Verso la Cop28

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Gli ultimi 12 mesi sono stati i più caldi mai registrati. Stando al report dell’organizzazione non-profit “Climate Central”, circa 7.3 miliardi di persone sono state esposte per almeno 10 giorni a temperature fortemente influenzate dal riscaldamento globale. Un quarto, invece, ha dovuto fronteggiare livelli di caldo estremo.

Secondo alcuni studiosi, la temperatura globale negli ultimi 12 mesi è stata di 1,32°C superiore rispetto a quella del periodo preindustriale superando il precedente record di 1,29°C stabilito da Ottobre 2015 a Settembre 2016. 

Nella prima metà degli ultimi 12 mesi le regioni tropicali del Sud America, dell’Africa e dell’arcipelago malese hanno registrato il maggior numero di giorni con temperature attribuibili al cambiamento climatico. Questi effetti sono stati avvertiti in maniera ancora più impattante nella seconda metà del periodo annuale. In Giamaica, Guatemala e Rwanda le temperature sono aumentate di oltre quattro volte a causa dei cambiamenti climatici. 

La COP

La COP28 si svolgerà in un momento decisivo per quanto riguarda l’azione internazionale sul clima, un momento in cui gli impatti climatici sono innegabili e si manifestano sotto forma di disastri quali incendi, inondazioni, tempeste e siccità senza precedenti a livello globale. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite occorrerebbe fare molto di più per raggiungere gli obiettivi del noto Accordo di Parigi.

In questo scenario, la COP28 si pone come un’opportunità cruciale per portare il mondo verso un percorso più sostenibile, ma procediamo per gradi.

Cos’è la COP?

Si tratta della conferenza delle Nazioni Unite dedicata al cambiamento climatico, conosciuta anche come “Conferenza delle parti” o  “Conference Of the Parties”. Ogni anno, dal 1995, riunisce in un’unica sede leader mondiali, ministri, negoziatori, rappresentanti della società civile, del settore privato, organizzazioni internazionali e media per negoziare e concordare insieme le azioni da intraprendere per affrontare il cambiamento climatico, limitare le emissioni e arrestare il riscaldamento globale. Importante è specificare che le decisioni della COP vengono prese per consenso, dunque, essendo le parti portatrici di diversi interessi, il raggiungimento di un accordo può essere un processo lungo, faticoso e impegnativo. 

I governi dei Paesi partecipanti hanno precedentemente firmato una serie di accordi:  l’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, entrata in vigore nel 1994; il protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005; il già citato Accordo di Parigi, entrato in vigore nel 2016.

Ogni anno la conferenza è ospitata da un Paese diverso. La COP28 si svolgerà negli Emirati Arabi Uniti, più precisamente a Dubai, dal 30 Novembre al 12 Dicembre 2023. Il Paese ospitante nomina un Presidente per svolgere il ruolo di guida durante i colloqui, consultare i governi e le altre parti interessate fungendo da mediatore. Quest’anno i negoziati saranno presieduti dal dottor Sultan al-Jaber, ministro dell’industria e delle tecnologie avanzate degli Emirati Arabi Uniti e amministratore delegato del gruppo Abu Dhabi National Oil Company. La sua posizione all’interno dell’industria dei combustibili fossili sta generando non poche controversie e sollevando preoccupazioni circa l’imparzialità dei negoziati. 

Le edizioni della COP antecedenti al 2015 si sono svolte attorno alle modalità di attuazione dell’Accordo di Parigi, nato in seguito alla ventunesima sessione della COP. L’Accordo ha tre obiettivi principali: mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali; adattarsi ai cambiamenti climatici e costruire dei sistemi che siano resilienti; allineare i flussi finanziari con un percorso verso basse emissioni di gas serra e uno sviluppo resiliente al clima.

Ma perché la COP28 di Dubai è così importante?

L’edizione della COP di quest’anno è fondamentale per diversi motivi. Primo fra tutti, segna la conclusione del primo bilancio globale (GST), un meccanismo che si svolge ogni cinque anni iniziato alla COP26 nel 2021. Lo scopo del GST è quello di valutare i progressi compiuti globalmente verso il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi fornendo indicazioni su come rafforzare l’azione e la cooperazione sui cambiamenti climatici. 

Il GST è costituito da tre componenti. La prima fase si è concentrata sulla raccolta e sulla sintesi delle informazioni relative ai cambiamenti climatici e sull’azione per il clima provenienti da governi, organizzazioni internazionali, istituti di ricerca, organizzazioni della società civile e altre parti interessate. Sulla base del materiale raccolto durante la prima fase, la seconda ha fatto il punto sui progressi compiuti nell’attuazione dell’Accordo di Parigi e ha individuato le opportunità per rafforzare l’azione, il sostegno e la cooperazione internazionale sui cambiamenti climatici. La terza componente è una fase politica in cui i governi discuteranno e prenderanno in considerazione i risultati della fase tecnica del GST e si concluderà proprio alla COP28. 

Data l’urgenza della crisi climatica, è importante che il risultato del GST includa impegni e raccomandazioni per promuovere un’azione climatica che sia ambiziosa. La speranza è che i governi, in occasione della COP28, elaborino una tabella di marcia concreta e serrata per organizzare e accelerare le proprie azioni per il clima.

Altri temi che riceveranno probabilmente molta attenzione, e che potrebbero svolgere il ruolo di protagonisti nelle fasi di negoziazione, sono quelli della transizione energetica e la trasformazione dei sistemi alimentari.

Una particolare attenzione sarà dedicata anche all’adattamento e la costruzione della resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici. I governi devono trovare un accordo su come rendere operativo il principale lascito della COP27: il fondo per le perdite e i danni, istituito come parte di un più ampio sistema di finanziamento. Quando il fondo è stato approvato, sono rimaste irrisolte alcune questioni cruciali: quanto ristretto o ampio dovrebbe essere il suo obiettivo? Quali Paesi dovrebbero essere ammessi al sostegno? Da dove dovrebbe provenire il denaro?

I governi saranno anche chiamati ad adottare un quadro per il raggiungimento dell’obiettivo globale dell’Accordo di Parigi sull’adattamento. L’obiettivo globale è destinato a concentrare gli sforzi dei Paesi per migliorare la capacità di adattamento, rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Tuttavia, l’Accordo di Parigi non fornisce una definizione chiara dell’obiettivo e dal 2015 sono stati fatti pochi progressi per definirlo. 

La speranza è che il nuovo quadro definisca l’obiettivo e offra modi per misurare i progressi verso il suo raggiungimento. Questa chiarezza dovrebbe consentire ai governi e alle organizzazioni competenti di perseguire e misurare i progressi con maggiore attenzione, comparabilità e precisione.