“Lo Sviluppo Sostenibile e il rapporto tra generazioni”: intervista a Enrico Giovannini
di Federico Brignacca e Sofia Torlontano
ASviS lancia un nuovo gruppo di lavoro composto dalle organizzazioni giovanili partner dell’Alleanza sugli Obiettivi dell’Agenda 2030. Change the Future ne è media partner e racconterà quelli che saranno i confronti e le proposte che di volta in volta emergeranno.
Abbiamo avuto l’occasione di intervistare il professor Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, con il quale abbiamo parlato di giustizia intergenerazionale, Sviluppo Sostenibile e, ovviamente del nuovo gruppo di lavoro.
Ci stiamo avvicinando a un anniversario importante per ASviS. Nel 2021, a febbraio, saranno cinque anni dalla sua fondazione. Quale primo bilancio possiamo fare e quali prospettive future?
Il bilancio dei primi cinque anni dell’ASviS è decisamente positivo: quando abbiamo iniziato avevamo solo una settantina di aderenti e sognavamo di riuscire a coinvolgere tutta la società civile. Oggi abbiamo più di trecento organizzazioni partecipanti e l’attività dell’ASviS si è ampliata ai campi dell’educazione, dell’advocacy, del policy making, della formazione e dell’analisi. Siamo diventati, di fatto, un think tank, grazie al coinvolgimento di oltre seicento esperti che operano nei vari gruppi di lavoro dell’Alleanza. Tutto questo per noi però non basta: non vogliamo adagiarci sugli allori, e stiamo facendo una revisione strategica per riuscire a capire come posizionarci in una nuova fase della discussione anche politica. Questo perché i temi dello Sviluppo Sostenibile sono diventati centrali per le istituzioni italiane, grazie al lavoro dell’Unione Europea, alla finanza e al cambiamento delle imprese. Non dobbiamo solo fare advocacy, ma aiutare alla trasformazione del nuovo sistema.
Riteniamo importante il coinvolgimento dei giovani nel dibattito politico e recentemente ASviS ha costituito proprio per questo motivo un nuovo gruppo di lavoro trasversale di organizzazioni giovanili. Perché questa scelta di coinvolgere i giovani e qual è lo scopo del nuovo gruppo di lavoro? Qual è stato il criterio di selezione di questi partner e come può fare un’associazione giovanile per diventare partner ASviS?
Alla fine del 2019, nell’Assemblea ASviS abbiamo riflettuto sulla necessità di coinvolgere l’associazionismo giovanile nelle nostre attività. Lo sviluppo sostenibile ha a che fare con il rapporto tra generazioni: ci era chiaro che l’Italia avrebbe dovuto prendere delle scelte sul futuro molto importanti. Ci siamo allora chiesti “come si fa a disegnare il futuro senza coinvolgere chi poi lo vivrà questo futuro?”. In questi mesi abbiamo collaborato con una serie di organizzazioni che sono state invitate ai nostri eventi (Fridays For Future, European Youth Parlament). A quel punto è venuto naturale coinvolgere le associazioni giovanili dei nostri partner, creando questo nuovo gruppo di lavoro il cui compito è triplice: portare, anche negli altri gruppi di lavoro dell’ASviS, il punto di vista dei giovani in modo sistematico; fare advocacy nel mondo giovanile, che si è mobilitato su determinati temi e ha fatto la differenza, ad esempio nella lotta al cambiamento climatico; elaborare delle metodologie per valutare l’impatto delle politiche tra generazioni, prendendo in considerazione il fatto che “Sviluppo Sostenibile” vuol dire anche giustizia tra generazioni.
Un altro tema molto importante è quello della giustizia intergenerazionale. Riteniamo che le politiche pubbliche debbano essere valutate anche in base all’impatto sulle future generazioni. Da dove partire per definire al meglio una valutazione dell’impatto di queste politiche?
