al coinvolgimento della società civile, in particolar modo nel sottogruppo dell’educazione.
Già da quando era piccolo, ho cercato di promuovere la formazione per gli SDG’S nella mia piccola comunità, per cui mi sono trovato molto a mio agio a parlare di questi argomenti con tante persone di nazionalità diverse.
Secondo te, qual è il problema ambientale più grave per il tuo Paese?
S: A mio parere, il problema principale è la consapevolezza. Dobbiamo aumentare la conoscenza dei problemi ambientali cosicché gli individui possano agire a riguardo.
H: Il problema ambientale più rilevante per il mio paese è la deforestazione, non naturale ma dovuta all’occupazione di Israele, che ruba e sfrutta le nostre risorse ambientali, e non si limitano a bruciare solo le aree che interessano a loro, ma anche le zone circostanti, per cui c’è sempre una “guerra all’ultimo albero” ogni anno. Con la mia organizzazione, “AMS Enviromental Committee” proviamo a piantare ogni anno tanti alberi per risolvere questo problema.
K: Il problema più grande del mio paese è la quantità di plastica e di rifiuti nel Paese: non esistono più aree verdi per quanta spazzatura c’è, in più sono molto comuni alluvioni e frane.
Perché partecipare alla Youth4Cop? Che risultato ti aspetti possa avere questa conferenza?
S: Sono qui per contribuire con la mia voce e le mie idee e per prendere parte a un documento che faccia la differenza. Mi aspetto di essere coinvolta in un dialogo multiculturale, ascoltare delle idee e parlare con persone e leader di differenti Paesi dei problemi climatici.
H: Perché sono qui? Siamo qui tutti per lo stesso obiettivo, ovvero raggiungere la giustizia climatica, dibattere, condividere le nostre idee e le nostre esperienze, e alla fine speriamo di arrivare al nostro obiettivo, ovvero che le proposte elaborate qui vengano prese in considerazione, che le nostre voci vengano ascoltate! Siamo venuti qui da tutto il mondo è sarebbe totalmente insensato non prenderci in considerazione.
K: Sono qui grazie alle mie esperienze come attivista e promotore di uno sviluppo sostenibile. Ho delle grandi aspettative per questo evento e per la COP26, sono ottimista, sento che ci sarà un vero cambiamento quest’anno e che verranno prese decisioni concrete. Il Covid ha fatto capire ai governi che, se c’è un’emergenza, ci vuole poco per reagire (per il covid meno di 2 anni) e per il cambiamento climatico ci vorrebbe pochissimo per attuare soluzioni concrete. Basterebbe solo dichiarare l’emergenza climatica a livello globale e impegnarsi nel risolvere concretamente il problema.
Che appello faresti alle nuove generazioni?
S: Il problema dei cambiamenti climatici colpisce principalmente le nuove generazioni. Abbiamo la responsabilità e l’occasione di salvare il nostro futuro e contribuire a renderlo migliore.
H: noi siamo la nuova generazione, e dobbiamo lavorare sui problemi ambientali. Alla “vecchia generazione” importano solo i problemi politici o economici e per loro il pianeta è solo un piccolissimo problema tra tanti su cui si focalizzano troppo poco. Il mio messaggio per le nuove generazioni è di continuare a lottare per la giustizia climatica, poiché questo concetto è letteralmente ancorato a qualsiasi altro tipo di giustizia, ed è una delle cose più importanti e che possono garantire a tutti un futuro. Diciamo sempre che c’è solo un Pianeta, e dobbiamo prendercene cura, per cui continuate a lottare!
K: è importante che ognuno di noi faccia una piccola azione nel suo piccolo per fare la differenza, il mondo è creato da ognuno di noi per cui ciascuno ha il potere di cambiarlo!
E alle istituzioni?
S: Penso che i governi debbano il più possibile includere e coinvolgere i giovani, dal momento che noi stiamo facendo del nostro meglio per salvare il nostro futuro. Li incoraggio davvero ad agire e dobbiamo farlo più in fretta possibile per salvare il nostro Pianeta.
H: L’obiettivo più grande del mio gruppo di lavoro qui è quello di spingere i governi ad avere al loro interno “Youth forces”, ovvero giovani consulenti per il cambiamento climatico all’interno dei governi. Persone, anzi giovani, che tengano realmente al tema e che hanno cercato nei loro studi e con il loro attivismo di formarsi per trovare delle soluzioni per il cambiamento climatico con serietà e competenza.