Youth4Climate e PreCOP26 non piacciono agli attivisti
Poteva essere un semplicissimo articolo di cronaca, ma più il tempo passava, più succedevano cose da raccontare.
E quindi eccoci arrivati a sera, con questo articolo scritto a più mani.
La terza e ultima giornata di #Youth4Climate e la prima di PreCOP26 di chi vi scrive (ovvero Ken) è cominciata tranquillamente verso le 8:00, sapendo che doveva passare il resto della giornata a montare i video registrati nelle due giornate precedenti.
Ora, forse sarebbe il caso di lasciarvi i link, ma purtroppo il tempo per montare video non c’è stato.
Dalla sala stampa, composta oggi da Federico, Alessia, Valentina e Simona, mi scrivono verso le 9:30 che ci sono delle proteste davanti al MiCO, luogo che ormai conosciamo tutti a memoria.
Mi dirigo quindi in fretta e furia, realizzo qualche video per chissà quando e qualche foto.
In realtà, di proteste, ce n’erano due.
La seconda, era davanti al secondo ingresso per entrare nel MiCO, lo stesso posto da dove Fridays For Future Milano aveva accompagnato Greta Thunberg verso la prima giornata di #Youth4Climate.
Questa volta, però, c’era Extinction Rebellion assieme a uno struzzo.
E questo, doveva essere il pezzo di cronaca che doveva far contenti tutti, dove la maggior parte delle persone alla fine dell’articolo avrebbero pensato “questi giovani sono tutti uguali, si dividono ma urlano e gridano le stesse cose”.
Pensiero che, in tutta onestà, avevo anche io.
Mentre stavo riguardando un po’ di foto scattate per “l’articolo di cronaca”, si stavano avvicinando le 11:00, ovvero la fine della conferenza stampa dove hanno parlato il Presidente del Consiglio Mario Draghi e Boris Johnson, Primo Ministro UK.
Dalle foto di Valentina, si può vedere che non “c’era un solo presidente”.
Durante il loro arrivo, a quanto pare, c’è stata un’irruzione da parte di alcuni attivsiti di Rise Up 4 Climate Justice al MiCO. Purtroppo, in quel momento, non ero lì.
A questo punto, il tempo per contemplare le mie foto era finito e stavo cominciando a dirigermi nuovamente lì, sullo stesso posto. Il mio compito era semplicemente quello di chiedere ai portavoce di Extinction Rebellion e Rise Up 4 Climate Justice il loro commento sulle dichiarazioni appena rilasciate da Mario Draghi e Boris Johnson.
Se non che, vedo Greta Thunberg, qualche ragazzo e un’orda di giornalisti e fotografi correre verso di me.
E qui, arriva la mia prima riflessione su questi tre giorni appena passati e i prossimi tre giorni da vivere.
Che cosa stanno facendo i media tradizionali e mainstream?
Girando attorno, guardando l’atteggiamento e chiedendo a un po’ di persone la loro opinione, penso di aver trovato un paragone adeguato, complice anche la mia esperienza freschissima.
La Youth4Climate e l’inizio della PreCOP26 si è rivelata una Fashion Week ma senza fashion, con una sola celebrità da seguire costantemente ma soltanto con qualche domanda standard da chiedere.
I ragazzi che correvano con Greta Thunberg erano parte di Fridays for Future, alcuni di loro erano anche Youth Delegates e, attorno a tanti giornalisti, hanno portato fuori dal MiCO le parole che abbiamo ascoltato nelle due giornate precedenti.
Finita la ressa, sono finalmente tornato da Extinction Rebellion e Rise Up 4 Climate Justice e ho chiesto ai portavoce tre domande.
Il presidente del consiglio Mario Draghi nella plenaria di restituzione appena conclusa dell’evento Youth4Climate ha dichiarato “non abbiamo ancora mantenuto le nostre promesse” e che “la transione ecologica non è una scelta ma una necessità”, un commento a queste parole?
Diciamo che Draghi le promesse non le ha nemmeno fatte, nel senso che anche se degli obiettivi sono stati dati, non sono sicuramente a garanzia di una reale mitigazione della crisi climatica in corso, dopodiché è evidente che se aspettiamo i tempi di una governance neoliberista che ascolta e si fa influenzare dalle aziende, soprattutto nel settore fossile, che quei tempi non possano mai essere rispettati. Noi siamo qui oggi perché chiediamo che i movimenti reali che si occupano da decenni di cambiamento climatico vengano ascoltati perché loro delle soluzioni reali le hanno.
