Isole Marshall

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di Alessia Giammarco e Valentina Ochner

Introduzione generale

La Repubblica delle Isole Marshall è formata da più di 1200 isole di origine vulcanica al centro dell’Oceano Pacifico. La capitale nominale del Paese è Majuro, ma di fatto gli uffici amministrativi si trovano a Delap-Uliga-Djarrit. 

Il nome di questo Stato deriva da John Marshall, capitano inglese a cui vennero dedicate nel 1788.

Geografia

Le Isole Marshall sono composte dai due arcipelaghi Ratak e Ralik di origine vulcanica, che significano rispettivamente alba e tramonto,situati tra Micronesia a ovest e Kiribati a est.

La superficie delle isole Marshall è di soli 181,3 km², per un totale di 29 atolli e 5 isole, a cui si somma la superficie occupata dalle lagune che è di 11 673 km².

Storia

Le vicende delle Isole Marshall non sono note prima dell’arrivo degli europei nel 1526 prendendo il nome di “Los Pintados” probabilmente riferito alle pitture corporee delle popolazioni indigene. 

La regione venne poi dimenticata totalmente dagli europei fino al 1788 quando vi approdò John Marshall. Successivamente, nel 1874 furono rivendicate dalla Spagna, per entrare poi nelle mire del Reich tedesco. Tra i due contendenti si raggiunse un accordo grazie alla mediazione del papato che sancì che le isole sarebbero diventate protettorato tedesco.

Durante la prima guerra mondiale i due arcipelaghi vennero conquistati dal Giappone che cercò di imporre la sua cultura. Ma già durante la seconda guerra mondiale le isole passarono in mano americana. Durante questo periodo gli invasori condussero diversi test nucleari, di cui è possibile trovare pesanti tracce ancora oggi.

Nel 1979 il Paese ottenne l’indipendenza, con l’entrata in vigore della costituzione.

Forma di governo

La repubblica delle Isole Marshall è una repubblica presidenziale in libera associazione con gli Stati Uniti. Gli organi dello Stato sono 3 e vengono votati ogni 4 anni: il presidente, il parlamento (Nitijela) e il Consiglio degli Iroij (organo collegiale e consultivo).

Cultura e religione

La popolazione è quasi prevalentemente di confessione protestante (82%), ma sono anche presenti delle minoranze cattoliche e di altre professioni religiose.

Economia

Le Isole Marshall basano la maggior parte della loro economia sul turismo, che si concentra prevalentemente nella capitale, nonostante ogni atollo sia fornito di strutture turistiche.

Seconda fonte di reddito e sostentamento è la pesca, che gioca un ruolo importante nelle esportazioni.

Infine le Isole Marshall fanno parte dei paradisi fiscali, grazie all’assenza di norme stringenti sul controllo delle transazioni finanziarie.

Top e flop dell’Agenda 2030

In merito alle Isole Marshall, non sono presenti molti dati per la valutazione dello sviluppo sostenibile nazionale. A tal proposito, il governo si sta attualmente adoperando per raccogliere ulteriori informazioni statistiche in vista del report volontario alle Nazioni Unite, previsto nel 2021.

Top: Goal 17 – Strengthen the means of implementation and revitalize the Global Partnership for Sustainable Development

Nonostante le piccole dimensioni, questo Stato insulare si impegna ormai da diversi anni nel partecipare agli accordi internazionali. A livello regionale, le Isole Marshall aderiscono al Barbados Plan of Action (BPOA) e al Mauritius Strategy of Implementation (MSI). Questi accordi per lo sviluppo sostenibile si uniscono agli impegni presi con la comunità internazionale attraverso la partecipazione all’Accordo di Parigi e all’Agenda 2030. 

Per quanto riguarda la spesa governativa per la salute e l’educazione, le Isole Marshall superano l’obiettivo minimo previsto dalle Nazioni Unite – pari al 15% del Pil – già da diversi anni; infatti, nel 2003 la percentuale di prodotto interno lordo destinata alla spesa pubblica in questi settori era già superiore al 20%. Anche le entrate nette dello Stato, necessarie per gli investimenti nella spesa pubblica, sono aumentate notevolmente negli ultimi anni, passando da 20,79% del Pil nel 2008 a 32.23% nel 2018.

