Myanmar

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di Alessia Giammarco e Valentina Ochner

Intro generale

La Repubblica dell’Unione del Myanmar è uno Stato che si trova in Asia sudorientale. Il nome Myanmar è stato utilizzato come abbreviazione di “Myanma Naingngandaw” fin dall’arrivo dei Mongoli nel XII secolo. Questa denominazione è stata ri adottata ufficialmente solo nel 1989 per imposizione della giunta militare. Precedentemente il Paese si chiamava Burma. Questo nome però si riferiva, secondo la nuova giunta, alla maggioranza Burma ed è quindi stato cambiato per essere più inclusivo.

Geografia

Il Myanmar confina con Bangladesh, India, Cina, Thailandia e Laos, rispettivamente da ovest a est.

In Nord del Paese presenta importanti formazioni montuose che si innestano direttamente nell’Himalaya. Anche a Est è presente una zona montuosa, ma che non gode delle stesse altitudini. A Sud invece si apre un’ampia zona costiera che si affaccia sul Golfo di Bengala e sul Golfo di Martaban.

Il fiume Irrawaddy attraversa l’intero Myanmar da Nord a Sud scendendo dalle montagne al confine con la Cina e dividendo a metà la pianura che caratterizza la parte centrale del Paese.

Storia

L’attuale Birmania è stata abitata a partire dal I sec. a.C. dai Mon del regno di Pyu e fino al IX secolo, quando furono sconfitti dal Regno di Nanzhao.

Nello stesso periodo i bamar migrarono nella valle dell’Irrawaddy fondando il Regno di Pagan, che viene considerato il primo impero birmano.

Dopo le invasioni dei mongoli e il saccheggio degli Shan, nel 1531 i birmani fuggirono per fondare il secondo impero birmano: il Regno di Toungoo la cui caduta sarà causata da una rivolta interna, alimentata dai francesi, duecento anni dopo.

Il terzo impero birmano, invece, nacque lo stesso anno della caduta del precedente ad opera di un capo villaggio in grado di riunificare il Paese.

Durante il XVIII secolo la Cina, preoccupata dalla crescente influenza birmana, fece dei tentativi di invasione, senza successo, ma che comportarono per la Birmania la perdita di controllo delle nuove conquiste nel Siam.

A partire dal 1824, tre guerre anglo-birmane impegnarono il Paese che fu infine conquistato dagli inglesi e annesso all’India britannica. Da questa ottenne l’indipendenza solo nel 1937.

Durante la seconda guerra mondiale il territorio alternò più volte il dominio giapponese e quello britannico, e alla fine del conflitto decise di non diventare membro del Commonwealth.

Seguì un periodo di instabilità politica e nonostante la nazione si fosse autodichiarata una repubblica indipendente nel 1948, nel 1962 il governo democratico venne destituito da un colpo di Stato militare. In seguito, nel 1988 le continue rivolte studentesche provocarono l’istituzione della legge marziale.

Nel 1990 vennero indette le prime elezioni libere, dalle quali uscì vincitore il partito di Aung San Suu Kyi, che venne quasi subito incarcerata per 5 anni per aver chiesto al Consiglio di restaurazione della legge e dell’ordine di Stato di cedere il potere all’assemblea popolare. La leader del NDL verrà liberata definitivamente solo nel 2010.

Nel frattempo la giunta militare ricevette numerose sanzioni internazionali e cercarono di alleviarle indicendo un referendum costituzionale nel 2008 che riservava il 25% dei seggi in Parlamento alle forze armate.

Le nuove elezioni si sono tenute nel 2012, volte ad eleggere solo i 46 posti vacanti in Parlamento, il quale restava comunque a maggioranza militare. Il NDL ha trionfato conquistando 43 dei 46 posti, risultati che si sono poi trasformati in una vittoria schiacciante di Aung San Suu Kyi nel 2015.

Nel 2021 è andato in scena un nuovo colpo di Stato che ha rovesciato il governo e generato numerose proteste.

Forma di governo

Dal 2010, anno della scarcerazione di Aung San Suu Kyi, è iniziato un percorso di ripresa democratica con un Governo “semicivile”, che è stato nuovamente vanificato dall’ultimo golpe militare.

Cultura e religione

In Myanmar la religione più diffusa è la tradizione buddhista theravada, e pare essere praticata da circa l’89% della popolazione, almeno secondo i dati forniti dal governo militare.

Le minoranze cristiane e musulmane sono perseguitate dal governo, il quale ha revocato la cittadinanza ai musulmani rohingya e attaccato minoranze etniche cristiane distruggendo numerosi villaggi.

Economia

La moneta ufficiale del Paese è il Kyat.
A livello economico il Myanmar si posiziona al 70esimo posto per il PIL, ma solo al 155esimo per quanto riguarda il PIL pro capite.

Le esportazioni principali sono i gas di petrolio, per un valore di 6,42 bilioni di dollari, seguiti dai cappotti da donna, il riso, il rame raffinato e i legumi secchi. Gli Stati di destinazione sono per prima la Cina, seguita da Thailandia, Giappone, Germania e Stati Uniti.