Il primo ministro inglese Boris Johnson nel suo intervento ha commentato le brevi contestazioni che ci sono state prima dell’intervento di Draghi dicendo che abbiamo il diritto di non essere contenti e che il nostro futuro ce lo stanno rubando davanti ai nostri occhi ma che questo cambiamento che chiediamo è possibile. E’ davvero possibile oppure è ancora una volta un bla bla bla?
“Il diritto di non essere contenti ci viene garantito a suon di manganellate. Evidentemente la voce di chi chiede giustizia climatica non vuole essere ascoltata a meno che non sia allineata alla loro o ben più moderata di quello che la crisi climatica impone.
Sembra un pochino il gioco del rimpallo dove la classe governante chiede a ragazzini di 15 o 16 anni di fare delle proposte e di avere delle soluzioni ma le soluzioni non le trova lo studente delle superiore, le soluzioni si trovano se c’è un piano complessivo di un radicale rovesciamento del sistema capitalista e se si prendono delle figure competenti: parlo di ingegneri, economisti, scienziati, persone che sappiano in che direzione andare e che possano formulare delle soluzioni concrete.
È folle pensare che le soluzioni possano essere proposte da studenti e studentesse di scuole medie o superiori, questo dovrebbe essere il ruolo di chi ci governa non il nostro noi possiamo sollecitare e chiedere che venga fatto qualcosa ma il piano non possiamo scriverlo noi.”
Sempre Boris Johnson, nel suo intervento ha detto “Aiutate me e tutti noi ad agire”. Cosa significa secondo te?
“Il motivo per cui siamo qui e più di tutto denunciamo, è il meccanismo di green washing e youth washing che le istituzioni stanno mettendo in atto non solo all’interno della COP26. Sono 26 edizioni che parlano di cambiamento climatico e ancora non hanno risolto nulla quando hanno i mezzi per farlo.
Il problema è che sia da parte di Cingolani che di tanti altri politici il coinvolgimento dei giovani viene usato per l’ennesima volta come pacca sulla spalla ad una generazione che si sta vedendo il futuro rovinato dalle scelte politiche di questi anni e come modo per lavarsi la coscienza.
Ed è davvero un’azione di youth washing perché non stiamo parlando di persone che candidamente non sanno di che cosa stiamo parlando e in che situazione si trovano ma invece non solo sanno, non solo non stanno invertendo la rotta ma anzi stanno continuando ad aumentare la velocità con cui si inquina sempre di più.
Chiunque, che sia Johnson o Draghi, chieda consigli è evidente che ci sta prendendo in giro, dimostrano che a loro non interessa niente della crisi climatica”
Mentre Rise Up 4 Climate Justice rispondeva, stava arrivando un altro gruppo, che non sono riuscito a identificare nonostante li abbia seguiti per un po’.
Mezzogiorno ormai era passato da un pezzo, ma la situazione era più o meno analoga alla mattinata.
Per un po’ di tempo, i giornalisti accreditati non potevano passare. Io sì.
Ancora una volta, non ho capito quando, non ho capito come, ma un altro po’ di ragazzi hanno tirato fuori un altro striscione. Appartengono a Climate Justice Platform.
Non c’era una squadra in antisommossa né a seguirli né tantomeno a condurli. Qualche automobilista era piuttosto arrabbiato, più per il blocco del traffico che dei “potenti” al MiCO.
Erano diretti verso il campo sportivo XXV Aprile, perché oggi si teneva anche l’apertura del Climate Camp. Li ho seguiti per un po’, ero ancora una volta l’unico accreditato, ma le forze per raccontarvi anche questo pezzo di giornata stavano svanendo.
Di ritorno, ho notato però che vicino agli ambienti scolastici è possibile notare la presenza di qualche striscione, tipo questi.
E quindi alle 14:00 ero tornato finalmente qui, pronto ad andare a pranzare. C’erano parecchi ragazzi di Extinction Rebellion che scrivevano con le bombolette spray sul cartellone che avrebbe ricordato l’esistenza della Youth4Climate, appiccicavano adesivi sui cancelli, di fronte alla polizia. 5 di loro sono stati portati in Questura, altri erano seduti in mezzo alla strada per “disobbedienza civile” Anche loro, forse una decina, sono stati tenuti sotto osservazione per un po’ di tempo.
Quella di oggi è stata soprattutto una mattinata frenetica, dove ogni 5 minuti accadeva qualcosa.
Come redattore di Change the Future, posso dire che ci sono tante cose che possono essere narrate in maniera differente.
Oggi, ho visto certe persone che lottano per qualcosa che vivono quotidianamente, ma che poi vengono narrate soltanto con l’orso polare magro e abbandonato su una calotta di ghiaccio.