Dall’Agenda 2030 alla questione giovanile: trasmettere un sentimento, cambiare l’esistente
È vero, quando si parla di sfide non si intende mai qualcosa di semplice. E questo 2020 sarà tutto tranne che un anno all’insegna della semplicità. Un inizio turbolento, tra nuove tensioni geopolitiche, razzi e bombardamenti e un proseguimento profondamente segnato dall’accordo sulla Brexit.
Sarà l’anno in cui si svolgeranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti (siamo ancora in piena fase primarie Dem) e anche l’anno nel quale l’Unione europea sarà chiamata a dimostrare la sua reale disponibilità ad avviare una nuova fase economica, sociale e istituzionale, come proposto dalla nuova Commissione Von der Leyen. Un 2020 che metterà sotto pressione tanti governi rispetto agli impegni assunti in base agli accordi di Parigi sulla lotta alla crisi climatica e sull’Agenda 2030.
Il presidente del Parlamento Europeo, l’italiano David Sassoli, ha parlato più volte del New Green Deal europeo, specificando che «se non ripartiamo dal Pianeta non avremo la capacità di indicare una strada per la crescita». Verso la fine di gennaio, Sassoli è intervenuto alla presentazione del Manifesto di Assisi contro la crisi climatica, chiarendo quali dovranno essere le strategie dell’Unione Europea nei prossimi anni. L’Ue, sta cercando di sviluppare un nuovo modello sociale fondato sulla lotta al cambiamento climatico, investendo su un’economia sostenibile, sia dal punto di vista climatico, che dal punto di vista sociale, economico e finanziario.
Per questo l’attuale governo italiano – nato in fondo pochi mesi fa – dovrà dimostrare le proprie capacità, cercando di imprimere una svolta concreta al nostro Paese, confrontandosi con le scelte e le decisioni di Bruxelles, sfruttando tutte le risorse che l’Ue metterà in campo per la transizione giusta, il sostegno all’economia sostenibile e per il taglio agli incentivi dannosi.
In molti considerano altamente improbabile che il 2020 sia l’anno della svolta green: troppe difficoltà strutturali (il fallimento della Cop 26 di Glasgow e il rallentamento della proposta di Green New Deal europeo) e troppe figure politiche contrarie alla transizione ecologica (tra tutti Jair Bolsonaro in Brasile e Donald Trump negli Usa, con la conferma della loro politica energetica e ambientale). Posizioni non in linea, ad esempio, con quelle del Segretario generale dell’Onu António Guterres che ha chiesto un cambio di passo radicale per l’attuazione dell’Agenda 2030.
Ma nel pratico, cos’è l’Agenda 2030? Quali sono gli obiettivi che si pone? E in che modo punta a realizzarli?
L’Agenda 2030, con i diciassette “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” (Sustainable Development Goals – SDGs) esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. In questo modo viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. Nel 2015, circa 195 nazioni hanno concordato di poter cambiare lo status quo delle cose, cercando delle soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone entro il 2030.
I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile e i 169 traguardi che li esplicitano riguardano tutte le dimensioni della vita umana e rappresentano importanti iniziative per lo sviluppo e per il rilancio del Pianeta, tra cui la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico. Le parole d’ordine dell’Agenda rappresentano un piano d’azione concreto che mette sullo stesso livello economia, società e ambiente, aspirando a realizzare un mondo sostenibile in cui nessuno resti indietro. Questi importanti traguardi sono il risultato di oltre due anni di consultazione pubblica e di contatti con la società civile, che hanno prestato particolare attenzione alla voce dei più poveri e dei più vulnerabili.
Ecco l’elenco dei singoli punti che compongono l’Agenda 2030.
- Porre fine alla povertà in tutte le sue forme;
- Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
- Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
- Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;
- Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;
- Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie;
- Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
- Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
- Infrastrutture resistenti, industrializzazione sostenibile e innovazione;
- Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni;
- Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
- Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
- Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;
- Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
- Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre;
- Promuovere società pacifiche e inclusive;
- Rafforzare i mezzi di attuazione degli obiettivi e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Questi punti, che sembrano a primo impatto una sorta di lista della spesa, hanno un significato immenso: sono un programma d’azione per le persone, per il pianeta, per il rafforzamento della pace attraverso la libertà. 17 righe, interconnesse e indivisibili, che bilanciano quelle che sono le aree di importanza cruciale per l’umanità tutta.
Per prima cosa, infatti, vengono le persone, alle quali va assicurata la possibilità di realizzarsi con dignità ed uguaglianza. Successivamente, ma non in secondo piano, la determinazione nel voler proteggere la Terra, adottando misure urgenti riguardo il cambiamento climatico. Imprescindibile la pace. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza società pacifiche, giuste ed inclusive. E, infine, una forte collaborazione globale, con la partecipazione di tutti i Paesi e di tutte le parti in cause.
Oltre il tema dell’Agenda 2030 non è facile trarre delle conclusioni, tantomeno dare delle risposte precise ai temi sopraelencati. Sorgono numerose domande e infiniti dubbi. Riusciremo davvero a raggiungere questi obiettivi? L’agenda è davvero realizzabile? In che modo possiamo agire nel Presente, per il Futuro che vogliamo determinare?
Viviamo in un mondo – per questo siamo chiamati ad agire e per questo noi changers non resteremo con le mani in mano, indifferenti, ma parteggeremo con tutte le nostre forze – in cui miliardi di nostri concittadini continuano a vivere nella povertà assoluta, privati di una vita dignitosa. Un mondo, in cui crescono le disuguaglianze e l’odio, in cui le disparità di genere sono all’ordine del giorno. Un pianeta che vede crescere la disoccupazione giovanile, la precarietà, lo sfruttamento e che subisce in maniera incontrovertibile le conseguenze del cambiamento climatico. Infatti – come è stato già scritto – l’aumento della temperatura globale, l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai, stanno mettendo a repentaglio la sopravvivenza dei sistemi di supporto biologico e di conseguenza la vita di tutti.
Non è fantascienza dire che tutti quanti noi, compreso tu che stai leggendo questo articolo e che sei arrivato fino a qui, siamo l’ultima vera grande speranza per salvare il nostro pianeta. Questo articolo, che non tocca approfonditamente tutti i punti dell’Agenda ma li sfiora in modo che si comprenda il messaggio, è un invito ad agire, a prendere coscienza della situazione, a mettersi in gioco, a lottare per cambiare. Uniti – in questo scontro generazionale che vede contrapposti Loro, i potenti che detengono tutto e che pur di avere tutto hanno distrutto, e Noi, chiamati a prendere la vita tra le mani ed a organizzarci – possiamo far capire che la risposta alla crisi climatica deve essere una trasformazione totale, soprattutto nell’immaginario collettivo. È stato, e sarà, un conflitto tra chi è apparentemente senza potere, come noi agenti critici di cambiamento, e chi è apparentemente molto potente. Ma questo non ci deve fermare. Perché, come dice Plutarco, siamo fiaccole da accendere e non vasi da riempire. Perché uniti si agisce per cambiare. Perché uniti si trasmette il sentimento per cambiare l’esistente.