Ambiente e partecipazione giovanile: il punto di vista del Movimento Giovani per Save the Children
Sempre più spesso i giovani stanno chiedendo di avere una voce nella scelta delle politiche per la tutela dell’ambiente, poiché molti degli effetti del cambiamento climatico si ripercuoteranno sulle future generazioni.
Come Movimento Giovani per Save the Children siamo stati coinvolti in più iniziative per dare il nostro punto di vista sulla salvaguardia del pianeta e su come i giovani partecipano e dialogano con le istituzioni per le politiche ambientali.
A dicembre, come redattori di Change the Future, abbiamo espresso la nostra voce nel Forum Disuguaglianza e Diversità, parlando di ambiente, giustizia climatica e intergenerazionale.
SottoSopra, l’altra anima del Movimento Giovani per Save the Children, ha espresso la sua voce, rappresentata da Giorgia Trotta, alla Conferenza Preparatoria per la Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile che si è tenuta il 3-4 marzo.
Ho quindi voluto aprire un confronto con Giorgia di SottoSopra per capire a che punto siamo nel coinvolgimento dei giovani riguardo le tematiche ambientali in Italia, esprimendo i nostri diversi punti di vista sull’argomento.
Ciao Giorgia, quali sono stati gli step che come SottoSopra vi hanno portato ad interfacciarvi con il Ministero dell’Ambiente?
Tutto è iniziato con un workshop a fine 2019 in preparazione alla Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile, in cui per la prima volta c’è stato un confronto e una consultazione fra istituzioni e organizzazioni giovanili. Questo evento mi ha portato a rappresentare l’Italia alla conferenza di Berlino del 2020, per esprimere la voce dei giovani sul Green Deal e sulle politiche ambientali europee.
Non essendo ferrata sui tecnicismi riguardanti le tematiche ambientali, sono stata inserita nel gruppo sulla Partecipazione e l’Educazione dei giovani nella sostenibilità ambientale.
Ciò che emerso è la necessità di diffondere una cultura della sostenibilità a partire dai giovani in tutta Europa.
Vorrei partire proprio da questa tua esperienza per fare una riflessione: i giovani hanno preso parte a manifestazioni, scioperi, iniziative per smuovere un po’ le acque riguardo queste tematiche. Quello che io noto però è che sono gli adulti quelli che non riescono a capire quanto sia importante agire ora per preservare il nostro futuro; infatti, spesso queste manifestazioni vengono viste come un “capriccio giovanile”.
Nel tavolo di lavoro alla conferenza di Berlino, cosa è emerso rispetto alla sensibilizzazione ed educazione degli adulti?
Secondo me quando si parla di cultura della sostenibilità non ci si deve riferire solo alle scuole. Nella conferenza abbiamo parlato di mezzi come la radio, la musica, lo sport e la cultura in generale come veicolo di diffusione per una maggiore sensibilità verso queste tematiche.
Va introdotto il concetto di sostenibilità in tutti quegli ambiti di svago, tempo libero e lavoro, dove vengono coinvolti gli adulti.
Tu ti sei interfacciata direttamente con il Ministro dell’Ambiente: quali sono le problematiche relative al coinvolgimento giovanile nelle politiche ambientali? Su questo, durante il forum Disuguaglianze e Diversità, ho espresso la mia opinione: attualmente sembra che le istituzioni siano orgogliose del nostro impegno verso l’ambiente, ma effettivamente ci continuano a guardare da lontano senza prenderci in considerazione. Tu sei d’accordo?
Quello che ho notato, ogni volta che si parla di coinvolgimento giovanile, si pensa ai giovani come portatori di aria fresca in maniera incosciente/innocente. Mi spiego meglio: spesso le istituzioni che si interfacciano con i giovani partono già dal presupposto che le loro proposte saranno impossibili da realizzare poiché visionarie e di difficile applicazione.
Quello che penso è che i giovani devono informarsi sempre di più su dati, numeri e questioni riguardanti la tematica ambientale, in modo da essere realmente presi in considerazione dalle istituzioni. In questo modo l’adulto non si trova più davanti la persona “incosciente” con idee innovative, ma giovani che hanno la consapevolezza delle proposte e delle questioni che portano avanti.
