Catastrofi naturali, disuguaglianze e vulnerabilità
Recenti stime indicano che entro il 2050 inondazioni, siccità ed erosione costiera comporteranno costi annuali pari a circa 200 miliardi di dollari, mettendo a rischio 800 milioni di persone in 570 città a causa dell’innalzamento dei mari. Le Nazioni Unite riferiscono che circa il 90% dei disastri è strettamente legato alle condizioni atmosferiche e che il clima è uno dei principali fattori di rischio di disastri.
Gli effetti dei cambiamenti climatici variano in modo significativo da paese a paese, da regione a regione, e nel tempo sono influenzati da un insieme di fattori naturali e umani. Le conseguenze dei cambiamenti climatici colpiscono tutta la popolazione pur non sono distribuite in modo del tutto uniforme. Le ripercussioni sociali di questi eventi sono modellate dalle strutture sociali, dalla loro organizzazione e dal luogo geografico. Inoltre, questi impatti sono più pronunciati nelle regioni urbane fragili.
Un numero sempre più crescente di ricerche, volte ad analizzare le situazioni post-disastro, dimostrano che le persone, anche se vivono nella stessa area geografica, sperimentano i disastri in maniera del tutto diversa. Per alcuni si tratta di piccoli inconvenienti, per altri gli effetti sono a dir poco devastanti. Troppo spesso e in maniera crescente i disastri esacerbano disuguaglianze già persistenti in aree come l’istruzione, le questioni di genere, il reddito, lo status sociale e la disabilità.
Importante è notare come le esperienze legate ai disastri siano modellate esattamente dalle stesse questioni di stratificazione e disuguaglianza che influenzano la vita delle persone durante i periodi di non-catastrofe.
Disuguaglianza e vulnerabilità, quando si parla di catastrofi naturali, sono due facce della stessa medaglia. La disparità di accesso ai servizi, come a finanziamenti e assicurazioni, lascia i soggetti più a rischio esposti alle conseguenze delle catastrofi. Sostanzialmente, chi non ha la possibilità economica di sostenere i costi degli interventi di prevenzione o di riparazione dei danni in seguito a un disastro, si trova più esposto.
Per coloro affetti da disabilità, le barriere non cessano mai di esistere
Gli individui affetti da disabilità non sono un gruppo omogeneo. Comprendono persone con disabilità fisiche, disabilità visive, disabilità dell’udito e disabilità cognitive o psicosociali. Inoltre, persone con disabilità simili possono sperimentare barriere comuni in modi altrettanto diversi, e alcune barriere possono colpire allo stesso modo persone con disabilità molto diverse.
Le persone con disabilità costituiscono il 16% della popolazione mondiale e l’80% risiede nel Sud del mondo, spesso l’area geografica più colpita dai disastri climatici e dalle emergenze sanitarie globali. Sono spesso colpite in modo sproporzionato dai disastri e hanno livelli diversi e diverse capacità di resilienza e recupero. Molti sono socialmente isolati e incontrano numerose barriere nel ricevere segnali di allarme tempestivi e accessibili. Durante la fase di evacuazione, gli ostacoli possono essere causati da percorsi e rifugi inaccessibili. Inoltre, soprattutto in determinate geografiche, una barriera può essere rappresentata dall’accesso a cure mediche, farmaci e cibo adeguati, non solo durante, ma anche dopo i disastri.
In caso di catastrofe naturale, i dispositivi di assistenza (come occhiali, apparecchi acustici o sedie a rotelle) vengono spesso persi o danneggiati. Di conseguenza, le menomazioni possono aggravarsi, rendendo la fuga verso un luogo sicuro non solo ancora più pericolosa, ma anche estremamente traumatica.
Secondo l’UNDRR, l’ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri, Il 71% degli individui affetti da disabilità non ha un piano individuale di preparazione ai disastri e il 13% non ha nessuno che li possa aiutare ad evacuare in caso di disastro. Infatti, solo il 20% ha affermato che in caso di disastro sarebbe capace di evacuare immediatamente in seguito ad un disastro improvviso. Durante il terremoto avvenuto nel Giappone orientale del 2011, ad esempio, le persone con disabilità hanno avuto il doppio della probabilità di perdere la propria vita.
Le persone con disabilità hanno maggiori probabilità di essere lasciate indietro o abbandonate durante l’evacuazione in caso di disastri e conflitti a causa della mancanza di preparazione e pianificazione, nonché di strutture e servizi inaccessibili e sistemi di trasporto efficaci. La maggior parte dei rifugi non sono luoghi facilmente accessibili. Spesso le persone con disabilità vengono addirittura respinte a causa della percezione che necessitino di servizi medici particolarmente costosi e complessi.
Il terremoto di Haiti avvenuto nel gennaio del 2010 e altre recenti situazioni di emergenza hanno attirato particolare attenzione sulla condizione delle persone con disabilità in situazioni di emergenza. In seguito al disastro, 200.000 persone si sono ritrovate a dover convivere con disabilità a lungo termine a causa delle gravi ferite riportate.
Le loro esigenze continuano a essere escluse dai piani di recupero e ricostruzione a lungo termine, perdendo così un’altra opportunità per garantire che le città siano accessibili e resilienti in modo inclusivo soprattutto in ottica di disastri futuri. Proprio per questo è cruciale integrare e considerare la disabilità nelle risposte e nella preparazione alle emergenze, bisogna rendere visibili le questioni relative alla disabilità e alle persone con disabilità nei piani di azione e nelle politiche nazionali e internazionali.
Numerosi quadri politici internazionali sono disponibili per aiutare a guidare l’implementazione di piani che siano inclusivi della disabilità. Tra questi vi sono: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) e l’Accordo sul Cambiamento Climatico di Parigi.
Molto importante a riguardo è anche Il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri 2015-2030, adottato dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, che stabilisce quattro priorità d’azione per guidare lo sviluppo e l’attuazione di politiche sulla riduzione del rischio di catastrofi (DRR) dal 2015-203: la comprensione del rischio di catastrofi, il rafforzamento della governance per gestire il rischio di catastrofi, investire nella riduzione del rischio di catastrofi per la resilienza e migliorare la preparazione alle catastrofi per una risposta efficace.
CREDIT FOTO: Wikipedia – @ryuki_a_g (CC BY 2.1 JP DEED)