Enea e la “lotta” contro lo spreco alimentare

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La storia di ENEA ha inizio nel 1952 e, ad oggi, la sua missione istituzionale (legge 221/2015) è così descritta: “L’ENEA è l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca, all’innovazione tecnologica e alla prestazione di servizi avanzati alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai cittadini nei settori dell’energia, dell’ambiente e dello sviluppo economico sostenibile (art. 4 Legge 28 dicembre 2015, n. 221)”.

In occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare, ENEA ha lanciato una campagna di sensibilizzazione.

Si tratta di un test semplice e divertente disponibile sui loro canali social che, attraverso poche domande, vuole farci aprire gli occhi sul lo spreco di cibo. Il concetto di base è che tutti possiamo fare la differenza.

La campagna di ENEA parte dall’evidenza che la maggior parte dello spreco alimentare avviene tra le mura domestiche. L’obiettivo è mettere davanti agli occhi a tutti questa problematica e dar vita a un circuito virtuoso coinvolgendo un’ampia platea di soggetti, fino ai singoli consumatori che con le loro azioni possono portare a grandi cambiamenti.

Quando si parla di spreco alimentare bisogna considerare che si tratta di un problema che abbraccia diversi aspetti: è un problema etico, se consideriamo che solo nel nostro Paese ogni anno vengono gettate nell’immondizia oltre 5,1 milioni di tonnellate di cibo; è conseguentemente anche un problema economico, visto che il valore annuale dello spreco alimentare, solo nelle case degli italiani, è di quasi 12 miliardi di euro.

Oltre 3 miliardi di euro vengono invece persi tra le fasi della filiera agroalimentare: i campi, l’industria e la distribuzione. Ultimo, ma di certo non meno importante, è un problema ambientale perché produrre cibo che non sarà consumato porta a sprechi di fonti fossili, largamente impiegate per coltivare, trasportare e processare il cibo. Senza contare il metano prodotto dai rifiuti alimentari quando vengono buttati in discarica. Si calcola che se lo spreco alimentare fosse uno Stato, risulterebbe il terzo produttore di gas serra, dopo Cina e Usa.

Secondo un rapporto del 2020, consegnato durante l’ultima Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare, ci sarebbe una tendenza del 25 percento in meno a sprecare rispetto all’anno precedente nel nostro Paese. Ma anche se le cose inizieranno a cambiare, bisogna continuare a sensibilizzare fino a che un grave problema non si trasformi in una opportunità.

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