Mi viene però spontaneo riflettere su un caso in particolare: Greta Thunberg. Se ci pensi lei ha in mano dati, evidenze scientifiche e consapevolezza in quello che dice, ma viene ancora etichettata come la ragazzina pessimista e catastrofica, per cui non so quanto valga la conoscenza su questi argomenti se a prescindere veniamo etichettati come “ragazzini”.
Inoltre, sempre collegandomi alla figura di Greta, riflettevo sulla potenza e sui limiti dei movimenti dal basso e della società civile in Italia: a volte il Pro di queste associazioni è che sono totalmente democratiche, ma il contro è che mancano punti di riferimento. Attualmente in Italia non abbiamo un portavoce che venga preso a livello di immagine come paladino della lotta ai cambiamenti climatici e che si interfacci direttamente con le istituzioni. Tu che ne pensi?
Penso che Greta sia un punto di riferimento per tutto il mondo, però spesso le critiche che riceve non sono su quello che dice ma sulla persona. Questo è il “contro” di avere un portavoce e una figura di riferimento per la lotta ai cambiamenti climatici: ci sarà sempre qualcuno che avrà sempre da ridire sulla persona in sé, piuttosto che sulle sue convinzioni. Quando ci si interfaccia invece con un gruppo di persone, non ci sarà mai qualcuno che criticherà il gruppo in sé a sfondo personale.
Però, come dicevi tu, a livello di visibilità ci si va a perdere, poiché mancano punti di riferimento.
Come dicevamo prima, i giovani hanno più consapevolezza rispetto agli adulti sulle tematiche ambientali. Ho letto di tantissimi casi, e io mi sento inclusa in questa casistica, di Ecoansia: ansia dovuta alla sfiducia nel futuro. Io, ad esempio, ho cambiato totalmente il mio stile di vita cercando di diventare più sostenibile possibile, ma il pensiero che ho costantemente in testa è che non sto facendo abbastanza, o che i miei sforzi saranno inutili visto che c’è un disinteresse generale.
Com’è cambiata la tua vita da quando sei più consapevole dei problemi ambientali? Pensi che aumentare la consapevolezza nei giovani possa portare anche ad un aumento di ansia e sfiducia?
Detto sinceramente, nonostante ritengo che ognuno di noi debba fare qualcosa, non penso che il singolo possa effettivamente fare la differenza. Ad esempio, non sono d’accordo su chi diventa vegetariano per una questione di sostenibilità ambientale, poiché sono le aziende che dovrebbero prendere provvedimenti, riducendo le emissioni inquinanti. Quindi non vivo personalmente questa ansia verso il futuro, è giusto che ognuno faccia il suo, ma se “dall’alto” non si impongono soluzioni, la nostra sarà solo e sempre una piccolissima goccia nel mare. Credo molto di più all’impatto che possiamo avere come singoli a livello di rete: mi sono battuta con tutte le mie forze per coinvolgere il mio gruppo di amici a non buttare le cicche di sigarette a terra, pur risultando antipatica, ma sicuramente ha avuto i suoi frutti.
Io non sono d’accordo su questo, i dati ci suggeriscono che la seconda causa di emissioni di gas serra sono proprio gli allevamenti intensivi. Se quindi si deve pensare ai futuri passi della società per diventare più sostenibile, sicuramente la transizione alimentare dovrebbe essere una priorità. Purtroppo, però, a livello istituzionale non si fa un gran che da questo punto di vista, per cui ritengo che il singolo debba e possa fare la differenza. A livello comunitario, spesso se dico a qualcuno di essere vegana vengo subito etichettata come la “radicale” per cui è sempre molto difficile e delicato incanalare un discorso su questa questione con il mio gruppo di amici.
Quello che penso è che è fondamentale che ognuno di noi faccia qualcosa, anche un minimo: non servono poche persone che hanno uno stile di vita perfettamente sostenibile, ma tante persone che facciano il loro meglio per attuare dei piccoli cambiamenti.
Ultima domanda: quali sono i prossimi passi verso la COP26 per il coinvolgimento giovanile?
Io, tramite Save the Children, sono stata nuovamente contattata dal Ministero dell’Ambiente per un dialogo e un percorso giovanile verso la COP.
So che come rappresentante non suggerisco azioni concrete, ma il mio ruolo è quello di far notare ai funzionari il punto di vista della nostra generazione. Spero si continui questo dialogo, poiché fino ad ora è stato un fantastico percorso di crescita per SottoSopra e per me.