Lo Sviluppo Sostenibile permette alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le future generazioni facciano altrettanto. Il principio etico dello sviluppo sostenibile è proprio quello della giustizia intergenerazionale: questo principio non è in Costituzione, mentre in alcuni paesi europei è stato inserito recentemente. Da questo nascono una serie di conseguenze: la prima è che ogni politica dovrebbe essere valutata in termini di impatto tra generazioni. Naturalmente poi, una volta inserito il principio, bisogna successivamente cambiare le politiche: ci sono approcci usati a livello internazionale che potrebbero essere utilizzati nello stesso modo in cui vengono impiegati oggi gli impatti di genere.
A che punto siamo in Italia con il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 e quanto ha influito il COVID-19 in questo processo? Come si stanno muovendo le istituzioni italiane per realizzare gli obiettivi e quali saranno i prossimi passi di ASviS a livello di advocacy?
Già prima della crisi dovuta alla pandemia l’Italia non era sul sentiero dello Sviluppo Sostenibile. Gli indicatori elaborati dall’Istat e da altri enti, che noi sintetizziamo in 17 indicatori compositi per i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, confermavano questa mancanza. C’erano stati una serie di miglioramenti nel corso degli anni, ma per moltissimi degli obiettivi non eravamo minimamente vicini ai trend necessari per raggiungerli entro il 2030. La crisi è stata disastrosa, non solo per l’Italia ma anche nel resto del mondo. Molti obiettivi sono stati colpiti negativamente dalla crisi: l’aumento della povertà, dei divari di genere e delle disuguaglianze, il peggioramento dell’alimentazione, della salute e dell’istruzione, la caduta del reddito e dell’occupazione.
Non sono certo i leggeri miglioramenti sulle emissioni di gas climalteranti o sulla diminuzione dell’inquinamento dato dal lockdown che possono compensare queste catastrofi. Bisogna ora recuperare il tempo perduto, accelerando ancora di più. È positivo che l’Unione europea abbia scelto l’Agenda 2030 come riferimento delle proprie politiche e che quindi anche il Next Generation EU vada in questa direzione.
Ora si tratta di tradurre tutto ciò in pratica: stiamo spingendo il governo a essere molto più concreto e con la pubblicazione del rapporto ASviS sui territori porteremo a una concretezza ancora maggiore questi obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Le analisi che stiamo svolgendo mostrano che a livello locale il tema sta diventando sempre più centrale per le politiche Regionali e Comunali e sarebbe paradossale se non lo fosse anche per le politiche nazionali.
In chiusura, una condivisione: si parla sempre di futuro, è tutto al futuro, i giovani, gli obiettivi 2030. Ci si dimentica però che il futuro si costruisce dal presente. Pensare al futuro sempre e solo al futuro dimenticando il presente potrebbe rendere tutti gli obiettivi proposti irrealizzabili. Cosa possiamo fare qui e ora per creare un futuro migliore, partendo e incidendo appunto sul presente?
Keynes diceva che “il futuro non è altro che una sequenza di attimi presenti”.
Abbiamo bisogno di sostenere questa accelerazione di cui parlavo prima, perché non abbiamo tempo da perdere. Quello che i giovani possono fare è far sentire ancora più forte la propria voce, come è stato fatto con le manifestazioni sul tema del clima, e farla sentire anche sulle altre dimensioni dell’esistenza che magari sono considerate meno rilevanti.
Antoine de Saint-Exupéry dice che “se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito” e solo in questo modo tutti si metteranno a lavorare in modo coerente e operativo per raggiungere una meta. L’Italia, da questo punto di vista ha sofferto la mancanza di obiettivi, soprattutto quelli riguardanti il futuro. La bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza soffre dell’assenza di una visione proiettata verso il 2030. Ci sono iniziative, come la Rete Giovani 2021, che ha provato a disegnare le azioni da intraprendere, unendo oltre 70 organizzazioni. Questo è quello che oggi serve, far sentire la nostra voce!
Futuranetwork.eu è un sito che abbiamo creato esattamente per parlare del futuro, ed è a disposizione di chi vuole condividere riflessioni su una visione di futuro in modo tale da renderla comune a tutto il paese.