Youth4Climate, si conclude il primo “governo dei giovani”
a cura di Alessia Giammarco e Federico Brignacca
Si è avviata verso il termine la Youth4Climate che, stamattina, ha visto la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, del presidente del Consiglio Mario Draghi, il primo ministro inglese Boris Johnson da remoto e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres con un videomessaggio.
Una delle giornate più istituzionali quella che oggi ha visto i giovani ambasciatori presentare i punti più importanti dei lavori dei quattro gruppi.
Appena il Presidente del Consiglio prende la parola alcuni ragazzi nella sala mostrano dei cartelli di protesta e fischiano, ma vengono allontanati dalla polizia.
“Non abbiamo ancora mantenuto le nostre promesse – ammette Draghi – dobbiamo agire più velocemente. La transizione ecologica non è una scelta ma una necessità”.
Più volte nel suo intervento sottolinea l’urgenza degli interventi contro la crisi climatica che i governi del mondo dovranno mettere in atto.
“Abbiamo molto da imparare da voi – dice il premier – che avete una leadership che ci stimola ad agire. Vi garantisco che noi ascolteremo”. E con una promessa ai giovani da tutto il mondo, riuniti al Milano Congressi, che termina il suo intervento.
“I giovani hanno il diritto di non essere contenti” commenta Boris Johnson facendo riferimento alle proteste dei minuti precedenti.
Il primo ministro inglese è sicuro che questo cambiamento sarà possibile e chiede l’aiuto dei giovani. “Aiutate me e tutti noi ad agire” afferma in chiusura.
Anche Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, sottolinea quanto sia importante che i giovani alzino la voce. “I politici devono mantenere le promesse di Parigi – dice – e arrivare ad una neutralità climatica entro il 2030”.
Dopo gli interventi istituzionali c’è stata la presentazione della prima bozza del documento, approvato ieri sera all’unanimità da tutti i giovani delegati, con le priorità di ogni gruppo di lavoro per combattere la crisi climatica.
Tante le proposte sul tavolo: dalla transizione verde e i green jobs alla necessità di trovare soluzioni per i paesi più vulnerabili, ma anche la richiesta accorata da quasi tutti i gruppi di includere i giovani nelle decisioni sui temi relativi al clima.
“Non chiediamo azioni climatiche giuste, ma radicate nella giustizia climatica” dichiara un giovane attivista, che aggiunge “chiediamo l’abolizione dei combustibili fossili entro il 2030 per una transizione giusta”. A queste parole segue un lungo applauso di tutta la platea.
“Non più bla bla bla, ma soluzioni concrete” chiede un gruppo di lavoro che richiama anche la necessità di sostenere le comunità indigene e quelle che hanno problemi sociali ed economici.
I giovani chiedono serietà alle istituzioni ma “nelle prossime settimane – avvisa Cingolani – sarà possibile mettere insieme tutte le proposte e fare un documento unico che racchiuda tutto.
Nella conferenza stampa a cui hanno preso parte il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, il Presidente della COP26 Alok Sharma e la UN Secretary-General’s Youth Envoy Jayathma Wickramanayake, il ministro italiano ha cominciato traendo le somme di quanto è emerso dai confronti avuti dai giovani all’interno dei loro gruppi di lavoro.
Più volte durante i lavori dei delegati è stato sottolineato come non si possa pensare una soluzione contro i cambiamenti climatici senza prendere in considerazione i problemi sociali e di disuguaglianza, sia a livello globale che nazionale. Rimarcando queste posizioni, Cingolani afferma chiaramente che “c’è un problema a livello globale di equità, un problema di giustizia”. Dopo aver ribadito che i quattro testi redatti dai gruppi di lavoro verranno presi in considerazione durante la conferenza di Glasgow, il ministro ha continuato constatando che “i giovani hanno espresso una grande richiesta: essere rappresentati ai tavoli dei decision-makers durante gli eventi. Saranno loro a pagare le conseguenze di questa crisi climatica, è quindi necessario assicurarsi che siano parte dei processi decisionali”. “Penso di poter dire con certezza che questo non sarà l’ultimo evento Youth4Climate, ma il primo di una possibile serie periodica che seguirà le COP. Dobbiamo creare una storia, la storia di giovani che si riuniscono prima della COP per creare un’opinione pubblica, pressione e soluzioni.” Le istituzioni hanno ribadito più volte che si augurano in questo modo di scongiurare il principale timore delle nuove generazioni, che accusano i leader “di alimentare promesse che non diventeranno mai realtà.”
Grande attenzione, durante l’evento Youth4Climate, anche alla necessità di educare le popolazioni al rispetto dell’ambiente. “Abbiamo bisogno di un’educazione globale per la transizione ecologica. Non sarà solo un corso scolastico, sarà diversa tra i diversi Paesi, quindi dobbiamo pensare in grande e fuori dagli schemi, ma l’educazione è stata evidenziata da tutti i delegati come un punto importante nella lotta al cambiamento climatico” ha ricordato Cingolani.
Un altro dei temi principali è stato poi quello dedicato agli aiuti finanziari per i Paesi in via di sviluppo. “L’assistenza finanziaria deve ridurre il divario infrastrutturale, di mezzi, di genere e intergenerazionale”. A tal proposito, Cingolani ha inoltre ricordato come in più occasioni alcuni delegati abbiano riscontrato problemi nel partecipare ai lavori poiché non vi è stata la possibilità di comunicare in una lingua differente dall’inglese. Tuttavia, il ministro non ha citato in questa sede le altre critiche arrivate in particolare modo dai Paesi africani, riguardanti il rischio che le proprie richieste venissero prese meno in considerazione rispetto a quelle degli Stati più ricchi.
“Dicono la verità – afferma Alok Sharma – dobbiamo fare molto di più e più velocemente. Ogni ministro presente si è sentito a disagio quando il messaggio – la verità – è stato consegnato”. È un lavoro sorprendente quello che ha visto i 400 delegati consegnare un documento al giorno di proposte, sulle quali sono tutti d’accordo e hanno dato il loro consenso. “L’accordo internazionale ha 6 anni – ha continuato – e ci sono ancora argomenti chiave che sono stati lasciati da parte. Forse è tempo che i ministri e i leader facciano prendere l’iniziativa ai giovani e che finalmente si raggiunga il consenso”.
In chiusura della conferenza stampa è intervenuta anche la UN Secretary-General’s Youth Envoy Jayathma Wickramanayake, la quale ha sottolineato che molti leader sono soliti parlare di giovani, ma solo pochi li ascoltano. Questo evento è stato un’occasione per un serio dialogo intergenerazionale, nel quale i giovani sono stati davvero ascoltati e presi in considerazione. “Dobbiamo davvero capire la stanchezza dei giovani per il continuo bla bla bla dei politici – ha detto – ma abbiamo bisogno di energie, creatività, esperienza e forza delle nuove generazioni”.
Saranno i prossimi giorni con la Pre-COP qui a Milano a dimostrare se tra l’ordine del giorno dei lavori sarà data realmente voce al mondo giovanile.