Conclusa la PRE-COP26: un piano per Glasgow
Si è giunti alla chiusura della PRE-COP26 tenutasi in questi due giorni a Milano.
Durante la mattinata odierna, i ministri si sono riuniti in una plenaria ministeriale per discutere dei temi e delle proposte da portare alla COP26 di Glasgow. In seguito alla riunione della Coalizione per l’Alta Ambizione, si è tenuta la conferenza stampa cui hanno preso parte il ministro Simon Stiel di Granada, l’inviata per il clima delle Isole Marshall Tina Stege e il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Frans Timmermans.
L’obiettivo principale da portare a Glasgow è contenere entro 1.5°C il riscaldamento globale. “Non ci sono dubbi che questo obiettivo suoni ambizioso, ma è detto dalla scienza che c’è speranza per ciò nel corso del decennio se semplicemente facciamo quanto necessario” afferma Stege. L’inviata delle Isole Marshall chiarisce poi “come faremo? Tutti gli occhi sono puntati sul G20, abbiamo speranza ma la speranza si basa sulle azioni che devono essere decise dai membri del G20”. Tina Stege ha poi concluso il proprio intervento lanciando un messaggio esortativo: “abbiamo bisogno di coraggio, di speranza e dobbiamo continuare a lottare duramente fino agli ultimissimi giorni in Glasgow”.
Stessi toni anche per il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, il quale afferma che “dobbiamo essere ambiziosi. “Ritengo che il primo obiettivo per qualunque forma di governo sia assicurare la sicurezza e assistenza. Oggi, la minaccia maggiore è la combinazione della crisi climatica e della sofferenza causata dalle disuguagliaze” ha affermato, facendo poi riferimento alle catastrofi climatiche abbattutesi non solo su Stati insulari ma anche in Europa. “Stiamo combattendo per la salvezza umana e la crisi climatica è la minaccia maggiore che stiamo affrontando” ha constatato senza mezzi termini Timmermans.
Nel corso del suo intervento, ha inoltre chiarito che non bastano i finanziamenti stanziati degli Stati più ricchi e gli investimenti pubblici, ma che è necessario “coinvolgere il settore privato; deve investire anche nei progetti per la mitigazione, mentre fino ad ora ha investito solo per l’adattamento. Non esiste mitigazione senza adattamento e l’adattamento non ha alcun senso senza la mitigazione”.
Siamo a un punto di non ritorno per il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea: “dobbiamo cambiare e dobbiamo cambiare velocemente, sarà dannatamente difficile; questa è la cattiva notizia. La buona notizia è che, se si ha un piano, può essere possibile”. “Arrivare alla COP26 con un piano” è necessario per ridurre le emissioni, a maggior ragione se a ciò si accompagna la disponibilità ad assumersi le proprie resposabilià e ad agire.
Il ministro di Granada ha invece ribadito come gli sforzi dei Paesi appartenenti al G20, i quali “detengono insieme il 75% della ricchezza mondiale e sono i responsabili dell’80% delle emissioni”, siano necessari per ottenere una risposta efficace al surriscaldamento globale. “In quel gruppo ci sono le risorse, le capità e le responsabilità per portare tutti noi a raggiungere quei 1.5°C in meno” sostiene Stiel. Aggiunge poi che è necessario concentarsi sui prossimi 10 anni piuttosto che pensare a progetti con scadenza nel 2050: “gli anni tra il 2021 e il 2030 determineranno il nostro futuro”.
Finita la conferenza stampa, è intervenuto brevemente John Kerry, inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti d’America per la gestione del clima e delle emergenze climatiche. “La PRE-COP26 è molto utile, dobbiamo dimostrare che siamo tutti pronti a rispettare gli accordi di Parigi” dice Kerry, sottolineando che “scendere molto sotto a un aumento di 2°C non significa ridurla di 1.9°C o 1.7°C, parliamo di almeno 1.5°C. É un obiettivo raggiungibile, lo dice la scienza”. “Non sono le ideologie o la politica, ma il senso comune e la scienza che ci dicono che dobbiamo frontale questi sforzi.
L’inviato speciale statunitense ha poi voluto ribadire come si stia lavorando per “raggiungere un accordo con la Cina. Ma tutti Paesi del G20, grandi e piccoli, debbano fare di più. […] Siamo tutti sulla stessa barca”. Kerry ha poi parlato anche dell’India affermando che il Paese si impegnerà per la riduzione delle emissioni, incrementando anche la propria energia da fonti rinnovabili.
La dichiarazione si è poi conclusa parlando dei fondi da destinare alla transizione ecologica. John Kerry si è detto fiducioso nel fatto che tutti i Paesi manterranno la promessa dei 100 miliardi di fondi a favore dei Paesi in via di sviluppo. Questo sforzo però non basta, “è necessario coinvolgere i privati” e “definire un’agenda finanziaria per dopo il 2025, con un impegno non di miliardi ma di trilioni di dollari, dai 2.6 ai 4, e i privati devono essere coinvolti in questo sforzo. A questo scopo faremo una proposta in collaborazione con il World Economic Forum”.