Uno sguardo sull’Agenda 2030: intervista a Marina Ponti, direttrice del Global Campaign Center
Durante l’evento alla Fiera del Levante di Bari #insiemepergliSDGs abbiamo avuto l’occasione di intervistare Marina Ponti, direttrice del Global Campaign Center, con la quale abbiamo discusso dell’Agenda 2030, di come comunicare gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile e a che punto ci troviamo nella loro ricezione.
Dopo alcuni anni dell’annuncio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, a che punto siamo?
La pandemia ha avuto un impatto fortissimo sull’avanzamento e sul progresso degli obiettivi. Quest’anno per la prima volta c’è stato un peggioramento degli indicatori di sviluppo umano: istruzione, sanità e reddito. Se da un lato però c’è preoccupazione, dall’altro c’è molto ottimismo perché siamo chiaramente a un momento di svolta dove sia i governi che gli individui si sono fermati e stanno ridisegnando, a tutti i livelli, nuovi modi di far ripartire l’economia, la società, le scuole, le università, il lavoro e la sostenibilità. Paradossalmente da questa sfida, da questa pandemia che ha devastato molte vite e l’economia, vediamo l’opportunità di rimetterci in carreggiata e fare delle azioni forti a favore della sostenibilità e dell’inclusione. Sono ottimista.
Come redazione di Change the Future ci occupiamo di informazione, e in particolare anche di trattare gli obiettivi dell’Agenda 2030. Quale consiglio per comunicare al meglio questi temi e fare in modo che arrivino in modo chiaro al cuore dei giovani?
Uno strumento importante è la creatività, utilizzare le risate, i comici, i fumetti, per far capire che non stiamo trattando temi noiosi, politici o tecnici. Stiamo parlando di reinventarci il mondo dove viviamo e dove vivranno i vostri figli. È un modo di iniziare un cambiamento attraverso azioni quotidiane sulla sostenibilità ma anche sull’inclusione sociale: aprire le porte e incoraggiare al dialogo tutte le parti della società e iniziare questo progetto. Vogliamo un mondo più giusto e più sostenibile.
Come le risulta siano recepiti in questo momento gli Obiettivi 2030 dai giovani ma anche dalle istituzioni e dalle aziende che sono, anche loro, chiamate a rispettarli?
“Sono troppo costosi, idealisti, complessi, difficili” dicevano molti prima del coronavirus. Adesso la pandemia ha semplificato il messaggio. Tutti ora sanno cos’è il Recovery, cos’è un processo per far ripartire l’economia. Ci sono spazi economici e di immaginazione. Noi vogliamo iniziare dal dibattito su come ripartire per farlo nella direzione giusta, che poi ci porterà al conseguimento degli obiettivi. Il messaggio di adesso è “ripartiamo in un modo che sia sostenibile e inclusivo”.
Una fotografia sulla ricezione da parte dell’Italia degli Obiettivi 2030?
La sfida dell’Italia, come di tutti gli altri paesi, sarà quella di riuscire a reagire alla pandemia, ma anche di far ripartire in modo nuovo e diverso l’economia e la società. L’Italia ha un problema in termini di giovani, non ci sono abbastanza risorse per loro e la pandemia ha accentuato questo aspetto. Ha anche un problema sulla scuola che questa situazione emergenziale ha evidenziato in modo chiaro. In questi mesi l’Unione Europea ha messo in campo una quantità di risorse mai viste prima, per cui adesso ci sono: c’è bisogno che ognuno di noi spinga i decisori politici a fare in modo che vengano utilizzate con la consapevolezza di dover dare una svolta nella direzione giusta.