Per quanto riguarda le importazioni, invece, i beni degni di maggiore nota sono il petrolio raffinato, apparecchiature di trasmissione e tessuti in cotone sintetico pesante. I Paesi esteri maggiormente coinvolti sono geograficamente vicini, cioè: Cina, Thailandia, Singapore, Indonesia e India.

Top e flop dell’Agenda 2030

Sebbene il Myanmar sia membro delle Nazioni Unite dal 1948, non ha ancora presentato un report completo e univoco circa i propri progressi rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030. Questa mancanza di dati statistici e dichiarazioni politiche è in parte dovuta alla chiusura sul piano internazionale voluta dal regime militare, sebbene non vi siano stati particolari sviluppi nemmeno in seguito alle elezioni del 2010. Tuttavia, è comunque possibile ricavare dati significativi dai documenti prodotti durante le sedute dell’ONU e, in particolare, dal Summit sullo sviluppo sostenibile del 2015.

Top – Goal 1: End poverty in all its forms everywhere

Il Myanmar, secondo i dati precedenti allo scoppio della guerra civile, è riuscito a diminuire significativamente la povertà interna. Infatti, la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà estrema (posta a 1.90$ pro capite al giorno) ha visto un crollo da 5.59% nel 2010 a 0.62 nel 2021. Questa soglia di povertà è applicata solitamente ai “low income countries” e pertanto per Paesi appartenenti alla categoria dei “lower-middle income”, come il Myanmar, è consigliabile tenere conto anche della soglia a loro applicata da Banca Mondiale e ONU, ossia quella dei 3.20$ pro capite al giorno. Questo indicatore, sottolinea come il Myanmar abbia ancora bisogno di migliorare ulteriormente le proprie politiche contro la povertà, dal momento che ancora nel 2021 il 9.73% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. 

Durante il già citato Summit delle Nazioni Unite, il Myanmar ha dichiarato di voler impegnarsi ulteriormente nello sviluppo rurale e nella riduzione della povertà attraverso la promozione di: agricoltura e allevamento su piccola scala; istituti bancari specializzati nella microfinanza, ossia che concedano prodotti finanziari e altri servizi anche a clienti considerati non solvibili dagli istituti tradizionali; sviluppo socio-economico delle campagne e del settore agricolo; protezione ambientale e miglior utilizzo delle risorse naturali e dell’energia da parte del settore primario.

Top – Goal 4: Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all

Il Myanmar registra un miglioramento significativo anche nel campo dell’istruzione, nonostante il completamento dell’obiettivo sia ancora lontano. Nel 2016 il tasso di analfabetismo nella popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni si è attestato attorno al 15.25%. A questa criticità si affianca il basso tasso di completamento della scuola secondaria di primo grado. Infatti, nonostante dal 2000 al 2018 questo indicatore sia passato dal 33.19% al 64.78%, il Myanmar è ancora lontano dal garantire ai suoi cittadini un’istruzione che vada oltre i primissimi anni di scuola. 

Per quanto riguarda il tasso di iscrizione alla scuola primaria, invece, il Myanmar non solo registra un trend positivo come per gli altri indicatori, ma ha anche quasi realizzato l’obiettivo; infatti, la percentuale di bambini iscritti si è progressivamente alzata negli anni tra il 2000 e il 2018, passando 89.73% al 98.05%.

Flop – Goal 15: Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss

Attualmente, l’unico obiettivo in cui il Myanmar sta peggiorando – partendo peraltro da una già grave situazione – è l’SDG circa la tutela della vita sulla terra. La superficie annualmente colpita dalla deforestazione per abitazioni, produzione di legname e agricoltura rappresenta circa il 39% delle foreste nazionali, secondo stime fino al 2018.  Ulteriore fenomeno correlato alla distruzione dell’habitat naturale è l’aumento del rischio d’estinzione delle specie annoverate nella Red List. Questo elenco, creato dall’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha lo scopo di monitorare la conservazione delle specie animali e vegetali sia sulla terraferma che in mari e oceani. Sebbene non sia particolarmente basso, l’indice totalizzato dal Myanmar è in leggero peggioramento, essendo passato da 0.86 nel 2000 a 0.80 nel 2020 su una scala in cui 1 rappresenta il miglior stato di conservazione e 0 il peggiore.

Sebbene il Myanmar abbia affermato che si sarebbe impegnato ulteriormente in favore di uno sviluppo sostenibile e una maggiore tutela dell’ambiente, vi sono ancora diverse criticità nella gestione delle aree significative per la biodiversità. La conservazione sia dei siti terrestri che di quelli d’acqua dolce ha subito infatti una crescita moderata o addirittura nulla: infatti, i primi hanno avuto un aumento dal 12.36% al 24.59% nell’ultimo ventennio, mentre i secondi si mantengono attorno al 27% dal 2004.