Flop: Goal 9 – Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation

Essendo uno Stato di modeste dimensioni e suddiviso in diversi atolli, le Isole Marshall devono tuttora compiere grandi sforzi per il miglioramento delle proprie infrastrutture e per l’innovazione tecnologica. 

Nonostante le sfide permangano, in questi decenni vi sono stati anche passi avanti, come avvenuto per la possibilità di utilizzare Internet. Infatti, nel 2000 solo l’1,53% della popolazione aveva accesso al web, ma dal 2010 in poi questa percentuale è cresciuta a ritmo sostenuto fino ad arrivare a 38,70% nel 2017. Un ulteriore progresso nel campo dell’innovazione potrebbe essere dato dalla nascita del College of Marshall Islands, università nata nel 1993. Infatti, un polo di ricerca accademica nazionale può favorire la nascita di innovazioni tecniche e scientifiche, parametro questo che attualmente viene misurato dal Sustainable Development Report basandosi sugli articoli accademici di cui lo Stato si è fatto partner. 

Bonus: il fantasma del nucleare

Attualmente, le Isole Marshall non hanno raccolto dati sufficienti per valutare l’andamento di diversi obiettivi di sviluppo sostenibile. Per questo motivo, si è deciso di sostituire il terzo top/flop di questa rubrica con una panoramica più generica, che comprenda spunti di riflessione presi da SDGs diversi ma che insieme possono fornire una panoramica circa il benessere umano e dell’ambiente. 

Dal punto di vista sanitario, durante questo ventennio le Isole Marshall hanno visto una diminuzione della mortalità infantile – scesa da 40.70 su 1.000 nel 2000 a 33.10 nel 2018 – e neonatale – passata da 18.50 su 1.000 nel 2000 a 15.50 nel 2018 -. A questi miglioramenti si contrappone tuttavia un pericoloso aumento dei casi di tubercolosi, che nel 2018 sono risultati essere 434 ogni 100.000 abitanti. 

Il governo si sta mobilitando anche per sviluppare una propria strategia per la gestione dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici e dai loro effetti negativi, primo fra tutti l’innalzamento del livello dei mari. In particolare, nel 2007 è stato stilato il National Action Plan for Disaster Risk Management 2008-2018, che insieme agli impegni presi internazionalmente si propone di favorire lo sviluppo sostenibile del Paese cercando al contempo di limitare i rischi provocati dai cambiamenti climatici.

Nonostante il governo stia implementando soluzioni per salvaguardare sia l’ambiente che la salute dei suoi cittadini, va ricordato che le Isole Marshall devono fare tuttora i conti con le ripercussioni che i test nucleari statunitensi hanno avuto sul territorio nazionale, in particolare sull’Atollo di Bikini. Queste isolette furono infatti teatro dell’operazione Castle Bravo, che culminò nella detonazione di una bomba all’idrogeno di 15 megatoni, potenza pari a circa mille volte quelle di Hiroshima e Nagasaki. Questo test nucleare non è stato un caso isolato: infatti, tra il 1946 e il 1958, gli USA fecero detonare 67 ordigni nucleari nella parte settentrionale delle Isole Marshall. 

Per preparare l’area, il governo dello Stato insulare fece evacuare la zona limitrofa ai luoghi di detonazione. Molti di questi atolli sono rientrati nella soglia di radioattività di sicurezza solo in anni recenti, a più di 60 anni dai test; l’atollo di Bikini rimane invece eccessivamente radioattivo, registrando valori di gran lunga superiori alla soglia dei 100 millimer annui posta dai governi di USA e Isole Marshall.

I test nucleari hanno causato nel corso degli anni gravi danni sia alla popolazione, colpita da un’incidenza di casi tumorali elevata, che al delicato ambiente degli atolli coinvolti, che hanno visto minacciate specie animali sia marine che terrestri. A questi strascichi delle detonazioni si aggiunge ora la minaccia derivante dalla recente dispersione in mare di scorie radioattive. Infatti, la cupola di cemento costruita nel 1980 dagli USA a Runit per contenere i rifiuti radioattivi provocati dai test nucleari si sta crepando, aumentando il rischio di ulteriori contaminazioni.

Sitografia:

https://sustainabledevelopment.un.org/rio20/index.php?page=view&type=6&nr=201&menu=172

https://dashboards.sdgindex.org/profiles/mhl

https://www.focus.it/scienza/scienze/le-isole-marshall-sono-quasi-di-nuovo-abitabili

https://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Marshall